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E se Internet fosse razionato? articolo
E se venisse stabilita una quota settimanale o mensile per l'uso di Internet? La proposta è stata lanciata in Francia con un articolo firmato dall'ex ministra dell'Istruzione Najat Vallaud-Belkacem su Le Figaro.
Ritenendo "altamente inquinante" il consumo di Internet, la politica francese suggerisce di limitare il per legge il consumo a tre gigabyte a persona a settimana.
 

Una proposta bollata come fuffa da molti commentatori perché mescolerebbe luoghi comuni, approssimazioni ed errori evidenti. Ad esempio il fatto che l’impronta ambientale della tecnologia digitale è costituita principalmente dai terminali e dagli smartphone più che dal loro concreto utilizzo.

Tuttavia secondo alcuni studi i data center, immense fabbriche che concentrano computer e spazi di archiviazione che ci permettono di navigare in Internet, sono ancora la seconda fonte di inquinamento digitale dopo PC e smartphone. Concretamente, ogni volta che guardi un video sul tuo cellulare da qualche parte nel pianeta viene attivato un data center. Questi centri funzionano 24 ore su 24 per permetterci di navigare e guardare video, ad un costo ambientale colossale.

Meno internet per tutti? La proposta

Ecco perché razionare Internet, come propone Najat Vallaud-Belkacem, sarebbe invece un'ottima idea secondo diversi esperti che stimano che 10 gigabyte al mese sarebbero più che sufficienti per una vita professionale e personale molto attiva, a patto di limitare il consumo di video ad alta definizione. Per fare un esempio, scaricare un film in altissima definizione su Netflix pesa già intorno ai 10 gigabyte, rileva un rapporto di Greenpeace. Peraltro limitare Internet avrebbe effetti benefici a cascata, tra cui la riduzione delle apparecchiature (smartphone, tablet, ecc.) poiché i bisogni diminuirebbero.

Tutti concordano tuttavia sul fatto che esistono soluzioni più efficaci per rendere più sostenibile il mondo digitale. In primis prolungare la durata in vita delle nostre apparecchiature, anche prolungando la “garanzia legale di conformità”. Si tratta di un regolamento europeo che consente ai consumatori di riparare un dispositivo difettoso entro due anni. In molti chiedono che questa garanzia venga estesa a cinque anni, o anche a dieci, per favorire la riparazione piuttosto che il riacquisto.

 

Il costo ambientale di internet

D’altro canto, secondo gli ecologisti, ricercare “l’ottimizzazione e l’efficienza” delle nuove tecnologie per rendere il digitale più sostenibile è un’illusione. Basti citare l'esperienza dell'implementazione del 5G, una tecnologia che consente di trasmettere molti dati e molto rapidamente, cosa che ha portato a un dannoso effetto-rimbalzo. In effetti, il 5G, pubblicizzato per la sua efficienza rispetto al 4G, si è rivelato molto più dispendioso in termini energetici, perché trasporta più dati in volume, spiegano gli scienziati. Ecco perché al di là delle proposte estemporanee sono in molti a pensare che cercare di conciliare la transizione digitale ed ecologica sia “puramente ideologico”.

Una cosa è certa: l'impronta ambientale dei data center e della produzione di smartphone e PC è tutto fuorché sostenibile, e una soluzione va trovata al più presto.

 
Antonio Libonati