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terremoto irpinia 1980Nella serata di domenica 23 novembre 1980 un violento terremoto colpì la Campania centrale e la Basilicata, estendendosi fino a investire anche parte della provincia di Foggia. L’epicentro fu identificato tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania.

Non fu subito chiaro che la scossa avesse provocato ingenti danni, ma quando le notizie iniziarono ad arrivare il quadro si fece preoccupante con comprovate lesioni gravi alle abitazioni, alle infrastrutture e non in ultimo alle persone: furono 280.000 gli sfollati, 8.848 i feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 i morti totali.

Il terremoto in Irpinia: 42 anni dalla catastrofe

Il sisma fu classificato come magnitudo di grado 6.9, X grado della scala Mercalli, e durò circa 90 secondi. Fu stabilito in seguito che l’ipocentro si trovasse a circa 10 km di profondità.

Il sisma colpì un'area di 17.000 km², estesa tra l'Irpinia e il Vulture, coinvolgendo le province di Avellino, Salerno e Potenza. Anche se in realtà gli effetti della scossa furono di molto più estesi, comprendendo una zona assai più vasta e interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola, tanto da interessare anche diversi edifici di Napoli tra quelli fatiscenti o lesionati da tempo, comprese le vecchie abitazioni in tufo.

Le comunicazioni allora non erano efficaci e immediate come siamo abituate a pensarle ora, e per questo i primi telegiornali parlarono semplicemente di una “scossa di terremoto in Campania”. A notte inoltrata si cominciò a evidenziare la più vasta entità del sisma, ma in realtà, i danni vennero identificati meglio grazie al volo di un elicottero decollato nella mattinata del 24 novembre che aiutò a comprendere meglio le effettive dimensioni del disastro.

Solo dopo cinque giorni dal terremoto i soccorsi arrivano più o meno ovunque. I motivi del ritardo furono molteplici: dalla difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell'entroterra, dovuta all'isolamento geografico delle aree colpite e al crollo di ponti e strade di accesso, al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, fino all’assenza di organizzazione da parte della protezione civile.

L’assenza dei soccorsi venne ribadita anche dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che fu tra i primi a recarsi sui luoghi della tragedia, nonostante la visita fosse stata sconsigliata dall’allora Presidente del Consiglio, Forlani. Di ritorno dall’Irpinia, il Capo dello Stato tenne un discorso alla Nazione nel quale sollevò proprio la questione dei mancati aiuti tempestivi, aiuti che riuscirono ad arrivare in tutte le zone colpite solo a distanza di cinque giorni.

“Un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli, che mai dimenticherò, di dolore e di disperazione in quei paesi – pronunciò il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini nel famoso discorso che tenne in quell’occasione a reti unificate -. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”. Le parole del Presidente però non furono inascoltate, ma anzi provocarono una grande mobilitazione nazionale in favore delle zone terremotate, dove migliaia di giovani si recarono per offrire il proprio aiuto alla popolazione colpita dal sisma.

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