Concetti Chiave
- Giovanni Gentile, filosofo e politico italiano, fu un influente ideologo del fascismo e ministro della pubblica istruzione, noto per la Riforma Gentile del 1923 che riorganizzò il sistema educativo italiano.
- Gentile sviluppò una filosofia denominata attualismo, in cui l'unica realtà è l'atto puro del "pensiero che pensa", sintetizzando natura e spirito all'interno della coscienza.
- La Riforma Gentile, definita da Mussolini "la più fascista delle riforme", instaurò un sistema educativo gerarchico e centralistico, separando l'istruzione classica-umanistica da quella professionale.
- Gentile criticò il marxismo per aver sostituito lo Spirito con la Materia, sostenendo che il pensiero è l'atto che crea l'oggetto, non la prassi.
- Giuseppe Lombardo Radice, collaboratore di Gentile, enfatizzò l'importanza dell'autoeducazione e dell'uso del dialetto per un ambiente scolastico più familiare, promuovendo anche il principio della discriminazione positiva.
Indice
Sviluppo delle scuole filosofiche
Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo, si svilupparono delle scuole filosofiche ispirate ad Hegel. Difatti, tale attivismo viene definito idealistico perché Hegel era il rappresentante dell’idealismo tedesco.
Il pensiero idealistico presenta contatti con l’attivismo con: Gentile e Lombardo Radice.
Giovanni Gentile: vita e carriera
Gentile è stato un filosofo, storico della filosofia, pedagogista e politico italiano. Nasce a Castelvetrano nel 1875 e frequentò il liceo a Trapani.
Successivamente si iscrisse alla Scuola normale superiore di Pisa nella Facoltà di Lettere e Filosofia.
Dopo la laurea nel 1897, Gentile ottiene una cattedra in filosofia e pochi anni dopo sposa Erminia Nudi e dal loro matrimonio nasceranno ben 6 figli.
Nel 1902 ottiene la libera docenza in filosofia e in pedagogia.
nel 1907 fondò, insieme a Lombardo radice, la rivista Nuovi Doveri.
Durante gli studi a Pisa conobbe Benedetto Croce con cui intratterrà un carteggio continui dal 1896 al 1923. I due erano uniti dall'idealismo e insieme fondarono la rivista La critica.
Gentile e il fascismo
Durante la Prima Guerra Mondiale si schiera a favore dell'intervento in guerra e nel dopo guerra comincia a partecipare attivamente al dibattito politico.
Fino al 1922 Gentile non mostra interesse nei confronti del fascismo, fu solo allora che prese posizione e dichiarò di vedere in Mussolini un difensore del liberalismo risorgimentale. Nel 31 ottobre Mussolini nomina Gentile ministro della pubblica istruzione.
Attuò nel mentre, nel 1923, la Riforma gentile. Nello stesso anno si iscrive al Partito nazionale Fascista con l'intento di fornire un programma ideologico.
Dopo la crisi Matteotti chiede le dimissioni e viene chiamato a presidiare la Commissione dei Quindici.
Rimanendo sull'onda fascista, Gentile pubblica nel 1925 il Manifesto degli intellettuali fascisti dove vede l'individuo subordinato allo Stato.
Gentile vede nel fascismo un possibile motore della rigenerazione morale e religiosa degli italiani. Con la pubblicazione del manifesto finisce l'amicizia tra Gentile e Benedetto Croce, che risponde con un Antimanifesto.
Nel 1925 nasce l'Istituto Nazionale Fascista di Cultura, di cui sarà presidente fino al 1937.
Promosse l’istituzione dell’obbligo del giuramento di fedeltà al fascismo da parte dei docenti universitari.
Un duro colpo arrivò nel 1929 quando la Chiesa e lo Stato italiano firmarono i Patti Lateranensi. Anche se Gentile riconosceva l’importanza del cattolicesimo, lui non riusciva ad accettare uno Stato non laico
Nel 1934 il Sant’Uffizio mette all’indice le opere di Gentile e di Croce perché il cattolicesimo veniva considerato inferiore alla filosofia.
Nel 1933 prese posizione contro le teorie razziste che si stava propagando nella Germania nazista di Hitler e negli anni successivi non condivise neanche le leggi razziali come si deduce da una lettera nei confronti di Benvenuto Donati.
