
In un piccolo comune in provincia di Latina, la comunità si è stretta attorno alla famiglia di Paolo, un ragazzo di 14 anni che si suicidato la mattina dell'11 settembre, poche ore prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Nel cimitero, qualche mazzo di fiori bianchi e un solo compagno di classe.
Paolo sarebbe dovuto tornare a scuola dopo le vacanze estive. Invece, il padre lo ha trovato impiccato nella sua stanza, con la corda di una trottola. Aveva provato a svegliarlo più volte, senza ricevere risposta. Avrebbe compiuto 15 anni a novembre.
Indice
- Anni di insulti e derisioni
- La famiglia punta il dito contro la scuola
- Indagini in corso e materiale sequestrato
- Quel messaggio nella chat di classe
- Scuola sotto osservazione: partono le ispezioni
- Bullismo a scuola: cosa fare quando succede
- Bullismo: quando chiamare la Polizia
- La scuola è obbligata a intervenire
Anni di insulti e derisioni
Secondo quanto denunciato dai familiari, Paolo era da tempo vittima di bullismo. I compagni lo prendevano di mira per i capelli lunghi e per i suoi interessi: la musica, la pesca, la cucina. Veniva chiamato "Paoletta", "femminuccia", "Nino D'Angelo".
Questi alcuni messaggi trovati sul suo telefono: "Tua madre è una t...", "Ti metto le palle in testa". Alla fine, aveva deciso di tagliarsi i capelli.
La famiglia punta il dito contro la scuola
Il fratello maggiore, Ivan Roberto, ha scritto una lettera indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.
"Chiedo che la morte di mio fratello e delle altre vittime non venga relegata nell’ombra e che vengano adottati con urgenza provvedimenti concreti e incisivi per contrastare il fenomeno del bullismo nelle scuole italiane. È indispensabile promuovere una cultura della prevenzione, della responsabilità e del rispetto, affinché nessun altro ragazzo o ragazza sia costretto a subire violenze psicologiche o fisiche tali da spingerlo a gesti estremi", scrive, come riporta 'La Repubblica'.
La famiglia ritiene che la scuola non abbia fatto abbastanza per cogliere i segnali di disagio. "Per aiutare il nostro Paolo non è stato fatto nulla", dichiarano.
Indagini in corso e materiale sequestrato
La Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. I carabinieri di Formia hanno sequestrato il cellulare di Paolo, la console Xbox e i telefoni di alcuni compagni di scuola.
Gli inquirenti stanno analizzando le conversazioni e i contenuti multimediali alla ricerca di elementi che possano confermare la ricostruzione della famiglia. Alcune vecchie denunce per episodi di bullismo, presentate dai genitori quando Paolo frequentava le scuole medie ed elementari, sono ora al vaglio degli investigatori.
Quel messaggio nella chat di classe
Poche ore prima del gesto, Paolo avrebbe scritto un messaggio nella chat della classe: "Conservatemi un posto in prima fila". Una frase che assume un peso drammatico alla luce di quanto accaduto.
Scuola sotto osservazione: partono le ispezioni
Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha disposto due ispezioni: una presso l'istituto frequentato da Paolo, e l'altra negli istituti scolastici frequentati in precedenza.
Il ragazzo aveva infatti cambiato due scuole medie prima di arrivare alle superiori. Le verifiche dovranno stabilire se gli episodi di bullismo fossero noti ai docenti, se il disagio fosse stato intercettato e se fossero state attivate le misure previste dalla normativa vigente.
Bullismo a scuola: cosa fare quando succede
Ricordiamo che, secondo le linee guida del Ministero dell’Istruzione e del Merito in materia, se la persona coinvolta da sospetti casi di bullismo mostra segnali di disagio, ansia, isolamento, cambi d’umore, rifiuto della scuola, è il momento di attivare i servizi del territorio.
I genitori possono rivolgersi agli spazi adolescenti dei consultori familiari, ai servizi di neuropsichiatria infantile o ai centri specializzati nel trattamento del disagio giovanile. In alcuni casi è utile anche un supporto psicologico o un percorso di mediazione tra studenti e famiglie.
Bullismo: quando chiamare la Polizia
E in caso di minacce, insulti gravi, diffusione di contenuti offensivi, furti di identità digitale, per arginare il bullismo, ci si può rivolgere agli uffici preposti delle Forze dell’Ordine:
- Compartimenti di Polizia postale e delle Comunicazioni
- Commissariati di Polizia
- Comandi dei Carabinieri
- Oppure attraverso il Commissariato online
La scuola è obbligata a intervenire
Con l’entrata in vigore della legge 70/2024, poi, la scuola ha precisi obblighi in caso di bullismo accertato. Tra questi: avvisare le famiglie degli studenti coinvolti, attivare percorsi educativi, e, se la condotta si ripete, segnalare tutto alle autorità competenti. Niente più silenzi. Ogni istituto deve avere un Team antibullismo, un referente e un protocollo d’intervento.