Concetti Chiave
- Per millenni, gli esseri umani hanno vissuto in equilibrio con la natura, raccogliendo e cacciando senza alterare l'ambiente.
- La scoperta dell'agricoltura segna un passaggio cruciale, con l'uomo che inizia a trasformare l'ambiente per soddisfare le proprie esigenze.
- L'industrializzazione del XIX secolo intensifica lo sfruttamento delle risorse, causando gravi danni ambientali e inquinamento.
- Il progresso tecnologico e medico aumenta la popolazione mondiale, portando a un incremento dei consumi e dei rifiuti.
- La consapevolezza dell'ecologia emerge nel XIX secolo, ma solo nel Novecento si riconosce la necessità di preservare le risorse per il futuro.
L'uomo e la Natura
Per millenni gli esseri umani hanno provveduto al proprio sostenimento cibandosi dei frutti offerti spontaneamente dalla natura,senza impegnarsi in vere e proprie attività produttive. Quando i beni di cui avevano bisogno per nutrirsi scarseggiavano,gli uomini e le donne si spostavano in zone più ricche di frutti da raccogliere e di animali da cacciare. Il numero degli abitanti della Terra è stato a lungo abbastanza esiguo e i nostri antenati hanno avuto sull'ambiente circostante un'(influenza) molto limitata.
La scoperta dell'agricoltura,avvenuta circa settemila anni prima della nascita di Cristo,segna il passaggio da un rapporto "passivo" con l'ambiente,in base al quale si attende che la natura riproduca quanto le è stato sottratto,a un'utilizzazione di tipo "conservativo", in cui gli esseri umani intervengono direttamente nei processi di produzione dei beni di cui servono. L'uomo comincia,allora,a operare una serie di trasformazione dell'ambiente naturale per renderlo adatto alle proprie esigenze. Si abbattono i boschi per guadagnare terra coltivabile e per costruirvi le case, si canalizzano le acque dei fiumi per assicurare l'irrigazione dei terreni,si costruiscono argini e dighe per difendere dalle inondazioni campi e abitazioni. Col passare del tempo l'uomo affina la propria,innata,inventiva,e si dota di strumenti sempre più sofisticati per inserirsi nei cicli naturali:sfrutta la forza del vento per azionare i mulini,utilizza bacini artificiali per raccogliere l'acqua durante i periodi di siccità,rende i pianeggianti terreni collinosi e così via. La trasformazione del territorio prosegue ininterrottamente nel corso dei secoli. Tuttavia,prima della rivoluzione industriale le modificazioni subite dall'ambiente non sono ancora tali da danneggiare in maniera irreparabile l'equilibrio naturale del pianeta. A partire dall'Ottocento,invece,si innesca un meccanismo di intenso sfruttamento delle risorse,che,nel giro di qualche decennio,conduce a effetti devastanti. L'introduzione delle macchine nei processi produttivi,infatti,che velocizza i tempi di fabbricazione delle merci,richiede l'utilizzo di ingenti quantità di materie prime ed energie la cui trasformazione immette nell'ambiente sostanze altamente inquinanti. La necessità di collegare tra loro luoghi distanti,per agevolare gli scambi e la transizioni commerciali,impone un ampio uso dei mezzi di trasporto e,di conseguenza,porta alla distruzione di boschi e alla perforazione di montagne per favorire la costruzione di strade e ferrovie.Le campagne si spopolano ed enormi masse di persone si concentrano nelle città per avvicinarsi alle fabbriche,le cui ciminiere stravolgono il paesaggio.Il progresso scientifico e tecnologico favorisce anche lo sviluppo della medicina,che,insieme al generale miglioramento delle condizioni igieniche,permette gradualmente di sconfiggere epidemie mortali e di allungare la durata della vita media. Ne consegue una rapida crescita demografica e un relativo aumento dei consumi e dei rifiuti. Fra il 1800 e il 1900 la popolazione mondiale raddoppia,fra il 1900 e il 1960 gli abitanti della Terra passano da uno a tre miliardi.Oggi il pianeta è popolato da sei miliardi di persone e si stima che intorno al 2050 verranno raggiunti i dieci miliardi. Le vistose modificazioni ambientali fanno emergere,già nel XIX secolo,la necessità di comprendere i meccanismi che regolano i rapporti degli organismi viventi fra loro e con l'ambiente.
Nel 1866 il biologo tedesco Ernst Haeckel conia il termine ecologia per indicare una nuova scienza,preposta allo studio delle relazioni fra gli animali,le piante e il territorio,oltre che a individuare i problemi derivanti dalle attività umane e a suggerire le possibili soluzioni.Ma è solo nella seconda metà del Novecento che si prende realmente coscienza della limitatezza delle risorse naturali,molte delle quali, una volta consumate,non hanno la capacità di rigenerarsi.Sfruttarle in maniera incontrollata significa,quindi,pregiudicarne le disponibilità alle generazioni future.L'allarme sui seri rischi corsi dall'umanità è stato lanciato,dunque da decenni,ma la Terra aspetta ancora di essere salvata.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il cambiamento principale nel rapporto tra l'uomo e la natura con la scoperta dell'agricoltura?
- Quali sono stati gli effetti della rivoluzione industriale sull'ambiente?
- Come ha influenzato il progresso scientifico e tecnologico la crescita demografica?
- Quando è stato coniato il termine "ecologia" e da chi?
- Qual è la consapevolezza emersa nella seconda metà del Novecento riguardo alle risorse naturali?
La scoperta dell'agricoltura ha segnato il passaggio da un rapporto "passivo" a uno "conservativo" con l'ambiente, dove gli esseri umani iniziano a intervenire direttamente nei processi di produzione.
La rivoluzione industriale ha innescato un intenso sfruttamento delle risorse, portando a effetti devastanti come l'inquinamento e la distruzione di boschi per costruire infrastrutture.
Il progresso scientifico e tecnologico ha migliorato la medicina e le condizioni igieniche, permettendo di sconfiggere epidemie e allungare la vita media, portando a una rapida crescita demografica.
Il termine "ecologia" è stato coniato nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Haeckel per indicare lo studio delle relazioni tra gli organismi viventi e l'ambiente.
Nella seconda metà del Novecento si è presa coscienza della limitatezza delle risorse naturali e del rischio di pregiudicarne la disponibilità per le generazioni future se sfruttate in maniera incontrollata.