Fabrizio Del Dongo
Genius
8 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La psicologia è strettamente legata all'alimentazione, influenzando il modo in cui le persone utilizzano il cibo per sentirsi accettati o per gestire le proprie emozioni.
  • Il cibo assume significati psicologici specifici, come il latte che rappresenta sicurezza e il cioccolato che è associato a ricompense e piacere.
  • Eccessi o rifiuti alimentari spesso derivano da risposte emotive a stress e ansia, manifestandosi attraverso patologie alimentari come obesità, bulimia e anoressia.
  • Il termine "dieta" originariamente significa "modo di vivere" e coinvolge molte variabili, ma spesso è frainteso come sinonimo di privazione e sacrificio.
  • Per diventare consumatori consapevoli, è essenziale analizzare i messaggi pubblicitari, ascoltare il proprio appetito fisico e determinare un profilo alimentare adatto alle proprie caratteristiche.

Indice

  1. Psicologia e alimentazione
  2. L’eccesso e il rifiuto di cibo
  3. Analisi del termine “dieta” e risvolti psicologici
  4. Come si diventa consumatori in grado di alimentarsi correttamente?
  5. Conclusione

Psicologia e alimentazione

La psicologia umana è strettamente legata all’alimentazione, dato che ogni attività, ricreativa, lavorativa od altro, deve sempre tener conto del cibo sia a livello qualitativo che quantitativo. Tuttavia, succede spesso anche l’uso dell’alimentazione sia scorretto, soprattutto quando se ne fa un obiettivo a sé stante (per dimagrire, per acquistare muscolatura, per avere consensi e ammirazione)
Essa diventa, così, uno strumento da regolare a piacere per sentirsi più o meno inseriti nella comunità in cui si vive o più o meno in linea con sé stessi.
Il cibo può essere definito come un termometro dell’umore e dello stato d’animo: alcuni alimenti assumono significati speciali e vengono usati pere calmare il senso di disagio e di incertezza o aumentare lo stato di euforia.
A molti cibi viene comunemente attribuito un significato psicologico positivo:
a) Il latte: dà un effetto di sicurezza e di rassicurazione perché rappresenta per l’uomo, il primo alimento e attraverso l’allattamento materno costituisce il primo contatto con il mondo esterno
b) Il cioccolato, i dolciumi, i gelati: vengono associati al bisogno di ricevere un premio o una ricompensa e per compensare le insoddisfazioni
c) I cibi solitamente consumati dalle persone adulte, come il vino, il caffè o la birra, vengono proibiti ai bambini, ma servono per sentirsi forti, capaci e pieni di coraggio
Il vino viene ad assumere, quindi, significati che, pur riflettendone a volte il valore nutrizionale, possono non essere a questo vincolati, in quanto vengono ad acquisire una funzione sociale che ne influenza la qualità: esiste un cibo non solo “buono” da mangiare, ma anche “buono” per sentirsi bene e per stare bene con gli altri.
Il campo psicologico abituale del significato dell’alimentazione comprende molteplici altrui aspetti. Sappiamo che la bocca è il primo strumento di conoscenza del mondo: ancora prima di concepire il mondo come separato da sé, il bambino mantiene la sua unità con esso, attraverso il corpo materno, mediante l’allattamento. In seguito, portare le cose alla bocca sarà il modo principale per conoscerle e quindi per mettersi in relazione con esse. È attraverso il nutrimento che da piccoli impariamo a superare quelle sensazioni di mancanza che ancora non percepiamo come “fame”: soddisfatti, torniamo alle sensazioni di “sazietà”, equilibrio e completezza del rapporto con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda. Ciò che passa attraverso la bocca è quindi piacere (sensazioni), completezza (sazietà) e conoscenza.
Le abitudini elementari hanno sempre avuto nelle famiglie il loro principale polo di trasmissione da individuo a individuo, di generazione in generazione. Il cibo è un segnale del rapporto familiare: accettare o rifiutare il cibo significa che si vuole comunicare qualcosa, che si richiede al segnale che trasmettiamo.

L’eccesso e il rifiuto di cibo

L’individuo è capace di rifiutare totalmente il cibo, o di assumerne una grande quantità. Questi eccessi sono spesso delle risposte emotive a situazioni di stress e di ansia, che più propriamente i giovani manifestano per comunicare i loro problemi. L’impossibilità di esprimere sul piano della parola i sentimenti contradditori nei confronti degli altri, sia genitori che coetanei, comporta un rifiuto o un attaccamento morboso al cibo.
Mangiare poco, molto, nulla, o solo determinati alimenti, in compagnia o da soli, è sintomo per alcuni soggetti di una patologia alimentare caratteristica, che può avere conseguenze assai gravi. Ne sono casi dimostrativi molte forme di obesità dell’infanzia e dell’adolescenza, la bulimia (= assunzione smodata e incontrollabile del cibo) e, inversamente, tutti i casi di anoressia mentale (= rifiuto di cibo). Peraltro, non sempre, si riscontra nelle famiglie dei ragazzi una buona sensibilità verso la cultura alimentare: i genitori risultano, infatti, piuttosto permissivi nei confronti delle scelte alimentari dei figli. A livello ancora più macroscopico, la cultura alimentare in un Paese va di pari passo con la sua cultura storica. Popoli storicamente giovani, come nel caso degli USA, sono abituati a consumare cibi standardizzati. Anche in Italia si è verificata una modificazione culturale: infatti, la tradizione alimentare è pronta a lasciare il passo ad un modello “svelto” ed “incolore”, fatto per chi ha poco tempo da dedicare ai contatti comunicativi.

