
A darne notizia è ‘Il Secolo XIX’, che racconta come l’idea sia nata dai problemi di integrazione di due bambini ucraini. Il robot umanoide, grazie all’intelligenza artificiale, sarebbe in grado di adeguare il proprio comportamento in base alla persona che ha di fronte.
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Pepper, il robot per il sostegno degli studenti in difficoltà
Non è ancora il momento per gli allarmismi, il ruolo dei docenti di sostegno non è assolutamente messo in discussione. Però la questione di fondo rimane: è possibile che in futuro i robot sostituiranno gli umani portando a una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro? Ai posteri l’ardua sentenza. Limitandoci al presente, possiamo dire che di sicuro i bot possono rivelarsi utili da diversi punti di vista, come dimostra questo esperimento effettuato nella scuola Parini-Merello di Genova.Un gruppo di professori e dottorandi del Dipartimento di Informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi dell’ateneo genovese sta portando avanti un progetto che prevede l’utilizzo di un robot umanoide, di nome Pepper, per il sostegno ai ragazzi in difficoltà.
Pepper è un robot costruito dalla Softbank, un’azienda franco-giapponese. La sua efficacia è data dall’intelligenza artificiale di cui è dotato, che gli consente di “aggiustare” il proprio comportamento in base alla persona con cui interagisce.
Il robot non è nuovo a esperimenti di questo tipo: già in passato è stato utilizzato per fare compagnia agli anziani ospiti delle case di cura Advinia HealthCare, in Inghilterra, e nella rete di residenze Hisuisui, in Giappone.
Lucrezia Grassi, la dottoranda di 26 anni che ha coordinato l'esperimento
Il progetto vede la presenza di Pepper in un’aula scolastica, come sostegno per gli studenti in difficoltà. Dietro all’esperimento c’è una dottoranda italiana di 26 anni, Lucrezia Grassi, allieva dei professori Recchiuto e Sgorbissa. La ricercatrice si è occupata di coordinare il test, della durata di tre mesi, su 300 alunni di prima e seconda media della scuola Parini-Merello di Genova. Gli incontri si sono svolti nell’aula di informatica. Qui, a turni di mezz’ora, il robot ha interagito con quattro studenti per volta.L’esperimento è andato a buon fine, dati i risultati positivi ottenuti. I ragazzi, interagendo con il robot umanoide, hanno infatti dimostrato una maggiore partecipazione e motivazione.
Come riportato da ‘OrizzonteScuola’, Recchiuto rassicura in merito alla questione spinosa: “Pepper ha una funzione di sostegno per i ragazzi in difficoltà e non deve essere considerato come una sostituzione dei professori o del personale scolastico, ma come un aiuto complementare”. Il professore ha poi sottolineato come il progetto abbia anche una valenza pedagogica, aiutando i ragazzi più giovani a familiarizzare con l’intelligenza artificiale, la quale sarà sempre più presente nella vita di tutti i giorni.