I suoi ultimi interventi politici sono state due conferenze nel 1943:
1. La mia religione, in cui dichiara di essere cristiano e cattolico ma di credere comunque nello Stato laico.
2. 24 giugno - Discorso agli italiani, in cui esortò all’unità nazionale in un momento difficile della guerra.
Dopo questi due interventi si ritirò a Troghi e dove scrisse la sua ultima opera Genesi e struttura della società.
Con la caduta di Mussolini nel 25 luglio del 1943, Gentile era abbastanza tranquillo perché nel governo ora risiedeva alcuni suoi collaboratori come Leonardo Severi. Per questo, Gentile decise di mandare una lettera a Severi per congratularsi e per mettere appunto alcune questioni rimaste irrisolte nel governo precedente ma Severi rispose con un duro attacco.
Nel 1944 per via del suo appoggio alla leva per la difesa della RSI, Gentile ricevette lettere contenenti minacce di morte (ES. “tu
come esponente del neofascismo sei responsabile dell’assassinio
dei cinque giovani al mattino del 22 marzo 1944”)
Considerato come uno dei principali teorici e responsabili del regime fascista, Gentile fu ucciso il 15 aprile 1944 da un gruppo partigiano fiorentino aderente ai GAP di ispirazione comunista. Fu un evento che divise lo stesso fronte antifascista e che ancora oggi è al centro di polemiche non placate.
Il 18 aprile fu sepolto nella basilica di Santa Croce a Firenze.
La filosofia di Gentile è categorizzata come attualismo o idealismo attuale.
Denominata in questo modo perché l’unica realtà è l’atto puro del “pensiero che pensa” (= autocoscienza, in cui si manifesta lo spirito).
Gentile rivendica l’unità tra natura e spirito, cioè tra spirito e materia, all’interno della coscienza.
- Coscienza = è la sintesi tra soggetto e oggetto
L’attualismo di Gentile si esprime nella riforma dialettica hegeliana, con l’introduzione della teoria dell’atto puro e l’esplicazione del rapporto tra logica del pensiero pensante e la logica del pensiero pensato.
Gentile fu il primo e più importante ideologo del fascismo.
La sua è una filosofia politica fortemente attivista e attualista.
In Gentile troviamo il primato del futuro, ma allo stesso tempo un recupero della concezione romantica della ragione intesa come spirito universale.
Gentile vuole essere anche liberale, nonostante sembri respingere il liberalismo ottocentesco ne La dottrina del fascismo.
La sua concezione politica riprende la concezione hegeliana dello
Stato etico. L’individuo può maturare la sua libertà individuale solo all’interno
dello Stato, cioè unicamente in un contesto istituzionale organizzato.
Un esempio di questa concezione si può trovare nella Destra storica, la quale impostò un governo autoritario che riuscì a moderare l’individualità dei singoli.
Questo modello di governo è giusto per Gentile, in quanto lo Stato dev’essere Stato etico, definito da Mazzini come “educatore”.
Con il fascismo si può avere vero “liberalismo” in quanto riporta ai valori primitivi del Risorgimento: il fascismo trae la sua legittimazione dalla storia, per questo esso è una fase storica e non un’ideologia politica.
Lo Stato giolittiano rappresentò invece, per Gentile, un tradimento dei valori risorgimentali.
Gentile, difatti, insiste molto sulle novità del fascismo poiché è un modo nuovo di concepire la nazione. Mussolini viene perciò dipinto come un vero eroe idealistico. La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare
l’Uomo nuovo: un uomo di fede, spirituale, volto a grandi imprese.
Il fascismo, inoltre, si deve far assorbire dall’italianità, bisogna arrivare ad una comunità omogenea in cui non c’è nessuna differenza tra cultura italiana e cultura fascista.
Gentile vede il marxismo come una vera filosofia della storia derivata da Hegel.
Questa però è costruita in modo errato perché sostituisce la Materia allo Spirito.
Nonostante quella marxiana sia un’errata filosofia della storia, essa però è comunque una filosofia della prassi.
Marx con il concetto di passi pensava di riuscire a superare il materialismo volgare (= che concepisce astrattamente l’oggetto come dato e il soggetto come ricettore dell’essenza-oggetto) e l’idealismo (= considera il pensiero in maniera astratta). La prassi è tuttavia criticata da Gentile perché lui sostiene come sia l’atto del pensiero a porre l’oggetto e quindi a crearlo.
