Concetti Chiave
- Il racconto ruota attorno alla vigilia di una disfida, dove il tema centrale è il conflitto tra patriottismo e il legame tra amore e morte.
- Il protagonista Ettore Fieramosca è in uno stato di sospensione emotiva, ignaro della vera situazione della sua amata Ginevra.
- Nonostante il torneo tra Spagnoli e Francesi si sia concluso in parità, tensioni persistono, in particolare con Diego García che rifiuta il verdetto.
- Brancaleone cerca di mantenere Ettore all'oscuro della verità su Ginevra per preservare la sua concentrazione sulla sfida imminente.
- Le riflessioni di Ettore durante la notte mostrano il suo dilemma tra dovere cavalleresco e sentimenti personali, mentre prepara disposizioni in caso di morte.
Indice
L'attesa e il patriottismo
Personaggi: don Diego García, don Consalvo de Cordòba, Brancaleone, Fra’ Mariano, Zoraide, Prospero Colonna, Fanfulla da Lodi, Ettore Fieramosca, Masuccio
Luogo: il palazzo di don Consalvo, l’isola di Sant’Orsola, la chiesa e la sacrestia dove è collocato il feretro con il corpo di Ginevra.
È la vigilia della grande giornata.
I temi che affiorano sono: il senso dell’attesa, il patriottismo, il rapporto fra amore e morte. Il paesaggio ha un aspetto lugubre perché è dipinto con toni scuri, come segno di quanto è veramente successo alla donna amata e che il protagonista ignora. Da notare una certa forma di “suspense” dovuta al fatto che Ettore si trova in una situazione che non conosce e che potrebbe scoprire all’improvviso.Il torneo e la tensione
Gli Spagnoli hanno accettato che il torneo amichevole combattuto contro i Francesi si sia concluso a parità di merito. Tutti accettano la decisione perché i Francesi hanno messo in atto una difesa ostinata, ma non Diego Garcìa il quale, inferocito, non si piega al verdetto, gridando che è vergognoso ritirarsi di fronte ad un nemico quasi vinto e si mette a lanciare delle grosse pietre in mezzo allo squadrone francese, senza, fortunatamente, colpire nessuno. Nonostante questo, la gara va avanti fino al tramonto. I Francesi continuano a dimostrarsi valorosi a tal punto che i giudici decretano di nuovo un uguale onore, riconoscendo che gli Spagnoli sono stati più valenti ed i Francesi più costanti. Si procede anche allo scambio dei prigionieri, due uomini per parte. Reduci dalla gara, gli Spagnoli sono rimproverati da don Consalvo perché non hanno saputo approfittare della loro superiorità sui Francesi dato che a lui brucia molto la mancata vittoria. Tuttavia, Diego Garcìa, dimostrandosi come nobile figura, interviene per difendere la squadra spagnola, anche se in campo i suoi richiami non erano mancati. Allora Consalvo termina il suo rimprovero, affermando di aver mandato i suoi soldati alla gara come i migliori.
Brancaleone e la verità nascosta
Il capitolo continua, riprendendo dal punto in cui la sera prima Inigo e Brancaleone si sono lasciati e quest’ultimo si avvia verso il monastero per avere notizie della salute di Ettore e informarlo sull’esito delle ricerche di Ginevra. Quando Brancaleone giunge al monastero, Ettore sta dormendo. Zoraide lo tranquillizza, dicendole che l’amico sta bene e che potrà combattere la disfida senza problemi; ora ha bisogno soltanto di riposarsi. Non gli dice nulla della ferita causata da un pugnale avvelenato e il giovane, notando qualcosa di poco naturale, interroga la ragazza a lungo senza ricavarne nulla di più. Brancaleone, prima di dirigersi verso casa, vuole passare dal castello di Barletta per avere notizie di Ginevra, ma trova il portone di accesso chiuso, per cui decide di rimandare la visita al giorno seguente.
Preparativi per la disfida
L’indomani, appena fatto giorno, corre di nuovo al castello. Sale le scale e non trovando nessuno a cui chiedere informazioni, si dirige verso la stanza dove la sera prima aveva lasciato la ragazza. Gli apre fra’ Mariano che gli racconta tutto quanto è accaduto. Brancaleone è preso da sgomento e dal dispiacere di vedere tanta sventura ricadere sull’amico, proprio in un momento in cui Ettore non era preparato ad affrontarla, sia per le condizioni di salute che per l’imminente disfida.
