
I costi dell'istruzione universitaria sono in costante aumento, per questa ragione c’è chi ricorre anche a prestiti finanziari, o chi addirittura rinuncia perché non ha le possibilità di affrontare tali spese. Arriva però una boccata d'ossigeno per studenti e famiglie. Grazie alla possibilità di detrarre il 19% sull’Irpef per le spese universitarie.
L'agevolazione è disponibile per chi frequenta corsi di laurea, master, dottorati, corsi presso istituti tecnici superiori e Afam, sia in atenei pubblici che privati, purché riconosciuti ufficialmente.
Per ottenere il beneficio, è sufficiente compilare il modello 730/2025, inserendo il codice 13 nei righi E8-E10, un'opportunità preziosa per rendere l'istruzione superiore più accessibile.
Indice
Le spese detraibili
Il bonus spese universitarie è un'agevolazione fiscale che copre un'ampia gamma di costi sostenuti dagli studenti. Oltre alle tradizionali tasse di immatricolazione e iscrizione, incluse quelle per gli studenti fuori corso, rientrano infatti anche le spese per i test di ingresso. Così come il contributo di "ricognizione", ovvero il contributo fisso che deve pagare chi non ha rinnovato l'iscrizione per almeno due anni accademici consecutivi e desidera riattivare la propria carriera.
L'agevolazione include anche le soprattasse per esami e tesi, oltre ai costi per i TFA (Tirocini Formativi Attivi) e per i corsi universitari o accademici finalizzati all'ottenimento dei CFU necessari per l'accesso al ruolo di docente.
Tra le voci che sono escluse e dunque non detraibili, invece, troviamo: le spese per libri scolastici, strumenti musicali, materiale di cancelleria, viaggi ferroviari e tutti i costi di vitto e alloggio legati alla frequenza universitaria.
Restano fuori anche i contributi pagati a un’università pubblica per il riconoscimento di un titolo di studio estero e i costi di iscrizione presso istituti musicali privati.
Cosa cambia tra statali, telematiche e online
Le detrazioni fiscali per le spese universitarie hanno, però, delle differenze sostanziali che variano in base al tipo di ateneo. Per chi frequenta un’università statale, la detrazione è totale e senza limiti, e comprende l’intero importo speso.
Al contrario, gli studenti di atenei privati o telematici devono fare i conti con tetti massimi di spesa, aggiornati annualmente dal Ministero dell'Università e della Ricerca. La detrazione fiscale per le spese universitarie, in ogni caso, non è uguale per tutti e dipende da due fattori principali: l'area geografica e il campo di studi.
Quanto si può detrarre?
Per le università non statali e telematiche, l'importo detraibile si basa sulla regione della sede legale dell'ateneo. Se il corso si svolge in una regione diversa, viene considerata la regione in cui si tiene il corso.
Per gli studenti che studiano all'estero, il limite si basa sull’area disciplinare e sulla zona geografica del domicilio fiscale dello studente; per quelli post-laurea all’estero, si applica il limite previsto per corsi post-laurea nella zona del domicilio fiscale.
La detrazione massima è garantita per redditi fino a 120.000 euro e diminuisce progressivamente fino ad annullarsi per redditi superiori a 240.000 euro.
Per fare alcuni esempi, la dichiarazione 2025 (su anno d’imposta 2024), gli studenti iscritti a corsi di laurea in area medica possono detrarre fino a 3.900 euro nel Nord, 3.100 euro nel Centro e 2.900 euro nel Sud. Per gli altri corsi di area sanitaria, invece, si può detrarre fino a 3.900 euro al Nord, 2.900 euro al Centro e 2.700 euro al Sud.
I corsi tecnico-scientifici hanno un limite di 3.700 euro nel Nord, 2.900 euro nel Centro e 2.600 euro nelle regioni meridionali. Per i corsi in area umanistica e sociale, il tetto massimo è di 3.200 euro al Nord, 2.800 euro al Centro e 2.500 euro nel Sud.
Se uno studente, invece, decide di cambiare corso o facoltà nel corso dello stesso anno accademico, e le spese che ha sostenuto rientrano in aree geografiche o tematiche differenti, per il calcolo delle agevolazioni fiscali verrà applicato il limite massimo previsto tra quelli in vigore.
I corsi post-laurea
Con le nuove direttive, la detrazione fiscale per le spese universitarie post-laurea è stata ridefinita e legata anche alla zona geografica dell'ateneo. In generale, chi frequenta un master, un dottorato o un corso di specializzazione al Nord potrà detrarre fino a un massimo di 3.900 euro. Il tetto scende a 3.100 euro per chi studia nelle università del Centro e si assesta a 2.900 euro per gli studenti del Sud e delle Isole.
In queste cifre sono incluse le spese per i test di ammissione e l'imposta di bollo. È stato specificato, inoltre, che se uno studente intraprende più corsi nello stesso anno, la detrazione massima applicabile si basa sempre sul tetto più elevato tra quelli previsti.
Altri aiuti: borse di studio e agevolazioni universitarie
Oltre alle detrazioni fiscali, restano in vigore altri aiuti per famiglie e studenti. Il diritto allo studio si rafforza, infatti, con un significativo aumento dei contributi per le borse di studio nell'anno accademico 2025-26, ampliando la platea dei possibili beneficiari.
Per gli studenti fuori sede è previsto un aiuto economico massimo di 7.072 euro, mentre i pendolari possono ricevere fino a 4.132 euro. Gli studenti che rimangono nella propria città hanno diritto a un contributo che può raggiungere i 2.850 euro.
Per gli studenti con particolari esigenze economiche, l'importo massimo sale a 8.133 euro. Queste modifiche includono anche un aumento delle soglie di accesso, permettendo l'erogazione delle borse a studenti con un reddito familiare fino a 27.948 euro e un patrimonio massimo di 60.757 euro.
Quanto costa studiare in Italia
Ma quanto è chiamato a spendere uno studente che vuole laurearsi? Non è facile fare una stima precisa, in quanto le differenze di costi tra gli atenei italiani sono notevoli, con un divario che si fa sempre più profondo tra Nord e Sud e tra università pubbliche e private.
Negli atenei statali, le tasse annue possono superare i 4.000 euro nelle regioni settentrionali, con picchi a Milano.
Le università private, invece, presentano cifre ancora più alte: un corso di laurea, se frequentato in un ateneo prestigioso, può costare fino a 100.000 euro. A queste cifre si devono, poi, sommare i costi di un'eventuale vita da fuori sede, che possono arrivare a 1.200 euro al mese e superare i 60.000 euro in un quinquennio.
Un'alternativa più economica e flessibile è offerta dalle università telematiche, che costano in media 3.600 euro l'anno e rappresentano una soluzione sempre più diffusa per chi lavora o non può trasferirsi.
Il Mezzogiorno si conferma l'area geografica più economica, con rette spesso inferiori ai 1.000 euro.