
C’è aria di protesta in una scuola primaria del Trevigiano per un presunto caso di bullismo che sta scuotendo un intero istituto. Un gruppo di genitori (non tutti hanno aderito), esasperati dalla situazione, si è riunito davanti all'ingresso della scuola per manifestare il proprio dissenso, lanciando un vero ultimatum: se le cose non cambiano, non manderanno più i figli a scuola.
L'atmosfera, a loro dire, come riporta il 'Corriere del Veneto', è diventata insostenibile a causa dei comportamenti, definiti "turbolenti" e a volte violenti, di un alunno nei confronti degli altri bambini. La situazione sarebbe talmente tesa da aver già causato episodi spiacevoli, inclusa un’insegnante finita al Pronto Soccorso.
Davanti ai cancelli della scuola, le famiglie presenti hanno sventolato cartelli con messaggi come: “Il bullismo non insegna, segna” e “Scuola serena per tutti”. Una mossa forte in un contesto in cui denunciano l'immobilismo delle istituzioni.
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I motivi della protesta
Le ragioni che hanno spinto i genitori fino a questo punto è “dettata dai timori per l’incolumità dei bambini”. Secondo i manifestanti, i loro figli sarebbero “vittime di un clima di continua e costante violenza verbale e psicologica”. E non solo: “In qualche caso già sfociata in violenze fisiche, anche contro un bimbo con delle fragilità. Tutto questo in un contesto scolastico”.
La protesta è rivolta alla stessa scuola e al Comune, per la gestione superficiale del caso e i mancati interventi, nonostante siano tutti al corrente della situazione. Qualcuno, a questo punto, invoca persino l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
I genitori, però, hanno voluto difendere le insegnanti, affermando di dare loro “atto di fare ogni sforzo possibile per proteggere i nostri figli”.
L'obiettivo è far sentire la propria voce e ottenere una soluzione definitiva. Intanto, la famiglia del piccolo coinvolto sembrerebbe minimizzare i fatti, aggiungendo ulteriore frustrazione nei genitori delle sue "vittime".
Incontri su incontri, ma nulla cambia in classe
La situazione non è certo nuova. I genitori lamentano che negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi incontri, formali e informali, con Comune, Provincia e Regione. Che avrebbero portato a un nulla di fatto. A loro dire, “non abbiamo raccolto altro che generici inviti a stare tranquilli, oppure rimandi ad altri organi di ordine superiore che si starebbero occupando del caso senza però poter sapere quali siano e in che direzione si stiano muovendo”. Da qui, la decisione di manifestare e di ritirare i figli da scuola.
L’Assessore all’Istruzione del Comune, tuttavia, assicura che le istituzioni si sono mosse in diverse direzioni fin dal maggio 2025: “Siamo stati investiti di questo caso dall’ex preside nel maggio 2025 e ci siamo attivati in tutti i modi. In primo luogo siamo in costante contatto con i genitori, con almeno una telefonata alla settimana, poi abbiamo avviato un progetto con la scuola che ha messo a disposizione due educatori speciali per due ore due volte alla settimana, per seguire il buon andamento delle dinamiche di classe”.
L'assessore ha poi concluso: “Noi interveniamo dove possiamo, con i mezzi che abbiamo a disposizione”.
L'avvocato: "Non si cercano colpevoli, ma risposte"
Non fidandosi più delle promesse, ora i genitori hanno deciso di affidarsi a un legale. La protesta, tra l'altro, è arrivata proprio nei giorni in cui il progetto educativo del Comune stava per essere avviato. I genitori “continuano imperterriti nella loro battaglia, convinti che non si stia facendo abbastanza, e si sono rivolti all’avvocato Luisa Pola”, ha riferito l'Assessore.
L'avvocato delle famiglie ha confermato, ma ha subito chiarito l'intento dei suoi assistiti: “I genitori si sono rivolti a me non perché io trovi un colpevole, qui non si parla né di colpevoli né di vittime”.
L'obiettivo è ben più profondo: “Si tratta di dinamiche difficili che stanno arrecando grossi danni ai bambini dei genitori che assisto. Si sono rivolti a me perché mi interfacci con le istituzioni, non cercano responsabilità, sanno che il problema coinvolge tutti”.
Il legale ha portato le istanze delle famiglie all'attenzione anche degli Uffici scolastici provinciale e regionale e alla dirigenza della scuola, ma per ora la richiesta non sarebbe stata accolta.
Nonostante il Comune abbia messo in campo delle risorse, e le maestre siano state eccezionali, questo “impegno non basta, non è ancora arrivata una risposta al problema e i bambini soffrono”, ha concluso l'avvocato, sottolineando come sia una questione di integrazione e dinamiche.