Esiste poi il problema di dire ad Ettore tutta la verità. Riflettendo, Brancaleone, ritiene opportuno non dirgli nulla, soltanto fargli sapere che Ginevra conta sull’onore italiano e che pregherà per lui e per i compagni.
Dopo questo, Brancaleone si reca alla dimora dei fratelli Colonna. Egli trova entrambi nel cortile mentre stanno ispezionando le armi, i cavalli e le bardature dei tredici italiani, in funzione della sfida dell’indomani. L’unico che manca è Ettore e nessuno sa nulla della sua assenza. A Prospero Colonna, adirato, Brancaleone risponde che Ettore sta per arrivare, mentre Fanfulla un po’ per sdrammatizzare e un po’ perché questo è il suo modo di fare, ridendo, dice che Ettore e in ritardo perché probabilmente ieri sera ha ballato troppo ed ha cercato di sostituire una donna con un’altra (= chiodo nuovo scaccia quello vecchio). Brancaleone gli si rivolge con veemenza, sottolineando di nuovo, sul suo onore, che Ettore sta per arrivare, anche se in cuor suo qualche dubbio lo ha. Alla fine, corre verso la spiaggia per vedere se l’imbarcazione di Ettore stia arrivando. Al momento di prendere il mare, intravede il battello di Ettore che sta accostando.
Saltato a terra, Ettore chiede subito a Brancaleone notizie di Ginevra e manifesta un impaziente desiderio di andare a farle visita. Brancaleone, che conosce bene i fatti, fa di tutto per dissuaderlo, facendo leva sul fatto che Prospero Colonna e gli altri dodici cavalieri lo stanno aspettando e che sarebbe un disonore farli attendere ulteriormente. Alla fine, dopo tanti sforzi, Brancaleone riesce a convincere Ettore che occorre dare la precedenza all’onore e al dovere. Mentre si incamminano verso la piazza, Brancaleone chiede ad Ettore informazioni sulla sua salute. Quest’ultimo sospetta che il pugnale fosse avvelenato, anche se Zoraide non gli ha detto nulla di chiaro a tal proposito. Egli pensa anche che, in tal caso, la ragazza gli abbia succhiato la ferita e che rischi lei di morire avvelenata.
Così parlando, i due giovani arrivano nel cortile e si presentano a Prospero Colonna.
Il controllo e le prove dei cavalli, delle armi e delle armature dura fino a mezzogiorno. Brancaleone fa in modo di distogliere Ettore dal pensiero di Ginevra, intrattenendolo su molti particolari della disfida e chiede a Prospero Colonna di fare lo stesso per tutta la giornata. Per questo motivo, il cuore di Ettore non può correre verso la donna amata. I due giovani parlano in continuamente della sfida, delle sventure degli Italiani e si danno coraggio uno con l’altro mostrando di essere più forti dei nemici. Dopo essersi lasciati per andare a riposare, Ettore, prima di salire in camera, va a dare un’occhiata alla stalla. Egli considera il suo cavallo, Airone, come un amico: gli parla con gentilezza e con amore, accarezzandolo e l’anima sembra capire e rispondere. Nel soliloquio col cavallo il clima di acceso nazionalismo riprende la sua funzione dominante e fa preparare il lettore alla tanto attesa disfida. Visto che tutto è a posto, Ettore si rivolge a Masuccio, il suo scudiero per impartirgli gli ultimi ordini.
