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Bibliografia e
riferimenti………………………………………………………………………………………………
..pag. 17 Cap. 1 Definizione di I.A.
"Il nuovo sforzo entusiasmante di
far pensare i computer... macchine "Lo studio di facoltà mentali
con la mente, in senso completo e attraverso l'uso di modelli
letterale" computazionali"
(Haugeland 1985) (Charniak e McDermott, 1985)
"[L'automazione di] attività che "Lo studio delle computazioni che
associamo al pensare umano, rendono possibile percepire,
attività come prendere decisioni, ragionare e agire"
risolvere problemi, apprendere..…" (Winston, 1992
(Bellman, 1978)
"L'arte di creare macchine che "Un campo di studio che cerca di
eseguono funzioni che richiedono spiegare ed emulare un
intelligenza se vengono eseguite da comportamento intelligente in
persone" (Kurzweil, 1990) termini di processi computazionali"
(Schalkoff, 1990)
"Lo studio di come far fare ai
computer delle cose che, "Il ramo dell'informatica che si
attualmente, le persone fanno occupa di automatizzare un 3
meglio" comportamento intelligente"
(Rich e Knight, 1991) (Luger e Stubblefield, 1993)
L’intelligenza artificiale è una delle scienze più recenti. Vi sono varie definizioni che
scienziati e filosofi attribuiscono all’I.A.(Intelligenza Artificiale), ma sicuramente la
più semplice è quella data dagli scienziati che parteciparono alla conferenza del
Dartmouth College di Hannover, nel New Hampshire , svoltasi nell’estate del 1956:
"far fare alle macchine delle cose che richiederebbero l'intelligenza se fossero fatte
dagli uomini".
Prima del ’56 non si era mai ufficialmente parlato di intelligenza artificiale, sebbene
già nell’antico Egitto o, più recentemente, nell’era vittoriana furono creati dei
calcolatori meccanici (seppur molto primitivi) in grado di aiutare l’uomo in calcoli
più o meno complessi.
Perché allora si è cominciato a parlare di I.A.(abbr. di Intelligenza Artificiale) solo
durante la metà degli anni ’50?
La risposta è molto semplice: fino a quel periodo non vi erano macchine o
strumenti in grado di permettere sperimentazioni sull’intelligenza.
Con l’avvento della rivoluzione informatica (primi anni ’50) l’uomo inventò
macchine abbastanza potenti da permettere tali sperimentazioni: i calcolatori
elettronici, più comunemente chiamati computer.
Il fatto che l’avvento del computer abbia dato inizio alle sperimentazioni
sull’intelligenza artificiale, ha portato a far credere a molte persone che
l’informatica e l’intelligenza artificiale siano la stessa cosa, o che l’I.A. sia una
sottobranca dell’informatica.
In realtà lo studio teorico dell’intelligenza artificiale si evolve indipendentemente
dall’informatica ma il computer rimane tutt’oggi l’unica macchina che può simulare
la mente umana. Cap. 2 L’inizio della rivoluzione informatica
Alla fine della seconda guerra mondiale, le nazioni coinvolte non poterono non
notare come le nuove tecnologie influirono sull’esito del conflitto.
Nella corsa agli armamenti non contava più solo il numero di armi prodotte, ma si
cercava di produrre armi sempre più avanzate tecnologicamente. Si pensi ad
esempio all’invenzione (purtroppo) della bomba atomica, o dei razzi V2 usati dai
tedeschi per bombardare Londra.
Nonostante ciò la vera innovazione durante la seconda guerra mondiale, fu la
tendenza a dare un ruolo di primaria importanza all’informazione. I paesi coinvolti
si resero conto che conoscere in anticipo le mosse del nemico, sapere dove colpire
e avere un sistema di comunicazione efficiente erano prerogative essenziali per
poter vincere il conflitto. 4
Ecco quindi che per la prima volta veniva data alla scienza e all’informazione un
ruolo di importanza vitale.
I primi paesi ad abbracciare questa tendenza furono la Germania, gli U.S.A. e
l’Inghilterra. I 3 paesi cominciarono a finanziare gruppi di scienziati per la creazione
di calcolatori in grado di aiutare in qualche modo nello svolgersi conflitto. I tedeschi
inventarono Enigma, una macchina che permetteva di cifrare e decifrare
informazioni militari segrete che potevano quindi rimanere nascoste agli alleati.
