vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
In Italia, le prime scuole per l’infanzia rivolte alle classi sociali povere, si svilupparono a partire dagli anni Venti. Il principale esponente fu Ferrante Aporti, un sacerdote che dava molta importanza alla formazione precoce dei bambini piccoli e dei primi insegnamenti, in modo da creare le condizioni migliori per il successivo sviluppo.
Secondo il pedagogista le difficoltà incontrate dai bambini nelle scuole elementari erano causate da:
• Un’inadeguata preparazione prescolastica;
• Cattive abitudini acquisite in famiglia;
• L’inadeguatezza delle “sale di custodia” a cui ricorrevano le madri che dovevano lavorare. In questi luoghi i bambini erano obbligati a stare seduti, senza muoversi, in stanze impestate da aria malsana. Le lezioni erano frontali e i maestri non avevano un’adeguata preparazione.
Perciò Aporti creò una scuola destinata ai bambini dai 2 ai 6 anni che li preparasse all’istruzione elementare. Inizialmente la scuola aportiana era riservata ai bambini maschi delle classi agiate, ma poi fu estesa anche ai ceti più umili e alle bambine. Il programma scolastico era basato sulla formazione graduale della personalità, attraverso lo sviluppo di vari aspetti:
Aporti afferma che l’educazione si deve basare sulla formazione di tre aspetti:
• Fisico
Aporti afferma che gli uomini deboli e malati sono inutili allo Stato e a se stessi.
Infatti, un corpo sano è un presupposto per una mente sana: quando il fisico è debole, le facoltà cognitive ne risentono.
Per questo motivo il pedagogista promuove l’attività fisica e gli esercizi ginnici negli asili, ma senza imposizioni. I bambini non devono essere obbligati, ma svolgere attività fisica per il semplice piacere di farlo. Inoltre, Aporti dà una grande importanza alla pulizia, alla cura del corpo e ad un’alimentazione sana.
• Intellettivo
L’istruzione si deve adeguare alle fasi dello sviluppo del bambino e utilizzare il metodo esperienziale, facendo sempre riferimento al concreto.
Per Aporti era fondamentale l’apprendimento della lingua nazionale poiché i bambini vivevano in un ambiente dialettofono e, secondo il pedagogista, i dialetti rendono gli uomini stranieri gli uni gli altri. La lingua deve essere insegnata principalmente attraverso la conversazione e la nomenclatura, che consiste nel mostrare degli oggetti ai bambini e farne imparare i nomi a memoria, in modo da associare immagine – parola – oggetto concreto.
I bambini imparavano il calcolo all’ultimo anno, attraverso la numerazione di oggetti concreti.
Il programma prevedeva, inoltre, il racconto di fatti veri e la lettura di passi biblici, che erano accompagnati dalla visione di quadri.
• Morale – religioso
Aporti sostiene che la morale è strettamente collegata alla religione: se i bambini riescono a interiorizzare i precetti della Chiesa, riusciranno a esteriorizzarli e a diventare individui moralmente corretti.
Perciò l’insegnamento religioso è posto alla base dell’educazione morale e consiste nella recitazione di preghiere e nella lettura di passi biblici, accompagnati dalla visione di quadri e stampe a colori; implica, inoltre l’obbedienza delle regole.
Aporti valorizza inoltre l’imitazione: ai bambini vanno presentati modelli esemplari.
Le punizioni erano completamente escluse e i castighi comprendevano: ammonimenti, privazione del gioco e della ricreazione, esclusione temporanea dal gruppo.
La concezione scolastica di Aporti è stata criticata da molti studiosi poiché gli asili aportiani sono affini alle scuole elementari per metodi, orari, programmi (basti pensare all’anticipazione di lettura, scrittura e calcolo) e il gioco di fatto non ha quell’attuazione e rilevanza sostenuta da Aporti.
Tuttavia bisogna tener conto che nel primo Ottocento la maggior parte dei bambini non andavano più a scuola dopo la frequenza dell’asilo, ma erano precocemente avviati al lavoro.
Le scuole aportiane si diffusero ampiamente ma nell’ultima parte del secolo iniziarono ad essere sostituite dai Giardini d’infanzia di Froebel, più attenti alle esigenze psicologiche dei bambini.
L’educazione infantile e Ferrante Aporti
Le prime iniziative scolastiche rivolte all’infanzia furono avviate in Inghilterra e in
Francia durante il diciannovesimo secolo. Tra i principali pedagogisti che ne furono
artefici ricordiamo: Owen e Wilderspin.
In Italia, le prime scuole per l’infanzia rivolte alle classi sociali povere, si
Ferrante Aporti,
svilupparono a partire dagli anni Venti. Il principale esponente fu
un sacerdote che dava molta importanza alla formazione precoce dei bambini piccoli
e dei primi insegnamenti, in modo da creare le condizioni migliori per il successivo
sviluppo.
Secondo il pedagogista le difficoltà incontrate dai bambini nelle scuole elementari
erano causate da:
Un’inadeguata preparazione prescolastica;
Cattive abitudini acquisite in famiglia;
L’inadeguatezza delle “sale di custodia” a cui ricorrevano le madri che
dovevano lavorare. In questi luoghi i bambini erano obbligati a stare seduti,
senza muoversi, in stanze impestate da aria malsana. Le lezioni erano frontali
e i maestri non avevano un’adeguata preparazione.
Perciò Aporti creò una scuola destinata ai bambini dai 2 ai 6 anni che li preparasse
all’istruzione elementare. Inizialmente la scuola aportiana era riservata ai bambini
maschi delle classi agiate, ma poi fu estesa anche ai ceti più umili e alle bambine. Il
programma scolastico era basato sulla formazione graduale della personalità,
attraverso lo sviluppo di vari aspetti:
Aporti afferma che l’educazione si deve basare sulla formazione di tre
aspetti:
Fisico
Aporti afferma che gli uomini deboli e malati sono inutili allo Stato e a se
stessi.
Infatti, un corpo sano è un presupposto per una mente sana: quando il fisico è
debole, le facoltà cognitive ne risentono.
Per questo motivo il pedagogista promuove l’attività fisica e gli esercizi ginnici
negli asili, ma senza imposizioni. I bambini non devono essere obbligati, ma
svolgere attività fisica per il semplice piacere di farlo. Inoltre, Aporti dà una
grande importanza alla pulizia, alla cura del corpo e ad un’alimentazione sana.
Intellettivo
L’istruzione si deve adeguare alle fasi dello sviluppo del bambino e utilizzare il
metodo esperienziale, facendo sempre riferimento al concreto.
Per Aporti era fondamentale l’apprendimento della lingua nazionale poiché i
bambini vivevano in un ambiente dialettofono e, secondo il pedagogista, i
dialetti rendono gli uomini stranieri gli uni gli altri. La lingua deve essere
insegnata principalmente attraverso la conversazione e la nomenclatura, che
consiste nel mostrare degli oggetti ai bambini e farne imparare i nomi a
memoria, in modo da associare immagine – parola – oggetto concreto.
I bambini imparavano il calcolo all’ultimo anno, attraverso la numerazione di