Concetti Chiave
- Nel periodo post-unitario, una commissione ministeriale guidata da Manzoni si occupava dell'unità linguistica in Italia, a fronte dell'uso prevalente dei dialetti e dell'alto tasso di analfabetismo.
- La scelta del fiorentino contemporaneo come lingua comune fu sostenuta da Manzoni, Carcano e Bonghi, per consolidare l'identità nazionale attraverso un idioma condiviso.
- La questione della lingua era vista come un problema politico fondamentale per l'unificazione nazionale, oltre che amministrativa, giuridica e militare.
- Le proposte di risoluzione miravano a un impatto sociale ampio, utilizzando principalmente la stampa e l'educazione per diffondere la lingua toscana.
- Firenze divenne un centro di attrazione per l'istruzione linguistica, con premi e sussidi per formare insegnanti che potessero diffondere la lingua in tutta Italia.
Indice
La Commissione Ministeriale e Manzoni
Dopo l’Unità d’Italia, venne istituita una commissione ministeriale con lo scopo di occuparsi della questione dell’unità linguistica, in quanto, nonostante la fondazione del Regno nel 1861, i vari territori privilegiavano comunque i propri dialetti e il tasso di analfabetismo appariva ancora estremamente elevato. Il presidente di questa commissione era Alessandro Manzoni, che nel 1868 scrisse un documento indirizzato al ministro della pubblica istruzione, che al tempo era Emilio Broglio, e che subito dopo venne anche pubblicato sulla “Nuova Antologia”.
Proposte Linguistiche e Sostenitori
Nell’introduzione viene esposta la ragione della scelta linguistica del fiorentino contemporaneo, sottolineando la necessità di provvedere alla compilazione di un vocabolario d’uso, segue una serie di proposte concrete, il cui principale sostenitore fu Giulio Carcano, letterato di origine lombarde. Inoltre, l’introduttiva appendice applicativa fu firmata anche dal cattedratico e politico di origini napoletane Ruggero Bonghi, vicino a Manzoni e membro anche lui della sezione milanese della commissione ministeriale.
L'Importanza dell'Unità Linguistica
Agli occhi di due uomini cresciuti nel periodo del Rinascimento come Manzoni e Carcano, la vecchia e dibattuta questione della lingua e dell’unità ad essa collegata, non appare più come una sorta di disputa tra letterati per la definizione di un codice estetico, bensì un vero e proprio problema politico di rilevanza cruciale perché parlare la stessa lingua è uno dei requisiti indispensabili per sentirsi realmente membri della medesima comunità nazionale. L’unificazione amministrativa, giuridica e militare italiana non poteva infatti essere considerata abbastanza da sola a fare di un popolo una nazione, in quanto la coscienza dell’identità nazionale passa necessariamente attraverso l’utilizzo comune dello stesso idioma.
Strumenti per la Diffusione Linguistica
Considerando dunque un obiettivo così nobile ed estremamente rispettoso, tutte le proposte di risoluzione avanzate mirano ad avere la più vasta incidenza sociale, nei limiti consentiti dagli strumenti a disposizione che nella seconda metà dell’Ottocento si riducevano a due:
1. Sistema di comunicazione, in particolare la stampa
2. Sistema di educazione, in particolare la scuola
Diffusione della Lingua Toscana
Si spiegano così l’attenzione riservata ai libri, ai giornali, avvisi e atti pubblici, nonché la divulgazione tecnico scientifica, e il flusso di diffusione sempre più rapido e costante della lingua toscana nelle varie province d’Italia e, di conseguenza, l’attrazione rivolta al capoluogo toscano di Firenze, da ogni parte della penisola con anche l’istituzione di diversi premi e sussidi consegnati ai più meritevoli tra i futuri insegnanti, per periodi di formazione e soggiorno.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale della commissione ministeriale presieduta da Alessandro Manzoni?
- Quali erano le proposte linguistiche avanzate e chi le sosteneva?
- Perché l'unità linguistica era considerata cruciale per l'identità nazionale?
- Quali strumenti erano considerati fondamentali per la diffusione della lingua toscana?
L'obiettivo principale della commissione ministeriale era affrontare la questione dell'unità linguistica in Italia, promuovendo l'uso di una lingua comune per superare l'uso prevalente dei dialetti e l'alto tasso di analfabetismo.
Le proposte linguistiche includevano la scelta del fiorentino contemporaneo e la compilazione di un vocabolario d'uso. Giulio Carcano e Ruggero Bonghi furono tra i principali sostenitori di queste proposte.
L'unità linguistica era vista come essenziale per l'identità nazionale perché parlare la stessa lingua era considerato un requisito indispensabile per sentirsi parte della stessa comunità nazionale, oltre all'unificazione amministrativa, giuridica e militare.
Gli strumenti fondamentali per la diffusione della lingua toscana erano il sistema di comunicazione, in particolare la stampa, e il sistema di educazione, in particolare la scuola.