La risposta inglese fu Colossus, un calcolatore elettro-meccanico (purtroppo
andato distrutto durante i bombardamenti di Londra) in grado di “svelare” in parte i
segreti di Enigma.
L’America finanziò invece un progetto di un calcolatore in grado di eseguire in 30
secondi (i calcolatori di allora erano lentissimi se si pensa alla velocità dei
calcolatori odierni) calcoli di natura balistica (traiettoria dei missili ect.) che
richiedevano ad un matematico un’intera giornata. Tale progetto diede a vita ad
ENIAC, il primo calcolatore elettronico a valvole che faceva uso del sistema binario,
ultimato però solo al concludersi della guerra. Il fatto che non dovesse più essere
usato per scopi militari permise agli americani di modificare ENIAC e di utilizzarlo
per varie sperimentazioni di tipo scientifico. Con l’inizio della Guerra Fredda infatti
la scienza, l’informazione e la conoscenza assunsero un ruolo ancora più
importante, e scopo degli U.S.A. era detenere il primato anche in questi campi, non
solo in quello militare.
Al progetto ENIAC si unirono nuovi scienziati e ricercatori, tra cui John Von
Neumann, ideatore del modello logico funzionale alla base di tutti i calcolatori
odierni. Neumann modificò ENIAC seguendo il suo modello e lo rese più facilmente
programmabile. La
programmazione di
ENIAC richiedeva infatti
la modifica di interi
circuiti, e il calore
sprigionato dalle valvole
faceva si che si
guastasse in media ogni
5 ore.
Al progetto ENIAC ne
seguirono altri, che
diedero luce a nuovi
calcolatori dalle
dimensioni sempre più
ridotte, grazie anche
all’invenzione del
transistor. La rivoluzione
informatica era appena
cominciata, eppure già
alcuni scienziati cominciarono a pensare come rendere queste macchine 5
“intelligenti”. Tra questi vi era lo scienziato Alan Turing, inventore del famoso
omonimo test. Cap. 3 Cos’è l’intelligenza?
Per poter costruire una macchina intelligente bisognava innanzitutto definire cos’è
l’intelligenza e, in seguito, stabilire se la macchina costruita è effettivamente
intelligente.
La definizione di intelligenza è stata per anni, e lo è tutt’oggi, materia di dibattito
fra numerosi filosofi e scienziati. Non vi è infatti una definizione di intelligenza vera
e propria, ma esistono due correnti di pensiero principali: quella dell’I.A. forte e
quella dell’I.A. debole.
L’ intelligenza artificiale forte, sostenuta dai funzionalisti, ritiene che un
computer correttamente programmato possa essere veramente dotato di una
intelligenza pura, non distinguibile in nessun senso importante dall'intelligenza
umana. L'idea alla base di questa teoria è il concetto che risale al filosofo empirista
inglese Thomas Hobbes, il quale sosteneva che ragionare non è nient'altro che
calcolare: la mente umana sarebbe dunque il prodotto di un complesso insieme di
calcoli eseguiti dal cervello;
L’ intelligenza artificiale debole, sostiene invece che un computer non sarà mai
in grado di eguagliare la mente umana, ma potrà solo arrivare a simulare alcuni
processi cognitivi umani senza riuscire a riprodurli nella loro totale complessità.
Se determinare cos’è l’intelligenza è molto complicato, ancor di più lo è
determinare se una macchina è pensante o meno. Tra i vari metodi inventati per
questo scopo, sicuramente il più importante è il test di Turing che, nonostante
non sia mai stato superato da alcun calcolatore, è considerato da molti studiosi
piuttosto inaffidabile. Per questo motivo più che determinare se il calcolatore è
effettivamente intelligente, il test viene usato per determinare il livello di
intelligenza del calcolatore.
