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• Egli dava una grande importanza all’educazione delle ragazze che sarebbero diventate madri e quindi dovevano essere istruite per educare i figli, in quanto l’educazione non parte dalla scuola, ma ancor prima, dalla famiglia. Le madri devono essere in grado di raccontare storie (quindi avere capacità dialogiche), far giocare i fanciulli, educarli senza troppe costrizioni. Nonostante questa innovativa concezione, si rimase diffidenti verso l’educazione delle ragazze, anche nei ceti benestanti.
• L’educazione non si deve costruire sui macigni dei grandi ideali formativi, ma al contrario, è un dialogo delle minime cose, che parte dal vissuto e dall’esperienza.
• L’importanza data non solo alla cura della mente, ma anche a quella corporea: Fénelon, precursore dell’educazione naturale, affermava che la cosa migliore per la prima infanzia fosse curare la formazione di un organismo sano e di un buon sangue, attraverso una giusta alimentazione e un salubre tenore di vita.
• Dal punto di vista cognitivo, egli affermava che la mente si formasse impegnandola qualitativamente, non quantitativamente: non è importante la quantità di cose che vengono apprese, ma quanto bene vengono apprese.
• Gli educatori devono adattare le conoscenze alle capacità degli alunni, senza pretendere troppo. Devono inoltre stare attenti al carattere dell’alunno e a non rendere i vivaci ribelli e gli introversi stupidi.
• L’insegnante non deve essere pedante o imporre troppe costrizioni, che non fanno altro che generare paura e carattere chiuso. Per educare bisogna piuttosto far leva sull’immaginazione e sulla curiosità, la via naturale che conduce all’istruzione. Infatti, soddisfacendo la curiosità, i discenti apprenderanno senza nemmeno accorgersene.
• Dare insegnamenti in modo di piacevole conversazione, ponendo le nozioni in modo divertente e dinamico, come se fosse un gioco; non è necessario fare le discipline in modo formale.
• Grande importanza alla lettura. Tuttavia questa non deve essere vista come una costrizione (“ho visto molti bambini che hanno imparato a leggere giocando”) e l’insegnante non deve seccare il bambino a leggere bene, ma dargli il suo tempo. Il libro inoltre dev’essere esteticamente bello e contenere racconti brevi e meravigliosi.
Nonostante le innumerevoli innovazioni, Fénelon condannava la musica, il teatro e ogni forma di spettacolo, considerati “passatempi pericolosi”, che avrebbero distratto l’allievo dallo studio e dall’attività produttiva.
Le opere di Fènelon hanno un valore didascalico (educativo) e morale.
• Le Favole raccolta di favole scritte quando Fénelon era precettore del piccolo duca di Borgogna, possiedono un valore educativo e morale, per correggere le mancanze del suo allievo.
• Le avventure di Telemaco libro di lettura per fanciulli con lo scopo di educare re e principi a governare con saggezza.
• I dialoghi dei morti personaggi dell’oltretomba forniscono insegnamenti morali.
Fénelon fu un importante pedagogo francese. In pieno ‘600,
egli confuta i presupposti dell’educazione formale, basata
sull’insegnamento delle discipline scolastiche. Fénelon
introdusse molti aspetti innovativi nella pedagogia:
Egli dava una grande importanza all’educazione delle
ragazze che sarebbero diventate madri e quindi dovevano
essere istruite per educare i figli, in quanto l’educazione non
parte dalla scuola, ma ancor prima, dalla famiglia. Le madri
devono essere in grado di raccontare storie (quindi avere
capacità dialogiche), far giocare i fanciulli, educarli senza
troppe costrizioni. Nonostante questa innovativa concezione,
si rimase diffidenti verso l’educazione delle ragazze, anche
nei ceti benestanti.
L’educazione non si deve costruire sui macigni dei grandi
ideali formativi, ma al contrario, è un dialogo delle minime
cose, che parte dal vissuto e dall’esperienza.
L’importanza data non solo alla cura della mente, ma anche
a quella corporea: Fénelon, precursore dell’educazione
naturale, affermava che la cosa migliore per la prima
infanzia fosse curare la formazione di un organismo sano e
di un buon sangue, attraverso una giusta alimentazione e un
salubre tenore di vita.
Dal punto di vista cognitivo, egli affermava che la mente si
formasse impegnandola qualitativamente, non
quantitativamente: non è importante la quantità di cose che
vengono apprese, ma quanto bene vengono apprese.
Gli educatori devono adattare le conoscenze alle capacità
degli alunni, senza pretendere troppo. Devono inoltre stare
attenti al carattere dell’alunno e a non rendere i vivaci ribelli
e gli introversi stupidi.
L’insegnante non deve essere pedante o imporre troppe
costrizioni, che non fanno altro che generare paura e
carattere chiuso. Per educare bisogna piuttosto far leva
sull’immaginazione e sulla curiosità, la via naturale che
conduce all’istruzione. Infatti, soddisfacendo la curiosità, i
discenti apprenderanno senza nemmeno accorgersene.