Concetti Chiave
- I neonati possiedono qualità morali iniziali focalizzate sui propri bisogni.
- A partire dai 2-3 anni, i bambini iniziano a preoccuparsi per gli altri e a comprendere concetti di giusto e sbagliato.
- Jean Piaget ha esplorato lo sviluppo morale infantile, collegandolo allo sviluppo cognitivo in fasi sequenziali.
- La teoria di Piaget sostiene una transizione dalla moralità eteronoma a quella autonoma nei bambini.
- Bambini di 6-7 anni tendono a valutare il risultato delle azioni più delle intenzioni, influenzati da aspetti concreti come la punizione.
Qualità morali nei neonati
Il neonato ha delle qualità morali? Sì, ma all’inizio sono incentrate solo sul sé e sui suoi bisogni.
Già all’età di 2/3 anni il bambino dimostra la capacità di preoccuparsi per gli altri e valuta ciò che è giusto e sbagliato.
Piaget, tra i suoi innumerevoli interessi per la psicologia dell'età evolutiva si è occupato anche dello sviluppo morale.
Negli anni Trenta Piaget pubblica “Lo sviluppo morale nel fanciullo”. Piaget applica la concezione stadiale allo sviluppo morale: lo sviluppo morale si evolve parallelamente allo sviluppo cognitivo lungo una sequenza ordinata di stati comuni a tutti gli individui. Si passa da una moralità eteronoma ad una autonoma. Per studiare la moralità infantile, Piaget ha utilizzato dei racconti che proponevano dei dilemmi morali per poi porre delle domande ai bambini.
Importanza delle intenzioni nei bambini
In particolare, si vuole analizzare se i bambini attribuiscono più importanza alle intenzioni o al risultato dell’azione.
È emerso che i bambini di sei e sette anni danno più importanza ai risultati, alla gravità del danno piuttosto che all’intenzionalità poiché sono più rilevanti gli aspetti concreti e materiali (ad esempio: non si deve mentire non perché non è giusto ma perché c’è la punizione, perché l’ha detto la maestra, la mamma).