Ettore e i suoi dubbi
Coricatosi, Ettore non riesce a prendere sonno e pensa che Brancaleone, impedendoli di vedere Ginevra, in realtà nasconda qualcosa, poi si ricrede e per allontanare da sé questi cattivi pensieri si alza e va a sedersi sulla terrazza, sotto la palma, come era sempre solito fare. Da questo luogo, egli scorge appena l’isola su cui sorge il monastero e gli sembra di udire un canto di salmi (ma che in realtà sono le preghiere funebri per Ginevra che Ettore crede ancora in vita). Di fianco al monastero nota una finestra con un lume sempre acceso, la cui visione non lo tranquillizza. Viene assalito da mille dubbi e soprattutto che Brancaleone non gli abbia detto la verità e che quindi a Ginevra sia successo qualcosa di grave, ma la ragione gli dice che si tratta solo di una illusione e per allontanare da sé questi pensieri funesti, si sforza di pensare alla disfida e che prima di tutto occorre pensare a farsi onore perché Ginevra sarà felice di sapere che i valorosi italiani hanno vinto. Se, invece, egli morirà durante la sfida, Ginevra resterà sola e non potrà contare nemmeno sull’aiuto del marito. D’altra parte, se egli rimanesse in vita, ma da vile, Ginevra lo rifiuterebbe. In caso di morte Ettore aveva già provveduto ad affidare la donna amata a Brancaleone, ma pensando che anche Brancaleone poteva essere ucciso, decide di scrivere una lettera a Prospero Colonna in cui egli scrive che i pochi suoi beni di Capua, alla sua morte vadano a Ginevra. Nel plico contenente la missiva aggiunge un’altra lettera per Ginevra, in cui raccomanda alla donna il suo servitore Masuccio e anche Zoraide, nel caso in cui non tornasse vivo dalla sfida. Egli è comunque convinto che in caso della sua morte, Ginevra verserà delle lacrime, ma sarà anche felice di sapere che egli è morto da valoroso. Nella conclusione, Ettore informa la donna che Grajano è a Barletta e che è a servizio dei Francesi. La lettera è breve perché, nel frattempo, l’ora dei preparativi è giunta. Infatti, compare Brancaleone già armato, accompagnato da Masuccio.
La messa e i pensieri di Ettore
Rivestito della sua armatura lucente, Ettore, insieme agli altri campioni si reca nella Chiesa di S. Domenico per assistere tutti insieme alla Santa Messa, celebrata da fra’ Mariano, anche alla presenza di Prospero Colonna. Abituati alla guerra e all’uso delle armi per atterrare gli eserciti nemici, anche il loro modo di pregare ha un qualcosa di valoroso, pur esprimendo i pensieri religiosi che essi nascondono nell’animo.
Secondo il costume romantico dell’epoca, l’atmosfera è dipinta in modo lugubre. Ettore è in piedi, immobile all’estremità del bancone, da cui si intravede l’interno della sacrestia. È proprio nella sacrestia che, ad un certo punto, viene trascinata una bara per poi essere ricoperta da un panno di velluto nero. Durante la cerimonia, Ettore non stacca mai gli occhi dalla bara, col pensiero che quello potrebbe essere il suo ultimo giorno di vita. Ripensa a quando aveva tolto Ginevra dalla sacrestia della Chiesa di Santa Cecilia. Non ha rimorsi se non quello di non aver avvertito a suo tempo Grajano d’Asti. Nel complesso, però, è tranquillo, accompagnato dal pensiero che avrebbe potuto affrontare la morte senza rimpianti.
Terminata la messa, i cavalieri si recano da Prospero Colonna per una colazione, dato che non è opportuno recarsi a combattere digiuni. Finita la colazione, tutti si ritrovano alla rocca dove il gran capitano li attende nella sala ballo per un saluto e per dir loro che li aspetta per cena. Alla cena sono invitati anche i cavalieri francesi perché se hanno dimenticato di soldi del riscatto (= somma che ogni prigioniero deve versare per riacquistare la libertà, armatura e cavallo compreso), almeno non si coricheranno digiuni.
Domande da interrogazione
- Quali sono i temi principali che emergono nella vigilia della grande giornata?
- Come si conclude il torneo tra Spagnoli e Francesi?
- Qual è il dilemma di Brancaleone riguardo a Ettore e Ginevra?
- Quali sono i dubbi di Ettore riguardo alla situazione con Ginevra?
- Come si prepara Ettore per la disfida e quali sono i suoi pensieri durante la messa?
I temi principali sono l'attesa, il patriottismo e il rapporto tra amore e morte, con un'atmosfera di suspense dovuta all'ignoranza del protagonista su eventi cruciali.
Il torneo si conclude con un pareggio, riconoscendo il valore degli Spagnoli e la costanza dei Francesi, nonostante l'insoddisfazione di don Consalvo e l'intervento di Diego García.
Brancaleone è indeciso se rivelare a Ettore la verità su Ginevra, preferendo non dirgli nulla per non distrarlo dalla disfida imminente.
Ettore sospetta che Brancaleone gli nasconda qualcosa su Ginevra e teme che le sue preoccupazioni siano fondate, ma cerca di concentrarsi sull'onore della disfida.
Ettore si prepara con determinazione, riflettendo sulla possibilità della morte e affidando i suoi beni a Ginevra. Durante la messa, pensa alla sua mortalità e al suo amore per Ginevra, mantenendo la calma di fronte alla possibilità di non sopravvivere.