Concetti Chiave
- Rita Levi Montalcini was a prominent Italian neurobiologist and lifetime senator, born in 1909, who dedicated her life to scientific research despite societal expectations for women at the time.
- She pursued medical studies at the University of Turin, motivated by a desire to help the poor and sick, and was influenced by her father's Victorian views on women's roles.
- During the Fascist regime in Italy, she faced racial laws but continued her research by setting up a home laboratory, leading to significant discoveries about nervous system development.
- After World War II, she was invited to the United States, where her work on nerve growth factor (NGF) earned her the Nobel Prize in 1986 for advancing the understanding of neuronal differentiation.
- Her discovery of NGF was recognized as a groundbreaking contribution to neurobiology, highlighting her ability to derive significant insights from complex biological phenomena.
Questo appunto di Scienze presenta la figura di Rita Levi Montalcini, nota scienziata e senatrice a vita, nonché Premio Nobel per la scienza, nata agli inizi del 1900, soffermandosi sul suo percorso di istruzione e sulle sue scoperte, contestualizzando queste tappe all’interno del periodo storico e sociale dell’epoca.
Indice
La vita di Rita Levi Montalcini
Rita Levi Montalcini, neurobiologa e senatrice a vita italiana, nacque a Torino il 22 aprile 1909, da una famiglia importante e benestante.
Suo padre, Adamo Levi, era un ingegnere elettronico e matematico, mentre la madre, Adele Montalcini, era una pittrice. Rita era la quarta di quattro fratelli, insieme alla sorella gemella Paola Levi Montalcini. Trascorse un'infanzia e un'adolescenza serena, coltivando l’interesse per gli studi e per la ricerca intellettuale, grazie all’esempio che le diedero i suoi genitori. All’età di ventun anni, nell'autunno del 1930, decise di intraprendere gli studimedici, iscrivendosi alla facoltà di medicina dell'Università di Torino. Il suo intento era di diventare un medico “per aiutare i poveri e i sofferenti”. Questa sua decisione, presa in un periodo storico in cui alle donne non erano riconosciuti gli stessi diritti degli uomini, generò scalpore e dissenso anche in famiglia, poiché il padre aveva una concezione vittoriana della donna, desiderando che sia lei che la sorella si facessero carico dei doveri “da donna” imposti dalla società: trovare marito, creare una propria famiglia e generare dei figli di cui prendersi amorevolmente cura. Nonostante il volere paterno, la giovane Rita decise di rinunciare alla “vita da donna” e senza rimpianti dedicò tutta la sua vita agli studi scientifici. Uno dei motivi che determinarono questa decisione fu il fatto che nello stesso anno la sua governante, con cui aveva un profondo legame, si ammalò e morì di cancro.
Gli studi scientifici e la carriera di Rita Levi Montalcini
Intrapresi gli studi, la giovane Rita entrò nella scuola di medicina dell'istologo Giuseppe Levi. L'istologia è un ramo della biologia, una disciplina scientifica che studia i tessuti animali e vegetali. Sotto la supervisione di Giuseppe Levi, Rita iniziò a studiare il sistema nervoso e le scienze biologiche (in quell'epoca era inusuale dedicarsi a queste discipline). L’istologo Giuseppe Levi era una figura di spicco nel panorama scientifico, infatti fu lui a introdurre in Italia il metodo di coltivazione in vitro, ossia “sotto vetro”. Quest'espressione è utilizzata per indicare fenomeni biologici riprodotti in provetta e non nell'organismo vivente. Questo metodo porta il vantaggio di osservare e studiare un fenomeno singolo, isolandolo dal contesto che potrebbe creare un rumore di fondo elevato e per distinguere il fenomeno in maniera chiara. Nel 1936 Rita Levi Montalcini si laureò con 110 e lode in medicina e chirurgia, successivamente si specializzò in psichiatria e neurologia, ancora incerta se dedicarsi completamente alla professione di medico o intanto portare avanti la ricerca in neurologia.