Il test di Turing consisteva in questo:
un uomo molto intelligente (l’Esaminatore) fa domande e riceve risposte tramite un
circuito telescrivente. All’altro estremo del circuito un uomo, che da le risposte con
intelligenza umana, manovra per una parte del tempo la telescrivente, ma durante
il resto del tempo le risposte le da la macchina. L’esaminatore sa che le risposte
provengono a dall’uomo o dalla macchina, ma non ha indizi per sapere chi dei due
sta rispondendo. Scopo dell’esaminatore e porre domande di cui è sicuro che la
macchina non riesca a rispondere. Se la macchina riesce a rispondere facendo
credere all’esaminatore che la risposta provenga dall’uomo, alla macchina viene 6
attribuito un punteggio. La somma dei punti ottenuti determina il livello di
intelligenza della macchina.
Cap. 4 Le prime I.A. (anni ’50-‘60)
Come tutte le scienze, anche l’Intelligenza Artificiale ha avuto una sua evoluzione
nel corso del tempo.
I primi calcolatori, quali ENIAC e Colossus, si limitavano ad eseguire calcoli sulla
base di istruzioni date passo-passo da un programmatore esperto. Non vi era
alcuna “iniziativa” presa dal calcolatore e di certo la semplice esecuzione
meccanica di calcoli (seppur a velocità elevate) non bastava per poter definire una
macchina “pensante”.
Ciò che comunque rende intelligente un calcolatore è soprattutto il programma (o
l’algoritmo) che manda in esecuzione. Immaginiamo ad esempio di avere due
computer identici: uno manda in esecuzione un programma per effettuare somme
algebriche, l’altro invece un programma che dimostra teoremi. Benché i due
computer abbiano le stesse caratteristiche tecniche il secondo appare più
intelligente, poiché non si limita alla semplice esecuzione meccanica di calcoli, ma
ragiona sui dati in ingresso in modo da poter dimostrare un certo teorema. 7
La difficoltà iniziale a realizzare algoritmi e programmi intelligenti era dovuta al
fatto che non esistevano linguaggi di programmazione veri e propri ma si operava a
livello macchina, modificando il circuito del calcolatore stesso o utilizzando schede
perforate, con difficoltà e tempi di programmazione elevati.
Con l’invenzione dei linguaggi di alto livello, ne furono ideati alcuni studiati
appositamente per le intelligenze artificiali. I più famosi sono il LISP e il PROLOG.
Quest’ultimo in particolare è stato semplificato in modo da poter essere usato e
capito anche da chi non è un esperto programmatore. L’intelligenza artificiale è
infatti un campo a cui partecipano studiosi di diverse discipline quali filosofia,
matematica, psicologia e non solo informatica.
La semplicità d’uso dei linguaggi di alto livello permise di creare i primi programmi
che permettessero ai computer di emulare il pensiero umano. Veniva considerata
intelligenza artificiale, il calcolatore in grado di osservare, confrontare ma
soprattutto imparare.
Uno dei primi programmi (e forse anche il più famoso) considerati “intelligenti”, fu
quello ideato dal dr. Arthur Samuel per giocare a dama. Il programma, scritto in
assembly e fatto girare su un IBM 7094, rimase famoso nella storia dell’I.A. per aver
battuto nel 1962 il campione di dama Robert Nealey, il quale non perdeva una
partita da ben 8 anni.
La dama è il tipico gioco che implica un certo sforzo per la mente umana, e il solo
fatto che il calcolatore riuscisse a giocare e a ragionare sulle mosse da compiere
(quindi anche osservando le mosse dell’avversario) , era un enorme passo avanti
per l’epoca. Il programma ideato da Nealey però fu importantissimo perché fu uno
dei primi ad apprendere. Quando Nealey programmò il calcolatore infatti, non
fece altro che inserire le regole base del gioco e quelle istruzioni per memorizzare
le sequenze di gioco . La prima volta che il programma fu mandato in esecuzione, il
calcolatore si comportava come un principiante, e persino un bambino poteva
batterlo. Man mano che giocava però memorizzava su un nastro sia le mosse che
permettevano di avanzare e guadagnare qualche pezzo, sia quelle in cui perdeva, e
col passare del tempo era in grado di realizzare strategie di gioco sempre più
complesse. Dopo migliaia di partite fu in grado di battere il suo stesso creatore che