Gentile unisce la pedagogia con la filosofia.
Il dualismo scolaro-maestro deve risolversi in unità attraverso la comune partecipazione alla vita dello spirito che tramite la cultura muove l’educatore verso l’educando e lo riassorbe nell’universalità dell’atto spirituale.
“Il maestro è il sacerdote, l’interprete, il ministro dell’essere divino, dello spirito”
Il maestro incarna lo spirito e l’allievo deve entrare in sintonia nell’ascolto con il maestro, proprio per partecipare anche lui dell’attuarsi dello spirito, per farsi libero ed autonomo, e in questa relazione arriva ad auto-educarsi.
Questi aspetti ispirano la riforma scolastica del 1923 , attuata da Gentile in veste di ministro della pubblica istruzione, anche se solo una parte furono applicati secondo i suoi desideri.
Riforma Gentile e istruzione
Gentile fu ministro della pubblica istruzione e nel 1923 mise in atto la sua riforma scolastica, elaborata insieme a Lombardo Radice e definita da Mussolini “la più fascista delle riforme”, in sostituzione della legge Casati.
Dal punto di vista strutturale Gentile individua l’organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo piramidale e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo.
I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli.
La riforma si ispira al principio pedagogico gentiliano secondo cui:
- non esiste un metodo nell’insegnamento
- ogni argomento è metodo a sé stesso
- le scienze naturali e la matematica furono messe in secondo piano perché secondo Gentile erano materie prive di valore universale
- l’obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita la scuola elementare da sei ai dieci anni
- l’allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilità di scegliere tra i licei classico e scientifico oppure gli istituti tecnici, solo i due licei permettevano l’accesso all’università
- per diminuire l’iscrizione al sovraffollato Istituto magistrale e per mantenere la separazione tra i sessi nei licei fece creare un apposito liceo femminile, favorendo l’accesso delle donne all’insegnamento ma escludendole dall’insegnamento delle materie di Storia, Filosofia ed Economia politica nelle scuole e negli istituti tecnici
- alle donne fu preclusa la carica di preside, riservata ai soli uomini
Il via di tale riforma fu contrastato da agitazioni studentesche in vari istituti italiani, che furono represse con violenza dagli squadristi.
Anche lo stesso Gentile contribuì a reprimere tali moti.
Il liceo femminile fu soppresso nel 1928, per lo scarso successo.
La riforma Gentile fu sostituita dalla riforma Bottai nel 1940, che però non entrò mai completamente a pieno regime a causa della guerra.
Gran parte della suddivisione ideata da Gentile nella sua riforma del 1924 è rimasta in vigore fino ai giorni d’oggi nonostante i vari tentativi nel modificarla. Verrà però permesso, in seguito, l’accesso universitario da tutte le
scuole superiori.
La religione è insegnata obbligatoriamente.
Gentile riteneva che tutti i cittadini dovessero possedere una concezione religiosa e che la religione da insegnare fosse la religione cattolica in quanto religione dominante in Italia.
Secondo Gentile, non è importante la formazione dell’insegnante ma è importante che lui conosca solo la sua disciplina.
- svaluta la professione tecnica
- solo a partire dal 2000 sarà sensibilizzata
L’istruzione dovrà essere allo stesso tempo intellettuale e morale:
1. Educazione formale che mira allo sviluppo dell’intelletto
2. Educazione morale, istruirsi verso un fine etico = affrontare la vita in modo morale (adeguarsi allo Stato)
La pedagogia è la scienza della formazione dello spirito e trova la sua risoluzione nella filosofia, tirando fuori lo spirito interno a noi.
L’insegnamento si risolve in “teoria in atto”, chi insegna deve affrontare il suo compito attraverso la scorta delle proprie risorse interiori.
La didattica deve essere generale perché ogni disciplina ha la sua didattica.
Gentile fa distinzione tra licei ed istituti tecnici, per cui con i primi si potrà intraprenderei poi un percorso universitario; invece, con i secondi si può ottenere una formazione lavorativa.
Lombardo Radice e la pedagogia
Lombardo Radice è stato un pedagogista e filosofo italiano.
Nasce a Catania nel 1879 ed iniziò gli studi presso il ginnasio Spedalieri di Catania, in seguito alla dogana marittima di Messina per via del trasferimento del padre (impiegato).
