
A pochi giorni dalla scoperta delle due baby prostitute dei Parioli di Roma, da Milano arriva la notizia di altre 8 giovani minorenni che si prostituivano nei bagni delle proprie scuole in cambio di regali e oggetti da parte dei propri compagni.
E sembra che ce ne siano tante altre coinvolte in questo tipo di baratto, ma i loro volti non ancora sono stati individuati. Quello che doveva restare un caso isolato, appare oggi un fenomeno ben più esteso nel nostro Paese. L’allarme scatta, infatti, anche a L’Aquila.LE “RAGAZZE DOCCIA” - Così le chiamano, le giovani studentesse di età compresa tra i 14 e i 16 anni, tutte rigorosamente provenienti da famiglie benestanti, che si prostituivano nei bagni delle proprie scuole in cambio di regali. E’ stata l’equipe del prof. Luca Bernardo, direttore del reparto di pediatria del Fatebenefratelli di Milano, a fare luce su questo grave e allarmante fenomeno. Finora in 8 sono riuscite, grazie ad un percorso di assistenza medica che ha toccato anche altre delicate tematiche, quali il bullismo e la droga, a riconoscere di essere coinvolte in questo sistema di baby prostituzione. Tuttavia, molto probabilmente, per loro si trattava di niente di più che un gioco: il tutto infatti avveniva all’interno di scuole private del cuore milanese, come è stato accertato dai medici, attraverso scambi di messaggini che rappresentavano, però, vere e proprie contrattazioni. E sembra che alcuni ragazzi più grandi si stessero già attivando per diventare procacciatori di clienti. Il che significa che c’era il rischio che anche gli adulti potessero alimentare tale fenomeno.
A L’AQUILA PROSTITUTE IN CAMBIO DI RICARICHE TELEFONICHE - L’allarme è squillato anche a L’Aquila dove è stato il vescovo Giovanni D’Ercole a riferire di essere stato informato da un medico dell’ospedale locale, della presenza di giovani adolescenti in grado di mercificare il proprio corpo in cambio di ricariche telefoniche. Ora la Procura ha avviato un’inchiesta per verificare l’effettiva presenza del fenomeno di baby prostituzione.
ALLARME SESSO: SE NON È PROSTITUZIONE È SEXTING - E se la baby prostituzione interessa un numero esiguo di adolescenti, il fenomeno del sexting, invece, trova piede ormai da anni tra i giovanissimi e comporta non pochi pericoli. Secondo un'indagine Eurispes Telefono Azzurro circa l'8,6% dei teenager tra i 12 e i 15 anni, e il 17.4% di quelli tra 16 e 18 anni è avvezzo a tale pratica. Fra le motivazioni che, tuttavia, inducono a partecipare a questo sistema il denaro o le ricariche telefoniche riguardano solo il 3%. Si tratta dell’abitudine di inviare messaggini o video dai contenuti sessuali tramite cellulare, mms, o chat. Nella maggior parte dei casi tale pratica viene considerata dai giovanissimi un vero e proprio gioco. Non si valutano i rischi che si corrono, come il fatto che spesso e volentieri i video inviati ad una singola persona possono diffondersi poi in maniera incontrollata creando danni irreversibili.
VOI CHE NE PENSATE? - Ma questi fenomeni sono davvero gravi come sembra, o sono i media a costruirci intorno notizie dalla risonanza amplificata? Sono diversi gli adolescenti che hanno una percezione molto leggera di questa realtà, considerando tutto un gioco, uno scherzo, una pratica goliardica. Eppure spesso si tratta tutt’altro. Il caso di Roma ha condotto dietro le sbarre cinque persone condannate per violenza sessuale. Anche le otto giovanissime “ragazze-doccia” di Milano stavano correndo il pericolo di finire nella rete dello sfruttamento da parte degli adulti. Ma il fenomeno è davvero così dilagante o, secondo voi, sono i media ad ampliarlo?
Margherita Paolini