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La scuola non "serve", la scuola "è": la lettera dell'imprenditore Oscar di Montagny al Ministro dell'Istruzione articolo

“La scuola serve a formare cittadini maturi e responsabili, ma anche ad accompagnare i giovani nel mondo del lavoro”. Con queste parole, di recente, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha riacceso il dibattito sul ruolo dell'istruzione nel nostro Paese. 

In risposta al numero uno di viale Trastevere, Oscar di Montigny – imprenditore, manager e divulgatore – ha firmato una lettera aperta molto intensa e piena di significato, in cui contesta l’idea di una scuola al servizio del mercato.

Lungi dal proporre un semplice contro-modello, anzi, la lettera invita a rimettere al centro della scuola la persona, la cultura e la libertà intesa come coscienza. Da qui parte un’analisi profonda e alternativa, che immagina una scuola viva, non adattiva, capace di interrogare il mondo e non solo di assecondarlo.

Indice

  1. La scuola è, non serve: il cuore della riflessione
  2. Sferismo, economia sferica e nuovi paradigmi per scuola e lavoro
  3. Una nuova scuola per una nuova umanità

La scuola "è", non "serve": il cuore della riflessione

È nel linguaggio adottato nella dichiarazione che Oscar di Montigny individua la prima crepa nella visione ministeriale: “la scuola non ‘serve’, la scuola ‘è’”. La differenza non è solo semantica, è ontologica.

La scuola, dice l’autore, non può essere vista come un mezzo per ottenere qualcos’altro (lavoro, competenze, utilità), ma come uno spazio in cui “la persona deve fiorire”, un luogo di scoperta, di ricerca di senso e di educazione alla libertà come condizione esistenziale, non come competenza tecnica.

Questa visione è ben esemplificata dal richiamo all’esperienza di Adriano Olivetti: un industriale che accanto ai torni meccanici volle aule di musica, filosofia, letteratura. Perché non basta imparare un mestiere. Occorre risvegliare menti pensanti, coscienze vive, esseri umani completi.

La scuola non si adatta, deve trasformare. Non può solo preparare i giovani a inserirsi in un mondo che li aspetta già definito: deve offrire strumenti per immaginarlo diverso.

La vera domanda, scrive Montigny, non è "come prepararli al mondo del lavoro", ma "come aiutarli a costruire un mondo in cui valga la pena vivere".

Sferismo, economia sferica e nuovi paradigmi per scuola e lavoro

La proposta non si esaurisce, però, in un appello romantico: si traduce in una visione concreta.

Montigny parla di Sferismo: un paradigma educativo, economico e culturale che mette in relazione etica, tecnica, bellezza, spiritualità e amore in un disegno armonico e tridimensionale.

Alla logica verticale del vecchio capitalismo (e dell’istruzione come meccanismo funzionale) si sostituisce una logica sferica: non lineare, non circolare, ma interdipendente.

In questa visione, scuola e lavoro non sono due poli da connettere con cavi aziendali, ma funzioni vitali di uno stesso organismo sociale, orientato al Bene Comune.

L’Economia sferica rifiuta l’utilitarismo e punta a un’integrazione delle diverse dimensioni dell’umano:

  • la scuola non forma risorse, ma esseri pensanti;

  • il lavoro non produce solo beni, ma senso e comunità;

  • l’educazione è una funzione spirituale e politica, oltre che cognitiva.

Una nuova scuola per una nuova umanità

Montigny invita a liberare la scuola da una funzione meramente strumentale. Anziché chiedersi cosa debba saper fare un individuo per adattarsi a un sistema, occorre domandarsi chi quell’individuo possa diventare.

Alla base, c'è un'idea precisa di persona: unione di testa, cuore e mani. Una persona che sviluppi pensiero critico, sensibilità sociale, volontà creativa. Una scuola così concepita non può essere subalterna a interessi politici, giuridici o economici. Deve essere libera, autonoma, spirituale.

Infine, la lettera si chiude con una serie di domande:

  • A cosa serve formare al lavoro, se non si educa prima alla vita?

  • Che libertà è quella che si misura in crediti e produttività?

  • Quale talento verrà mai riconosciuto in un sistema che misura tutto in termini di utilità?

Sono quesiti che non chiedono risposte immediate, ma che indicano un'urgenza: ripensare radicalmente la funzione della scuola nel XXI secolo.

Data pubblicazione 16 Aprile 2025, Ore 12:19
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