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Informatica - Le reti neurali artificiali
Fisica - La scoperta del legame tra Teoria dei giochi e Fisica quantistica
Inglese - Frankenstein, or the modern Prometheus
Italiano - Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Attualità - Rex, il primo uomo bionico
A questo punto ci si può domandare:
Dato che il sistema nervoso centrale è capace di
elaborare informazione in maniera efficiente e in tempi
brevissimi, e …
Dato che il sistema nervoso centrale è costituito
fondamentalmente da neuroni, allora …
Come possiamo “tradurre” il complesso
comportamento prima esposto in un modello di
calcolo?
In altre parole, quali sono le caratteristiche essenziali della
struttura e del comportamento di un neurone biologico che
ci permettono di “costruire” un sistema di calcolo che può, in
qualche misura, simulare il sistema nervoso centrale?
Intelligenza artificiale: fino a che punto una macchina può assomigliare all’uomo? 11
Elisa Spada classe V BL A.S. 2014-2015
Le reti neurali artificiali
Le reti neurali artificiali sono dei
sistemi di elaborazione
dell'informazione che cercano di
simulare all'interno di un sistema
informatico il funzionamento dei
sistemi nervosi biologici che sono
costituiti da un numero molto elevato
di cellule nervose (o neuroni)
collegati tra di loro in una complessa
rete. Ogni neurone è collegato
mediamente con una decina di
migliaia di altri neuroni; le connessioni risultano quindi essere centinaia di miliardi. Il
comportamento intelligente emerge dalle numerose interazioni tra le unità interconnesse.
Alcune di queste unità ricevono informazioni dall'ambiente, altre emettono risposte
nell'ambiente ed altre ancora comunicano solamente con le unità all'interno della rete:
esse sono definite rispettivamente:
Unità di ingresso (input layer),
Unità di uscita (output layer)
Unità nascoste (hidden layer).
Ciascuna unità svolge un'operazione molto semplice
che consiste nell’attivarsi se la quantità totale di
segnale che riceve supera una certa soglia di
attivazione. Quando un'unità si attiva, emette un
segnale che viene trasmesso lungo i canali di
comunicazione fino alle altre unità cui è connessa; ciascun punto di connessione agisce
come un altro che trasforma il messaggio ricevuto in un segnale eccitatorio od inibitorio,
aumentandone o diminuendone nel contempo l'intensità a seconda delle caratteristiche
individuali. Intelligenza artificiale: fino a che punto una macchina può assomigliare all’uomo? 12
Elisa Spada classe V BL A.S. 2014-2015
Il legame input-output, ovvero la funzione di trasferimento della rete, si ottiene da un
processo di apprendimento non programmato, che si basa su dati empirici.
Il processo può essere:
Supervisionato (supervised learning), se
si dispone di un insieme di dati per
l'addestramento, comprendente
esempi tipici di ingressi con le uscite loro
corrispondenti. L’obiettivo consiste nella
previsione del valore di uscita per ogni
valore valido di ingresso, basandosi
soltanto su un numero finito di esempi di
corrispondenza (coppie di valori input- Hiro il robot giapponese mentre interagisce con una tazza
output). La rete viene addestrata
mediante un opportuno algoritmo (backpropagation); se ha successo, impara a
riconoscere la relazione incognita che lega le variabili d'ingresso a quelle d'uscita,
e può quindi fare previsioni anche nel caso in cui l’uscita non sia nota a priori.
Non supervisionato (unsupervised
learning); si basa su algoritmi
d'addestramento riferiti ad un insieme di
dati che include le sole variabili
d'ingresso, senza fornire alcuna
indicazione sui valori di output. Tali
algoritmi raggruppano i dati d'ingresso
ed individuano opportuni cluster per Robot di Asimov
rappresentarli.
Per rinforzo (reinforcement learning), un paradigma
più realistico e flessibile dei precedenti, in cui la rete
interagisce direttamente con l'ambiente esterno
che risponde attraverso stimoli positivi o negativi
(“premi” o “punizioni”) che guidano l'algoritmo nella
fase di apprendimento; la rete viene quindi
adattata in modo da aumentare le probabilità di
ottenere dei “premi” e diminuire quelle di ricevere
“punizioni”; Icub, il robot con le capacità cognitive e
l'aspetto di un bambino di 4 anni
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Elisa Spada classe V BL A.S. 2014-2015
Come quelle biologiche, le reti neurali artificiali sono composte da un certo numero di
unità processanti che operano simultaneamente, i neuroni artificiali o neurodi e possono
essere ripartite in più sottoinsiemi della rete, chiamati “strati”, che comunicano tra loro
attraverso delle connessioni simili alle sinapsi biologiche.
