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aula di mediazione a scuola per risolvere i conflittiNote e sospensioni, in futuro non così lontano, saranno destinate a scomparire? Difficile dire se avverrà davvero in tutte le scuole. Per il momento è quello che sta tentando di fare un istituto del Nord Italia che, per risolvere le questioni interne, al posto delle tradizionali sanzioni ha introdotto la cosiddetta "aula di mediazione".

L’iniziativa arriva da Treviso, più nello specifico dall’Istituto statale Fabio Besta.
Qui, infatti, una stanza della scuola è stata appunto dedicata alla risoluzione dei conflitti tramite l’ausilio di studenti mediatori. Vediamo meglio di che si tratta.

Aula di mediazione: com'è nata e come funziona

Perché, oltre a riservare uno spazio ad hoc, l'istituto ha anche formato dei ragazzi per mostrare loro i migliori sistemi pacifici per far tornare il sereno tra i loro colleghi. Questi "mediatori" interverranno con delle attività specifiche, al fine di far comprendere ai litiganti i rispettivi punti di vista e giungere così a una risoluzione del conflitto. Si tratta quindi di un’interessante alternativa ai tradizionali metodi di sanzione, adottati dalla scuola e dal corpo docenti.

Come riportato da Il Sole 24 Ore, è la vice preside Paola Ghiringhelli a spiegare il progetto: “Nato in co-progettazione con l'associazione ‘La voce’ il progetto ha come focus quello di gestire la mediazione dei conflitti che possono nascere all'interno delle classi. Soprattutto nel periodo post pandemia, si sono visti conflitti nati per banalità, causati dalla mancanza di socializzazione nei ragazzi che tendono ad essere più irrequieti, meno solidali. La mediazione dei conflitti viene agita da ‘studenti mediatori’ che lo scorso anno, insieme ad alcuni docenti, sono stati formati proprio nelle tecniche della mediazione.

“Lunedì”, continua la vice preside, “è stata inaugurata l'aula di mediazione, come spazio fisico in cui i ragazzi mediatori possono incontrare le parti che confliggono tra di loro e portarle con il ragionamento e con alcune tecniche che sono state loro insegnate a trovare un accordo o comunque a cercare di dirimere le controversie tra i ragazzi”.

L’iniziativa però non è una prerogativa esclusiva dell’Istituto statale Fabio Besta, ma è stata già sperimentata da altre scuole. “Non siamo noi i primi artefici di tutto questo. È stato fatto un progetto di diversi anni in Spagna, che ha portato a una diminuzione delle sanzioni disciplinari, praticamente ad azzerarle nel giro di quattro cinque anni. Perché, naturalmente, la cultura della mediazione dei conflitti e la cultura della giustizia riparativa vanno diffusi all'interno della scuola”.

Aula di mediazione: “Fa ragionare i ragazzi e li fa cambiare”

Ghiringelli ha piena fiducia nel progetto: “Adesso noi abbiamo formato 8 studenti e una quindicina di docenti, però è chiaro che con una popolazione di 930 studenti va un diffusa quindi ci vuole qualche anno. Ma sicuramente dà risultati”.

Questo perché le sanzioni disciplinari tradizionalmente adottate dagli insegnanti vengono intese dagli alunni come una semplice azione punitiva, senza avere l'opportunità di cogliere gli intenti educativi che ci sono a monte. Questo vuol dire che la sanzione “non produce nessun cambiamento negli studenti. Invece, agire con la mediazione dei conflitti, soprattutto perché agìta da ragazzi della loro età, che si mettono attorno a un tavolo con i confliggenti, cercando di far capire le rispettive ragioni e reazioni, dove ci può essere il punto di accordo, facendo ragionare i ragazzi e contribuendo a farle diventare persone meno conflittuali e più solidali. L'ultimo anno mezzo”, dice la vice preside, “lo abbiamo passato a formare studenti e docenti, ora la camera di mediazione è aperta, quindi il prossimo conflitto che avremo vedremo di risolverlo in questo modo invece che con sanzioni disciplinari”.

La formazione di cui parla la vice preside ha coinvolto le classi seconde, terze e quarte: 25 ore per gli studenti e 30 per i docenti. “Al momento abbiamo formato 8 mediatori e quest'anno ne verranno formati degli altri. Crediamo molto in questo progetto, perché dove è stato applicato ha dato dei frutti significativi come cambiamento culturale dei ragazzi. Il fatto di accedere alla mediazione o essere mediatori loro stessi li ha fatti riflettere. Speriamo sia una cosa a cascata. Sicuramente è un progetto innovativo”.