Analisi del termine “dieta” e risvolti psicologici

La parola “dieta” deriva dal greco, in cui il significato originario era “modo di vivere”.
In senso proprio, vuol dire analizzare l’alimentazione dell’uomo, tenendo conto della qualità e la quantità del cibo in rapporto alle calorie e al tipo di vita condotte, alle condizioni di salute e quindi al fabbisogno giornaliero. Come si vede entrano in gioco numerose variabili.
Questa definizione, collegate ad un malinteso comune, dove regime alimentare (= dieta) significa privazione, sacrificio, sofferenza (vuoi la quantità e la qualità degli alimenti, vuoi più spesso per il modo di cucinarli e presentarli), danno un quadro limitato, ed in alcuni casi negativo, del concetto di dieta. Del resto, quella del prodotto dietetico è ormai una realtà commerciale molto concreta. In pratica, il consumatore, insieme al prodotto dietetico, riceve un messaggio cifrato, una specie di contratto di bellezza, efficienza, vigore, salute, vincolato a clausole piuttosto restrittive che hanno questo tenore “Il tuo comportamento deve adeguarsi alle esigenze o richieste della società nella quale predomina l’ideale dell’estetica e, se non ti adegui, sarai rifiutato da questa stessa società, come un “diverso”. Quindi “forma fisica spartana” e “piacere gustativo” diventano due opposti; il piacere diventa “illecito”, causando, così una sorta di “angoscia nutrizionale”.
L’immagine della magrezza e della giovinezza ci impongono dei sacrifici: il digiuno forse oggi è pi diffuso che mai e l’attività fisica, senza un regime adatto, oltrepassa l’indicazione medica: nonostante questo, sta aumentando incredibilmente il numero delle persone in sovrappeso od obesi.

Come si diventa consumatori in grado di alimentarsi correttamente?

Alla domanda, si può rispondere in tre punti:
1) Analizzare i messaggi pubblicitari con spirito critico per limitare certi consumi, poiché ciò che sembra buono per il palato non sempre è buono anche per la salute
2) Assumere gli alimenti con un appetito “fisico” e non “psichico”: mangiare ingordamente o non avere stimolo alimentare sono entrambi segnali di squilibrio comportamentale e entrambi da evitare.
3) Individuare il proprio profilo alimentare ottimale secondo l’età, il sesso, la costituzione fisica (proporzione altezza/peso corporeo), l’attività lavorativa e fisica svolta, la presenza dui eventuali alterazioni del metabolismo.

Conclusione

Per concludere, si può affermare che una corretta alimentazione è come un processo educativo; infatti assumere cibo in modo equilibrato ci offre la possibilità di conoscere il proprio io, incrementa il nostro senso di responsabilità, creando, quindi, le condizioni ideali per la crescita personale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il legame tra psicologia e alimentazione?
  2. La psicologia umana è strettamente legata all'alimentazione, poiché il cibo può influenzare l'umore e lo stato d'animo, diventando uno strumento per sentirsi inseriti nella comunità o in linea con sé stessi.

  3. Quali significati psicologici vengono attribuiti a determinati alimenti?
  4. Alcuni alimenti come il latte, il cioccolato e il vino assumono significati psicologici positivi, come sicurezza, ricompensa e forza, influenzando il benessere personale e sociale.

  5. Come si manifestano gli eccessi o il rifiuto di cibo?
  6. Gli eccessi o il rifiuto di cibo sono spesso risposte emotive a stress e ansia, manifestando problemi attraverso patologie alimentari come obesità, bulimia e anoressia.

  7. Qual è l'origine e il significato del termine "dieta"?
  8. La parola "dieta" deriva dal greco e significa "modo di vivere", riferendosi all'analisi dell'alimentazione in relazione a variabili come calorie, salute e stile di vita.

  9. Come si può diventare consumatori in grado di alimentarsi correttamente?
  10. Per alimentarsi correttamente, è importante analizzare criticamente i messaggi pubblicitari, mangiare con un appetito fisico e individuare un profilo alimentare ottimale basato su età, sesso e attività fisica.

Domande e risposte