La vita e la carriera di Rita Levi Montalcini durante il fascismo
Nel 1938, Benito Mussolini pubblico il “Manifesto per la difesa della razza” firmato da dieci scienziati italiani, l’effetto che ebbe il manifesto fu quello di bloccare le carriere professionali e accademiche dei cittadini non ariani. Rita Levi Montalcini, in quanto ebrea, fu costretta a emigrare in Belgio, dove visse continuando i suoi studi sul sistema nervoso nell'Università di Bruxelles con il suo professore Giuseppe Levi, fino al momento dell’invasione tedesca in Belgio. Poco prima dell'invasione Rita riuscì a tornare a Torino, dove decise di allestire un laboratorio nella sua casa per proseguire con le sue ricerche. In questo periodo studia l'estirpazione degli arti su embrioni di pulcini, ispirandosi ad un articolo scientifico pubblicato dallo studioso Viktor Hamburger. Il progetto di Rita era appena iniziato quando, Giuseppe Levi vittima dell'invasione nazista in Belgio, riuscì a raggiungerla in Italia, diventando il suo primo e unico assistente. Durante questi studi Rita Levi Montalcini scoprì il meccanismo di morte di intere popolazioni nervose in fase del loro sviluppo, fenomeno riconosciuto solo decenni più tardi, definito apoptosi. A causa dei bombardamenti aerei da parte degli angloamericani nel 1941, decise di rifugiarsi in un piccolo paesino in provincia di Asti, in cui cercò di ricostruire il suo laboratorio per continuare le sue scoperte. Dopo ben due anni, le forze tedesche invasero l'Italia, ma ormai il suo rifugio era diventato troppo pericoloso. Verso la fine del 1943 Gino, uno dei suoi fratelli si sposò e decise di trasferire nel sud Italia sua madre, sua sorella Rita e sua moglie. Questo fu un viaggio pericoloso, che si concluse a Firenze dove le tre donne furono ospitate dalla famiglia Mori. A causa del regime di terrore, e per sfuggire al rischio di essere deportate dai nazisti nei campi di concentramento, le tre donne rimasero a Firenze fino al giorno della liberazione dal nazifascismo (25 aprile). Dopo il primo periodo, in cui tutte e tre erano state ospiti della famiglia Mori, avevano iniziato a vivere in case separate, cambiando spesso abitazione per timore di essere rintracciate e riconosciute come ebree. Durante il periodo in cui visse a Firenze, Rita fu in contatto con le forze partigiane del Partito d'Azione. Nel 1944 si arruolò come medico nelle forze alleate, fu mandata nel Quartier Generale anglo-americano e le venne assegnato un campo di rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia. Qui si occupò di malattie infettive e dell'epidemia di tifo che si stava diffondendo rapidamente. Questa esperienza le servì per capire che fare il medico non era il lavoro adatto per lei. Infatti, dopo la fine della guerra tornò in famiglia, a Torino, dove allestì un laboratorio su una collina vicino ad Asti.
Gli studi in America e il Premio Nobel
Nel 1947 lo studioso Viktor Hamburger la invitò a St. Louis per offrirle la cattedra di docente del corso di Neurobiologia al Dipartimento di Zoologia della Washington University. Intanto continuò le sue ricerche sulle galline. Tra il 1950 e il 1951, ispirandosi alle ricerche dell'embriologo Elemer Bueker, formulò la teoria dell’esistenza di un agente promotore della crescita nervosa, presentando questo suo nuovo progetto nella sua tesi presso la New York Academy of Sciences, nel dicembre 1951, cercando di spiegare la differenziazione dei neuroni e la crescita delle fibre nervose, l'esistenza dei fattori liberati da altre cellule capaci di controllare questa differenziazione. Nel 1951 si recò a Rio de Janeiro per poter eseguire esperimenti che la condussero alla scoperta del NGF. Fino al 1977 rimase negli USA, dedicandosi per circa trent'anni all'NGF. La scoperta dell’NGF le permise di ricevere il Premio Nobel per la scienza nel 1986, e nella motivazione del Premio fu scritto che: “La scoperta del NGF all'inizio degli anni Cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza, i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo”.
Per ulteriori approfondimenti sulla vita e sugli studi di Rita Levi Montalcini vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Chi era Rita Levi Montalcini e quale fu il suo contributo alla scienza?
- Quali furono le sfide affrontate da Rita Levi Montalcini durante il fascismo?
- Come influenzò l'esperienza negli Stati Uniti la carriera di Rita Levi Montalcini?
- Quali furono le motivazioni personali che spinsero Rita Levi Montalcini a intraprendere la carriera medica?
- In che modo Rita Levi Montalcini contribuì durante la Seconda Guerra Mondiale?
Rita Levi Montalcini era una neurobiologa italiana, senatrice a vita e Premio Nobel per la scienza. È nota per la scoperta del Nerve Growth Factor (NGF), che ha rivoluzionato la comprensione dei processi di crescita e differenziazione dei neuroni.
Durante il fascismo, Rita Levi Montalcini, essendo ebrea, fu costretta a emigrare in Belgio e successivamente a tornare in Italia, dove allestì un laboratorio domestico per continuare le sue ricerche, nonostante le leggi razziali che ostacolavano la sua carriera.
Negli Stati Uniti, Rita Levi Montalcini fu invitata a St. Louis per insegnare Neurobiologia e continuò le sue ricerche che portarono alla scoperta del NGF, un lavoro che le valse il Premio Nobel nel 1986.
Rita Levi Montalcini decise di studiare medicina per aiutare i poveri e i sofferenti, ispirata dalla morte della sua governante per cancro e nonostante le aspettative sociali e familiari che le imponevano un ruolo tradizionale femminile.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Rita Levi Montalcini si arruolò come medico nelle forze alleate, occupandosi di malattie infettive e dell'epidemia di tifo in un campo di rifugiati di guerra, esperienza che le fece capire che la ricerca scientifica era la sua vera vocazione.