Paolo.Ferrara
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Ci ha lasciato all’età di 41 anni la star del basket Kobe Bryant, vittima di un incidente in elicottero a Calabasas, zona a nord-ovest di Los Angeles. La polizia di Los Angeles ha comunicato che tra le vittime c’era anche la figlia Gianna Maria di 13 anni. È stato considerato una delle più grandi icone dello sport degli anni a cavallo fra il 90 e il 2000, occupando il vuoto che nei cuori e sui teleschermi aveva lasciato Michael Jordan quando ha smesso di giocare. Kobe Bryant è stato un campione non solo per il suo talento ma anche per la sua grande personalità. Ecco delle curiosità sull’atleta e le gesta sportive più importanti in suo ricordo.

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Kobe Bryant: le cose che non tutti sanno sulla stella della NBA

Tra gli sportivi più conosciuti al mondo, la sua carriera è ritenuta una delle migliori nella storia dello sport professionistico. Ecco delle curiosità sul campione.

  • Il 4 marzo 2018 ha vinto il Premio Oscar per Dear Basketball insieme al regista e animatore Glen Keane nella categorica miglior cortometraggio d’animazione. Il corto è basato sulle lettere scritte dal giocatore pubblicate il 29 novembre 2015 sul The Players' Tribune, in cui annunciò il suo ritiro dal mondo della pallacanestro. Durante la premiazione ha ringraziato la famiglia dicendo in italiano: "Ti amo con tutto il mio cuore"
  • Bryant ha vissuto circa sette anni in Italia, dai 6 fino ai 13 anni di età. Durante la sua permanenza in Italia si spostava nelle varie città dei club per i quali il padre giocava: Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia. Per questo era molto fluente in italiano.
  • Ha raggiunto dei record assoluti: unico giocatore nella storia NBA ad aver segnato 60 punti nella sua ultima partita da professionista, unico giocatore nella storia NBA a segnare almeno 600 punti nella postseason per tre anni consecutivi (2008, 2009, 2010), maggior numero di recuperi negli All Star Game: 37 (a pari merito con Michael Jordan), più giovane giocatore ad avere vinto lo Slam Dunk Contest: (18 anni e 175 giorni) l'8 febbraio 1997
  • Nel 1996 è diventato il giocatore più giovane della storia della NBA. Aveva solo 18 anni, 2 mesi e 11 giorni. Durante la prima stagione a Los Angeles Bryant partì come riserva di Eddie Jones e di Nick Van Exel; in febbraio vinse lo Slam Dunk Contest precedendo Chris Carr e Michael Finley
  • Ha vinto due medaglie olimpiche e ha avuto cinque vittorie nei campionati della NBA
  • Kobe Bryant: la carriera del campione

    All’età di 17 anni decise di lasciare il percorso di studi al college per dedicarsi alla sua passione: il basket. Nel 1996 fu scelto al 13esimo porto draft dagli Charlotte Hornets che lo cedettero, poi, ai Lakes. Sara qui che incontrerà Shaquille O’Neal, con il quale formerà una delle coppie più famose della storia del basket. Dopo aver vinto nel 1997 la gara di schiacciate all’All Star game, diventò titolare e in definitiva uno dei giovani più forti della lega. Grazie a Phil Jackson, storico allenatore di Chicago Bulls di Michael Jordan, arriverà alla vittoria della stagione del titolo NBA dopo le finali contro gli Indiana Pacers. Ha lasciato lo sport per un periodo per dei problemi con la giustizia. Nel 2007 la sua squadra arrivò alle finali NBA perdendo contro gli storici rivali dei Boston Celtics, ma nei due anni seguenti – il 2009 e il 2010 – vinsero il titolo battendo prima gli Orlando Magic e poi i Boston Celtics. Ha giocato la sua ultima partita il 13 aprile 2016, contro gli Utah Jazz, segnando ben 60 punti.

    Kobe Bryant: le frasi celebri dell’atleta

    Kobe Bryant è stato un campione non solo per il suo talento ma anche per la sua grande personalità. Ecco le sue frasi celebri.

    • “Non importa quanto segni. Quello che conta è uscire dal campo felice”
    • “Se non credi in te stesso, chi ci crederà?”
    • “Arrivare secondo vuol dire essere solo il primo tra gli sconfitti”
    • “Ho corso su e giù per ogni parquet dietro ad ogni palla persa per te. Hai chiesto il mio impegno ti ho dato il mio cuore perché c'era tanto altro dietro”
    • “È vero, a volte dico ciò che penso perché gioco ogni gara come se fosse l'ultima ed è frustrante vedere gli altri che non la pensano così. Se la squadra ha bisogno è necessario stringere i denti, anche con qualche infortunio”
    • “Ho giocato nonostante il sudore e il dolore non per vincere una sfida ma perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per TE perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire”
    • “Non andiamo a cena assieme, non siamo amici. Ma il rapporto coach-giocatore è ideale. È conflittuale il giusto, perché entrambi amiamo le sfide. Senza Phil non sarei diventato quello che sono”
    • “Una persona speciale, Magic Johnson: il primo a chiamarti per farti i complimenti. Il primo a chiamarti se qualcosa non va. Sono orgoglioso di conoscerlo. Lui è stato grande, può capirmi al volo”
    • “È difficile da descrivere. Ti senti improvvisamente pieno di fiducia in te stesso, ti senti forte sulle gambe, con una buona visione del canestro e inizi a segnare. Dopo un po' ti convinci che qualsiasi tiro sia destinato al canestro. Anche quelli che sbagli”
    • “Non ho mai creduto di poter giocare una partita del genere, i tiri da fuori non sono la mia specialità. Ma ne ho segnato uno e ho detto: Vediamo se va dentro anche il secondo. E così via, finché non ne ho contati dodici…”

    Paolo Ferrara

    Data pubblicazione 27 Gennaio 2020, Ore 11:59
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