Serena Rosticci
di Serena Rosticci
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sexting a scuola

Qualche giorno fa, alcune studentesse di una scuola media lombarda si sono fatte fotografare in atteggiamenti osceni da un loro compagno di scuola. Ma la storia non finisce qui: lo stesso ragazzo, autore degli scatti, ha poi provveduto a caricare le foto su un sito web creato da lui grazie alla connessione internet della biblioteca comunale che, in teoria, avrebbe dovuto garantirgli l’anonimato.

Fortunatamente non è stato così. Infatti, la polizia postale, dopo aver individuato il sito e fatto alcuni accertamenti, è riuscita a risalire al 14enne e ad oscurare immediatamente il suo lavoro.

ADORO FARE SEXTING – Questa storia, insieme a quella della ragazzina di 10 anni che ha pubblicato le sue foto osè su Facebook, va ad inserirsi nelle centinaia di episodi di Sexting, l’invio di immagini sessualmente esplicite o di testi inerenti al sesso attraverso mezzi informatici. Infatti, come dichiarato dalla polizia postale, “oggi il sexting è molto diffuso fra i giovani, con scambi di foto e video a sfondo sessuale spesso realizzati con i cellulari, e poi diffusi in internet. Ma sono comportamenti penalmente illeciti: reati di pornografia minorile”.

CI RIMETTO LA VITA – Essere accusati di pornografia minorile è una cosa molto grave, ma ancora più gravi sono le sue conseguenze. Infatti, i ragazzi che di solito praticano il Sexting, lo fanno presi dal momento, senza pensare a quello che dovranno affrontare dopo. E con “dopo” non intendo solamente il passaggio di giorni e mesi. Parlo di anni, di quando quei ragazzi cresceranno e vorranno formarsi delle famiglie oppure, semplicemente, trovarsi un impiego. Cosa penserebbe, infatti, un datore di lavoro se, cercando su Google il nome di un candidato, trovasse tra i primi risultati delle immagini pornografiche?

E tu sei a conoscenza di qualche tuo compagno che pratica Sexting?

Serena Rosticci