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Concetti Chiave

  • Zola sostiene che il romanziere debba osservare i personaggi in un contesto sociale specifico, come farebbe uno scienziato.
  • L'arte naturalista, secondo Zola, deve essere impersonale e documentaristica, senza l'intervento dell'autore.
  • Zola è innovativo nel focalizzarsi sul sottoproletariato, piuttosto che sui nobili e borghesi.
  • In Italia, il naturalismo si è evoluto nel verismo, rappresentato da autori come Capuana e Verga.
  • Verga, attraverso opere come "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo", esplora l'inevitabile fallimento dei tentativi di miglioramento sociale.

Indice

  1. Il ruolo del romanziere secondo Zola
  2. L'innovazione di Zola e il verismo italiano

Il ruolo del romanziere secondo Zola

Nell’opera Zola afferma che il romanziere come uno scienziato, deve collocare i personaggi con le loro caratteristiche genetiche, all’interno di un preciso contesto sociale, osservando cosa accade quando i personaggi sono posti in quel preciso contesto. Ciò implica che è come se il romanzo si facesse da sé, come se lo scrittore si limitasse a realizzare un documentario. Perciò l’arte secondo i naturalisti deve essere impersonale, senza l’intervento dell’autore. Secondo Zola, quindi, l’autore non deve fare da filtro, ma limitarsi a una visione documentaristica. Per lo più nelle opere di Zola traspare una forte esigenza di denunciare le condizioni critiche del proletariato.

L'innovazione di Zola e il verismo italiano

Di innovativo nelle opere di Zolà vi è infatti il fatto che per la prima volta l'autore si occupi del sottoproletariato e non più solamente di nobili e borghesi. In Italia le istanze del naturalismo si concretizzarono nel verismo, i cui principali esponenti furono Capuana e Verga. Le opere di Verga che segnarono il passaggio dal suo stile giovanile, che descriveva aspetti della vita borghese, al verismo furono Nedda (1874) e Vita dei campi (1880), quest’ultima raccolta di novelle ne comprende in particolare una: l’Amante di Gramigna, la quale presenta una prefazione in cui si afferma la necessità dell’impersonalità nell’opera. Verga concepì poi il Ciclo dei vinti: 5 romanzi con i quali cercò di dimostrare che ogni qualvolta che l’uomo tenta di migliorare la propria condizione sociale, fallisce. Lo scrittore riuscì a ultimarne solamente due: i Malavoglia (1881) e Mastro Don Gesualdo (1889). [In questo ciclo Verga si ispirò ai vinti che secondo lo stesso vengono sopraffatti dalla fiuma del progresso, che, da un lato è meravigliosa, ma dall’altro travolge le classi di minor estrazione sociale.]

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del romanziere secondo Zola?
  2. Secondo Zola, il romanziere deve agire come uno scienziato, collocando i personaggi in un contesto sociale preciso e osservando le loro reazioni, senza intervento personale, per denunciare le condizioni del proletariato.

  3. In che modo Zola ha innovato la letteratura?
  4. Zola ha innovato la letteratura concentrandosi sul sottoproletariato, piuttosto che su nobili e borghesi, influenzando il verismo italiano di Capuana e Verga.

  5. Quali opere di Verga segnano il passaggio al verismo?
  6. Le opere di Verga che segnano il passaggio al verismo sono "Nedda" (1874) e "Vita dei campi" (1880), con una particolare attenzione all'impersonalità nell'opera.

Domande e risposte

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