Nel 1899 nella Scuola normale superiore di Pisa conseguì la licenza in lettere e filosofia e pochi anni dopo si laureò in filosofia all’Università di Pisa.
Ottenne anche una borsa di studio presso l’Istituto di studi superiori di Firenze.
Nel 1903 conseguì l’abilitazione all’insegnamento della filosofia a Pisa e iniziò la sua esperienza didattica presso il collegio dei barnabiti “Alla Querce”.
Nel 1907 fondò con Giovanni Gentile la rivista Nuovi Doveri.
Durante il fascismo, Lombardo Radice provvide alla stesura dei programmi ministeriali per le scuole primarie, prevedendo fra le altre anche l’uso delle lingue regionali nei testi didattici.
Lombardo Radice collaborò con Gentile alla traduzione italiana della Critica della ragion pura di Kant.
Il suo operato non è associabile all’ideologia fascista, infatti dopo aver abbandonato la collaborazione con il governo subì un periodo di emarginazione che lo spinse a ritirarsi dalla politica attiva.
Nel 1931, però, giurò fedeltà al fascismo perché imposto ai professori universitari e come pena c’era la perdita della cattedra e l’esclusione dall’insegnamento. Morì nel 1938 a Cortina d’Ampezzo.
Lombardo Radice fa propria la concezione di Gentile, secondo la quale l’educazione è autoeducazione e il rapporto allievo- maestro è un’unità spirituale.
La disciplina nasce da una dipendenza dal maestro, intesa come qualcosa di necessario per arrivare alla libertà.
La scuola, per Lombardo Radice, è serena in quanto rende possibile il processo di autoeducazione e si oppone alla scuola noiosa.
Il metodo è un modo di vita del maestro perché deve utilizzare la sua stessa vita, ricercando la personalità.
La didattica deve essere viva, il maestro deve ricercare sempre nuovi modi per entrare in contatto con gli allievi.
Il maestro deve dare, inoltre, maggiore attenzione agli allievi più deboli per portare tutti al compimento della personalità, momento in cui si distacca dal fascismo.
Il bambino viene visto come scienziato e poeta.
Il maestro deve mettere in risalto la sua arte, cercando di esprimersi in modo naturale (canto, musica…)
All’interno della scuola, più nello specifico quella primaria, si privilegiano i laboratori, considerati luoghi importanti per forgiare il ragazzo a collaborare con gli altri partendo sempre dai suoi interessi.
Per Lombardo Radice si deve partire dal dialetto come lingua viva, perché si riesce a favorire all’interno della scuola un clima più familiare perché il dialetto una forma linguistica legata alla popolazione.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo di Giovanni Gentile nel contesto del Fascismo italiano?
- In che modo la filosofia di Gentile si differenzia dal marxismo?
- Quali furono le principali caratteristiche della Riforma scolastica di Gentile del 1923?
- Come si è sviluppato il rapporto tra Gentile e Benedetto Croce?
- Qual è stata la concezione educativa di Giuseppe Lombardo Radice?
Giovanni Gentile è stato un importante ideologo del Fascismo, vedendo in Mussolini un difensore del liberalismo risorgimentale. Fu nominato ministro della pubblica istruzione e attuò la Riforma Gentile nel 1923. Gentile promosse anche il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.
Gentile critica il marxismo per aver sostituito la Materia allo Spirito, considerandolo un errore. Sebbene riconosca il marxismo come una filosofia della prassi, Gentile sostiene che è l'atto del pensiero a creare l'oggetto, non la prassi.
La Riforma Gentile prevedeva un'organizzazione scolastica gerarchica e centralistica, con una divisione tra un ramo classico-umanistico e uno professionale. L'obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni, e fu istituita una scuola elementare da sei a dieci anni. La riforma fu definita da Mussolini "la più fascista delle riforme".
Gentile e Croce erano uniti dall'idealismo e fondarono insieme la rivista "La critica". Tuttavia, il loro rapporto si deteriorò dopo la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali fascisti da parte di Gentile, a cui Croce rispose con un Antimanifesto.
Lombardo Radice, collaboratore di Gentile, credeva nell'autoeducazione e nell'unità spirituale tra allievo e maestro. Promuoveva una didattica viva e l'uso del dialetto per creare un ambiente scolastico familiare. Sosteneva anche il principio della discriminazione positiva, dando maggiore attenzione agli allievi più deboli.