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di Cristina Montini
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Gelmini: un miliardo per la qualità della scuola

Università in bolletta, qualche ateneo potrebbe addirittura chiudere. A dirlo è lo stesso Ministro dell’Istruzione Gelmini che intervenendo a Mattino 5 ha commentato l’attuale condizione delle università italiane confidando nell’approvazione a breve della riforma universitaria.

GLI ATENEI CHIUDONO - Intervenendo telefonicamente alla trasmissione televisiva Mattino 5, il Ministro Mariastella Gelmini ha dichiarato: “Qualche università purtroppo è in una situazione di dissesto finanziario. Non a caso la riforma prevede la fusione piuttosto che la federazione di atenei diversi come strumento per favorire una riprogrammazione dell'offerta formativa”. La conseguenza è che alcuni atenei potrebbero chiudere, ma per il ministro questo è un problema relativo, nel senso che, come ha dichiarato nell’intervista, la cosa importante è avere dei centri di eccellenza, magari legati al territorio, al mondo del lavoro e ai centri di ricerca, anziché tante università “sotto casa”.

PRECARI. NON C'È POSTO PER TUTTI - E commentando l’attuale piaga del precariato nel campo dell’istruzione, la Gelmini ha spiegato che si tratta di “un’eredità che acquisiamo dal passato, da politiche sbagliate” e ha sottolineato che “non sono tutti indispensabili ; purtroppo la capacità della scuola e dell'università di assorbire posti di lavoro è limitata e nel tempo la politica, per acquisire consenso facile, ha promesso posti di lavoro che in realtà erano posti di attesa nelle graduatorie”.

E' COLPA DEL '68, ORA SI CAMBIA - Secondo il Ministro le cause degli attuali problemi universitari sono da rintracciarsi nel '68 che “ha portato le nostre università agli ultimi posti nelle classifiche internazionali. Per questo è tempo di cambiare, magari anche chiudendo o accorpando atenei in deficit” abbandonando quella che definisce “università autoreferenziale”, non legata, quindi, alle reali esigenze del mondo del lavoro e della ricerca. Ed è per questo che, secondo il ministro dell’istruzione, ora è importante cambiare il tipo di approccio al problema e, attraverso la riforma proposta, puntare sulla qualità invece che sulla quantità.

RIFORMA IN STAND BY - Tuttavia la riforma, come ricorderete, ha subito una brusca battuta d’arresto a causa della mancanza di fondi per finanziare tutti gli interventi previsti. Ma la Gelmini ha affermato: “Mi auguro che lo slittamento della riforma dell'università sia solo di un paio di mesi” e soprattutto ha puntualizzato: “È compito del Governo trovare le riforme per il corretto funzionamento dell'università, ma io mi fido di Tremonti che ha assicurato che i fondi saranno reperiti nel Milleproroghe”.

SERVONO FINANZIAMENTI - Dura la critica che arriva da LINK-Coordinamento Universitario che ribatte affermando che il dissesto è proprio merito della Gelmini: “L'Italia, infatti, è l'unico paese Ocse che, negli ultimi 10 anni, ha tagliato gli investimenti sulla formazione invece che aumentarli. Siamo il fanalino di coda d'Europa, l'unico paese in cui gli atenei chiudono non in base a scelte culturali o scientifiche bensì per il collasso economico generato da un governo irresponsabile”.

LINK: CHIUDERE IL CRUI - E dal LINK propongono di tagliare ben altre spese ritenute inutili: “quelle per il mantenimento della CRUI, club privato dei rettori che osanna la riforma a spese dei bilanci degli atenei, o i soldi per lo stipendio della ministra, che non è assolutamente all'altezza del suo compito” e incalzano: “Chiediamo le dimissioni della ministra Gelmini e del presidente della Crui Decleva. La chiusura degli atenei è la prova del fallimento delle loro politiche, ne prendano atto e vadano a casa”.

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Cristina Montini