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Post-Laurea triennale? Ecco cosa fare articolo

Come chiarire le idee su cosa fare dopo la laurea? Ci sono alcune considerazioni da fare per prendere la decisione giusta. Master, espatrio, specialistica o dottorato e ricerca?

Laurea. 110 e lode (se gli astri si allineano, ndr).
Università salutata. Ed ora? Uno dei dubbi amletici dei neo-laureati riguarda l'immediato futuro. Con la disoccupazione giovanile italiana alle stelle, il neo-laureato si affaccia per la prima volta al mondo reale, fatto di incertezze e di soluzioni provvisorie. La soluzione? In realtà non esiste. Bisogna solamente prenderne coscienza della propria volontà e decidere cosa fare. Ecco alcune alternative!

L’over education

L’occupazione sembra non essere la preoccupazione principale, tanto il quantitativo di anni che una persona debba investire per ritenentesi all’altezza di entrare nel mondo del lavoro. False pretese ed inadeguate aspettative portano la maggior parte degli studenti ad intraprendere una carriera universitaria di gran lunga superiore a quella richiesta per poter lavorare in Italia e all’estero. Spinti dalle famiglie che preferiscono fare sacrifici pur di non vedere i propri figli disoccupati, gli studenti di quasi tutte le facoltà pensano che più studiano e più sarà ricco il proprio curriculum e più facile sarà trovare lavoro; nulla di più errato.
Le aziende, gli enti pubblici e gli studi professionali ricercano specifiche figure con livelli di studio adeguati a responsabilità e retribuzione. La scelta di continuare gli studi oltre la triennale deve essere dettata da un’attenta analisi delle proprie capacità, del mondo del lavoro nel settore scelto e la situazione socio-economica del paese in cui si vorrà lavorare. Lo stesso discorso vale per i corsi di specializzazione che vengono frequentati per il semplice rilascio di un attestato di qualifica, spesso non va inserito nel curriculum, ma solo dimostrato all’atto pratico durante la prova di lavoro.

Master

I master sembrano spesso una collezione di titoli superflui che rallentano la selezione del personale nelle grandi aziende. Subito dopo la laurea è bene contattare le prime società e studi professionali per capire se come persone potreste essere soddisfacenti e quale contributo potreste dare all’interno dell’azienda e successivamente dichiarare la possibilità di investire personalmente su un master. Molte attività, soprattutto nel settore farmaceutico ed agro-alimentare, offrono ai propri dipendenti la possibilità di frequentare master di altissimo livello a spese del datore di lavoro.
Buttarsi a capofitto su di un master, conclusa la specialista, non farà altro che slittare ulteriormente l’ingresso nel mondo del lavoro. Diverse sono le situazioni nelle quali l’attività che si vuole svolgere ha per prassi almeno due master a curriculum. La tendenza degli uffici risorse umane è quello di capire perché uno neo-laureato abbia frequentato per così tanti anni senza interruzioni, stage o esperienze lavorative. Spesso vale di più un’estate passata a lavorare come cameriere all’estero che un intero semestre di specializzazione, questo perché all’atto pratico le aziende vogliono assumere dipendenti in grado di esser produttivi sin da subito. Puntare sulle capacità di problem solving piuttosto che un titolo in più è 4 volte su 5 più fruttifero.

Espatrio

Un secondo erasmus a proprie spese o una ricerca lavorativa? Prendersi un anno, magari cercando qualche lavoretto on-line o tramite un visto di working holiday in Canada, potrebbe essere una scelta vincente. A conti fatti varrà molto di più un anno passato all’estero, verificabile, che una specialistica priva di esperienza sul campo. Sulla questione “fuga dei cervelli” ci sarebbe molto da dire, ma le opportunità lavorative offerte in campi scientifici ed ingegneristici sono di gran lunga più frequenti al di fuori dell’Italia che nel bel Paese, così come in abito di ricerca filosofica e umanistica. Fare un profondo esame di coscienza e verificare le reali opportunità lavorative può essere un vantaggio, magari scegliendo mete attualmente non inflazionate come Regno Unito e Australia.
Paesi come la Svezia, la Cina e la Nuova Zelanda possono regalare opportunità enormi agli universitari italiani privi di specialistica oppure con diversi anni di studio alle spalle e con qualifiche al di sopra della media. Insomma, guardare all’estero è un’opportunità da prender e in considerazione anche come piccola esperienza di 6 o 12 mesi. Un certificato di conoscenza della lingua può essere richiesto in diversi ambiti, ma se la scelta è quella di prendersi un anno sabbatico e di provare piccoli lavoretti per poi specializzarsi una volta rientrati in Italia, anche mete più vicine come l’Irlanda e la Scozia o l’Inghilterra possono offrire un ottimo ricircolo di lavoro.

Biennio specialistico

Il biennio specialistico non è strettamente legato alla facoltà frequentata durante il triennio. Spesso rimane una scelta saggia quella di integrare discipline complementari fra loro, come giurisprudenza e giornalismo o filosofia e scienze psicologiche. È bene valutare quale lavoro si vorrà fare, con quale responsabilità, quali sono le caratteristiche personali e del paese in cui si vorrà esercitare la professione.
Molte volte sembra una scappatoia alla disoccupazione, che vede moltissimi laureati ad una triennale spendibilissima sia in Italia che in tutta Europa, perdere letteralmente tempo dietro una specializzazione futile sia ai fini culturali che lavorativi, perché diverse università italiane – anche fra le più rinomate – offrono bienni specialistici che ricalcano in tutto e per tutto il triennio. L’aggiunta di laboratori o frequenza obbligatoria a differenza di alcuni corsi triennali riesce a stimolare lo studente a divenire un futuro lavoratore costante negli impegni e nelle presenze, ma quanto realmente sarà utile? Solo un’attenta analisi di quello che offre il settore prescelto potrà rispondere a questa domanda.