margherita.tassan
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Concetti Chiave

  • Kretschmer suddivide le persone in tre tipologie fisiche: leptosomici (longilinei), atletici (medi) e picnici (pingui), associando ciascuna a specifici temperamenti psicologici.
  • La teoria dei tratti supera quella dei tipi, considerando dimensioni comuni a tutti, come introversione-estroversione e stabilità emotiva, in un continuum piuttosto che in categorie rigide.
  • Allport e Eysenck sono esponenti delle teorie dei tratti, con Allport che definisce i tratti come predisposizioni all'azione in varie situazioni, misurabili su un continuum tra due estremi.
  • L'approccio lessicografico, avviato da Allport e Odbert, utilizza il linguaggio per individuare e classificare i tratti principali della personalità attraverso l'analisi del lessico.
  • Cattell applica l'analisi fattoriale per ridurre le variabili della personalità a 16 fattori, da cui deriva uno dei test di personalità più noti, evoluto infine nel modello dei Big Five.

Indice

  1. Tipi umani e genetica
  2. Teoria dei tratti
  3. Analisi fattoriale e lessicografica

Tipi umani e genetica

Se esistono dei tipi umani che si possono ricondurre a una dotazione genetica originale, allora questo tipo si manifesterà innanzitutto nell’aspetto fisico, che è l’aspetto più evidente legato alla genetica. Kretschmer divide gli esseri umani in tre grandi tipologie in base all’aspetto fisico: persone longilinee, persone medie e persone tendenti all’obesità. Questi tipi fisici sono messi in relazione alla personalità: in base alla propria predisposizione genetica che si esprime nella fisicità, ciascuno è predisposto ad avere un determinato temperamento:

Leptosomici: tipo longilineo. Tendenza psicologica alla schizotimia (umore introverso, propenso alla depressione, scarsa socievolezza: forma attenuata del temperamento schizofrenico).

Atletici: tipo medio. Tendenza alla ixotimia (elementi di vischiosità).

Picnici: tipo pingue. Tendenza alla ciclotimia (andamento ciclico dell’umore, forma attenuata del temperamento maniaco-depressivo) → pigrizia intrinseca.

Secondo i comportamentisti si può corroborare questa teoria tipologica con l’apprendimento sociale → una persona che nasce con una certa costituzione fisica troverà nell’ambient in cui vive una serie di attese corrispondenti al temperamento che la sua cultura a una certa fisicità. Per questo i suoi comportamenti corrispondenti a atali attese verranno rinforzati, mentre gli altri ignorati o contrastati.

Ogni individuo rientra strettamente in una casella → la classificazione è assolutamente sintetica, ma il limite è evidente: le sfumature sono molte e inoltre le persone nel corso della vita possono passare da una casella all’altra → strumento troppo rigido.

Teoria dei tratti

Teoria dei tratti

La teoria dei tipi evolve verso la teoria dei tratti. Questi sono delle dimensioni comuni a tutti gli individui a differenza dei tipi. Dimensioni strutturali, nomotetiche. A partire da diversi tratti una persona può collocarsi in una certa dimensione di più tratti. La prima dimensione è quella dell’intro o dell’estroversione. La seconda dimensione è la stabilità emotiva, ossia il modo in cui la persona si relaziona relativamente al tono emotivo delle sue relazioni con l’ambiente che si manifesta in un’alta o bassa sensibilità → Abbiamo un quadrato latino e l’individuo viene collocato per come si muove in queste coordinate. La teoria dei tipi è categoriale e dicotomica, mentre quella dei tratti implica delle dimensioni presenti in tutti in varie quantità.

Esponenti delle teorie dei tratti sono Allport, Eysenck. Allport definisce un ‘tratto’ di personalità come la “predisposizione ad agire nello stesso modo in un ampio numero di situazioni”: il tratto si può così generalizzare – in clinica, per es., si distingue un tratto d’ansia (disposizione permanente) da un’ansia di stato (accidentale, legata alla situazione). Solitamente, i tratti hanno la struttura di fattori, ovvero di disposizioni bipolari costituite da un continuum tra due estremi (es.: introversione-estroversione; dominanza-sottomissione; conservatorismo-radicalismo…). La personalità risulta dall’intersecazione dei diversi fattori, in punti diversi (es.: soggetto piuttosto introverso, con tendenza spiccata alla sottomissione e valori medi di conservatorismo…).

Siamo sempre in un approccio per cui il comportamento è spiegato in base alle differenze individuali.

L’analisi fattoriale e il metodo lessicografico

Analisi fattoriale e lessicografica

L’approccio lessicografico (inaugurato da Allport e Odbert) assume che la personalità dei singoli rivesta una particolare importanza nell’ambito delle relazioni sociali. Per questo, si presume che il linguaggio contenga, magari in modo implicito e irriflesso, una teoria classificatoria delle principali caratteristiche che rendono ragione delle diverse forme di personalità. Si parte dunque da un’analisi del lessico per individuare i tratti salienti della personalità. Si richiede quindi a un gruppo di ‘giudici’ di raggruppare le varie caratteristiche in gruppi omogenei, dove le caratteristiche sono contigue o simili. L’intuizione di Cattell fu di applicare lo strumento statistico dell’analisi fattoriale a questo insieme di variabili, per ricondurle a un gruppo di categorie padroneggiabili. Giunge così a 16 fattori di personalità, da cui è ricavato uno dei più famosi test di personalità, tutt’ora in uso. Dal modello a 16 fattori di Cattell si è poi evoluto il cosiddetto modello dei big five, che spiega la personalità a partire da cinque grandi dimensioni della personalità.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le tre tipologie fisiche identificate da Kretschmer e come si relazionano alla personalità?
  2. Kretschmer identifica tre tipologie fisiche: leptosomici (longilinei), atletici (medi) e picnici (tendenti all'obesità). Queste tipologie sono associate a specifici temperamenti: schizotimia per i leptosomici, ixotimia per gli atletici e ciclotimia per i picnici.

  3. Qual è il limite principale della classificazione tipologica di Kretschmer?
  4. Il limite principale è la rigidità della classificazione, che non tiene conto delle sfumature individuali e del fatto che le persone possono cambiare tipologia nel corso della vita.

  5. Come si differenzia la teoria dei tratti dalla teoria dei tipi?
  6. La teoria dei tratti si basa su dimensioni comuni a tutti gli individui, mentre la teoria dei tipi è categoriale e dicotomica. I tratti sono disposizioni bipolari che si manifestano in vari gradi in ogni individuo.

  7. Qual è il contributo di Allport alla teoria dei tratti?
  8. Allport definisce un tratto di personalità come la predisposizione ad agire in modo coerente in diverse situazioni. Ha introdotto il concetto di tratti come disposizioni permanenti, distinguendoli da stati temporanei.

  9. In che modo l'analisi fattoriale e il metodo lessicografico contribuiscono allo studio della personalità?
  10. L'analisi fattoriale, applicata da Cattell, riduce le variabili a categorie gestibili, portando alla creazione di test di personalità come il modello a 16 fattori e successivamente il modello dei big five. Il metodo lessicografico analizza il linguaggio per identificare tratti salienti della personalità.

Domande e risposte