In base all'organizzazione di tali connessioni avremo:
Reti totalmente connesse, dove ogni neurone di uno strato è connesso ad ogni
neurone di un altro strato;
Reti parzialmente connesse, dove ogni neurone di uno strato è connesso ad un
particolare sottoinsieme di neuroni di un altro strato;
Caratteristiche generali delle reti neurali
Per quanto riguarda le caratteristiche generali delle reti neurali, si può riassumere dicendo
che esse sono in grado di:
Apprendere per esempi, come si è detto parlando del paradigma di
apprendimento supervisionato;
Generalizzare le soluzioni apprese, ovvero rispondere correttamente a stimoli simili a
quelli usati durante l'addestramento;
Astrarre nuove soluzioni, ossia rispondere correttamente a stimoli diversi da quelli
usati per l'addestramento;
Trattare dati “rumorosi”, cioè rispondere correttamente anche in presenza di dati
alterati o parziali.
Svantaggi
Gli svantaggi delle reti neurali sono:
Incapacità di rendere conto dell’elaborazione: non si può capire perché ha dato
quel risultato specifico;
Non si può descrivere e localizzare la conoscenza memorizzata nella rete;
Tecniche di addestramento sofisticate che richiedono molto tempo di calcolo;
Non sempre esiste una rete che risolve il problema, perché non sempre esiste un
algoritmo di apprendimento che converge dando un output della rete con basso
errore;
I valori di output non sono precisi, ma hanno un margine in cui possono variare;
Serve una casistica di esempi molto ampia per ottenere un buon apprendimento
e un basso errore di output.
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Confronto reti neurali biologiche e reti neurali artificiali
Reti neurali biologiche Reti neurali artificiali
Lavorando in parallelo, sono in grado di Ogni dato viene elaborato singolarmente ed in
trattare molti dati contemporaneamente. successione. Sono sistemi con una buona
immunità al rumore26; se alcune unità
funzionano male, la rete subisce delle riduzioni
di prestazioni, ma difficilmente si blocca.
Gli essere umani accedono alle proprie Ogni dato nella memoria dei calcolatori è
memorie in base al contenuto: sono in grado identificato da un indirizzo che viene utilizzato
di recuperare un ricordo semplice in base a dal processore centrale per recuperare le
qualche indizio parziale o ad un attributo (un conoscenze necessarie allo svolgimento di un
profumo, una voce, ...). certo compito.
Non hanno bisogno di essere programmati per Devono essere programmati per svolgere un
svolgere un compito; imparano compito.
autonomamente in base all'esperienza o con
l'aiuto di un istruttore esterno.
“Non c’è’ alcun modello del cervello più semplice del cervello stesso”
John von Neuman
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La scoperta del legame tra
Teoria dei giochi e
fisica quantistica
La Teoria dei giochi
Una delle aree più interessanti in cui l’intelligenza
artificiale opera è quella dei giochi, in quanto si cerca di
capire come una macchina può “analizzare” una
situazione e come può arrivare ad un risultato vincente.
Ma che cos’è la Teoria dei Giochi e di cosa si occupa?
La Teoria dei Giochi (TdG) è una disciplina di cui si sente
parlare con una certa frequenza. Ma che cos’è
realmente?
La si può definire come una scienza matematica che
Analizza situazioni di conflitto e
Ne ricerca soluzioni competitive e cooperative
tramite modelli;
Ovvero si tratta di uno studio delle decisioni individuali in situazioni in cui vi sono interazioni
tra i diversi soggetti, tali per cui le decisioni di un soggetto possono influire sui risultati
conseguibili da parte di un rivale.
Nei modelli della "Teoria dei Giochi", tutti devono essere a conoscenza delle regole del
gioco, ed essere consapevoli delle conseguenze di ogni singola mossa, che viene
chiamata "strategia".
In dipendenza dalle strategie adottate da tutti i giocatori, ognuno riceve un "pay-off"
(vincita finale).
La teoria dei giochi si occupa di situazioni in cui più decisori interagiscono.
Esempi di situazioni di questo tipo sono:
Due individui che giocano a scacchi;
La compravendita di una casa;
La regolamentazione di mercati;
Robottini medio-intelligenti cui sono affidati compiti di sorveglianza;
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I decisori coinvolti hanno, ciascuno, un controllo parziale sulla situazione, e l'esito dipende
dal complesso delle decisioni prese da tutti i decisori coinvolti, che sono tipicamente
intelligenti: sono cioè in grado di comprendere la situazione che stanno fronteggiando,
creandosene uno schema mentale.
La Teoria dei giochi classica assume di avere a che fare con decisori infinitamente
intelligenti.
John Forbes Nash e la Teoria dei Giochi
John Nash deve la sua fama allo sviluppo della cosiddetta “Teoria dei Giochi” che viene
tutt’ora studiata in tutte le università del mondo e che, nel corso degli anni, si è sviluppata
grazie al genio di molti economisti e matematici. Attraverso il famoso esempio del
“Dilemma del Prigioniero”, è possibile sviluppare in maniera semplice e intuitiva la “Teoria
dei Giochi” di John Nash: Due criminali vengono accusati di aver compiuto
una rapina. La polizia non ha prove sufficienti per
trovare il colpevole e, dopo aver rinchiuso i due
prigionieri in due celle diverse, interroga entrambi
offrendo loro le seguenti
prospettive: confessare l’accaduto (C),
oppure non confessare (NC).
Precisando che:
1. Se solo uno dei due confessa, chi ha con