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di Animenta
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riconoscere disturbo comportamento alimentareI disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie correlate ad un rapporto alterato con il cibo e con la propria immagine corporea. Si tratta di malattie mentali che spesso sono derivanti da un malessere più ampio, che coinvolge la sfera emotiva, sociale, psicologica e relazionale dell’individuo, e che trova come mezzo di espressione proprio il cibo e il corpo.
Il nucleo della malattia, infatti, non è mai il cibo in sé, ma un malessere che trova espressione tramite lo stesso.

Il tema dei DCA è un tema sempre più ricorrente, in quanto negli ultimi decenni ha coinvolto un numero sempre maggiore di individui, in particolar modo giovani donne, e che ha visto un netto aumento a seguito della pandemia. Pandemia che ha portato con sé, inoltre, un incremento anche nei casi di DCA registrati nella popolazione maschile e un abbassamento dell’età di esordio.

Disturbi del comportamento alimentare, a quali segnali fare attenzione

I DCA, tuttavia, si presentano come malattie mentali i cui primi segnali solitamente non risultano così evidenti. I soggetti che ne sono affetti non sempre, infatti, si rendono conto di quanto certi pensieri o comportamenti possano essere un “campanello di allarme” che va ad indicare un rapporto alterato e non più naturale con il cibo, né li riconoscono come particolarmente invalidanti nella loro quotidianità. Molto spesso poi, sono anche in grado di nascondere tali difficoltà, negandole non solo a se stessi, ma soprattutto a chi sta loro vicino. La loro diagnosi di un disturbo alimentare diventa così molto complessa: non è semplice individuarli, prenderne consapevolezza e chiedere aiuto.

Quali sono, quindi, i segnali che potrebbero suggerire la presenza di un disturbo alimentare, ovvero la necessità di approfondire? Non è possibile fornire un “elenco” universale ed esaustivo, perché in ogni persona la manifestazione dei sintomi si inserisce nella sua storia e nei significati che la malattia ha assunto e assume in essa. Tenendo ben presente che il riconoscimento di qualcuno dei campanelli d’allarme non rappresenta uno strumento per fare “autodiagnosi” (la diagnosi viene fornita dai professionisti in setting adeguati) ma semplicemente un faro di consapevolezza in più magari verso la scelta di chiedere aiuto, elenchiamo alcuni segnali che potrebbero essere indice della presenza di un DCA:

- Regime alimentare e/o esercizio fisico molto rigido;
- Calcolo ossessivo delle calorie;
- Eliminazione di gruppi di alimenti e/o estrema selettività nella loro scelta;
- Abbuffate frequenti (anche conseguenti a momenti di restrizione);
- Condotte compensatorie;
- Pensiero ossessivo rivolto verso il cibo;
- Ansia nei confronti del cibo e degli eventi sociali in cui esso è presente;
- Ossessione per l’ispezione del proprio corpo;
- Attribuzione al peso di un valore determinante nella propria vita;
- Paura di ingrassare e continuo controllo del proprio peso;

Che cos’è la Diet Culture e perché è dannosa

La società in cui viviamo oggi è impregnata di ideali che rientrano nella cosiddetta diet culture, per cui il fatto che un individuo possa avere certi pensieri o comportamenti viene normalizzato e non viene più dato a questi fattori il peso che meriterebbero. La mancata presa di consapevolezza della gravità di questi, infatti, rappresenta uno dei primi motivi per cui non si chiede aiuto.

Inoltre, la svalutazione della loro gravità, associato alla credenza, ancora così affermata, che chiedere aiuto rappresenti una forma di debolezza e che i DCA siano una forma di “capriccio”, nonché una colpa e una vergogna per chi ne soffre, porta anche a pensare che sia possibile gestirli e affrontali autonomamente.
Con il progredire della malattia, si assiste a un crescente radicamento e rafforzamento dei pensieri sopra riportati e dell’instaurarsi di una zona di comfort per l’individuo: il cibo e il corpo vengono visti come strumenti su cui è possibile avere un controllo (del tutto illusorio alla fine) rispetto a ciò che accade all’esterno. A tal proposito, la letteratura ci suggerisce che un riconoscimento e, di conseguenza, l’avviamento precoce di un percorso di cura può aumentare l’efficacia del trattamento stesso.

Disturbi del comportamento alimentare, come chiedere aiuto e a chi rivolgersi

Ma quando si vuole superare tutto questo, quando si trova il coraggio di chiedere aiuto, a chi rivolgersi per poter affrontare questi disturbi che coinvolgono la persona nella sua totalità?
I DCA, per essere affrontati nella loro complessità, richiedono infatti il supporto di diverse figure professionali, specializzate nel trattamento di tali disturbi, che collaborino tra di loro, costruendo un dialogo e una strategia funzionale e sinergica. Si tratta quindi di affidarsi a professionisti che collaborino tra loro, lavorando parallelamente per riportare un nuovo equilibrio della vita della persona.
Il supporto psicologico, affiancato da un supporto di rieducazione nutrizionale, rappresentano i primi passi da compiere verso il processo di guarigione.

Affidarsi ad uno psicoterapeuta specializzato in DCA permette infatti di capire la malattia e la sua correlazione con il proprio vissuto, ma non solo. Un percorso psicologico rappresenta infatti un mezzo fondamentale per permettere alla persona di addentrarsi e conoscere il proprio funzionamento e scoprire, o riscoprire, le proprie risorse per affrontare la malattia. Se necessario, oltre alla psicoterapia, è possibile fornire al paziente un supporto farmacologico, previa consultazione con un medico psichiatra e sotto il loro costante e continuo controllo.
Parallelamente alla psicoterapia, di fondamentale importanza è il supporto di un medico specialista in ambito alimentare che si occupi della diagnosi nutrizionale affiancato da altri professionisti sanitari quali nutrizionisti e dietisti. L’obiettivo è quello di aiutare il paziente a riscoprire un rapporto equilibrato e sereno con il cibo, basato sull’ascolto dei propri bisogni e dei segnali che il corpo trasmette.

A partecipare al raggiungimento complessivo del benessere dell’individuo, in base alle singole esigenze, sono anche figure come medici internisti, ginecologi, gastroenterologi e cardiologi. Anche rivolgersi ad un allenatore che permetta di rivalutare lo sport nel suo senso più puro e cioè come un mezzo per preservare ed aumentare il benessere psico-fisico dell’individuo può essere una strategia che implementa e aiuta il raggiungimento del benessere dell’individuo.
Riconoscere, affrontare e uscire da un DCA comporta fatica. Chiedere aiuto comporta fatica. Ma guarire da un disturbo del comportamento alimentare è possibile, è possibile fidarsi e affidarsi a quell’equipe che rappresenta un importante posto sicuro in cui sperimentare per scoprire che è possibile fidarsi anche di tutto quello che ci aspetta là fuori.

Articolo in collaborazione con Animenta, associazione no-profit creata dai più giovani per raccontare, informare e sensibilizzare sui Disturbi del Comportamento Alimentare.

Autore: Elisa Sudiero, volontaria dell’Associazione Animenta