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alunno che svolge esame

Succede a Padova: uno studente diciannovenne ottiene il diploma di Maturità senza sostenere la prova orale. La notizia ha fatto il giro del web e dei giornali, scatenando un acceso dibattito sul modo in cui viene valutato il percorso scolastico degli studenti italiani. 

Ma com’è possibile arrivare al traguardo senza affrontare uno degli step più temuti? E soprattutto: è giusto che un esame finale valga più di cinque anni di studio?

Oltre alla preside della scuola, sul tema è intervenuta anche la Uil Scuola Rua, che non si è limitata a commentare il caso, ma ha colto l’occasione per proporre una riflessione più ampia sul significato stesso dell’Esame di Stato.

Spoiler: secondo il sindacato, valutare solo i risultati di una prova non basta più.

Indice

  1. Non solo numeri: serve una visione più ampia
  2. Valutazione = percorso + personalità + creatività
  3. Il caso Padova diventa simbolo di un problema più grande

Non solo numeri: serve una visione più ampia

Il sindacato prende una posizione ben precisa: “La vicenda dell’alunno di Padova apre ad una considerazione sulla valutazione che deve tenere conto dell’intero percorso di studi”. Non bastano le medie, non bastano i voti delle prove scritte, né quelli raccolti nelle interrogazioni. Il sindacato chiede una revisione dell’impianto della Maturità, per evitare che diventi una semplice “operazione algebrica”, cioè una somma di voti che non dice nulla sul vero valore dello studente.

Per la Uil Scuola, infatti, la Maturità non deve essere un momento isolato, separato dal percorso fatto tra i banchi. Anzi, dovrebbe diventare il punto di arrivo coerente di un cammino lungo cinque anni.

Valutazione = percorso + personalità + creatività

Secondo il sindacato, l’Esame di Stato deve essere uno spazio in cui gli studenti possano esprimere non solo la loro preparazione, ma anche la personalità e la creatività.

Insomma, non siamo calcolatrici, e non basta un voto per raccontare chi siamo e cosa abbiamo imparato. Il rischio, dice il sindacato, è quello di perdere di vista l’essenza formativa della scuola, riducendo tutto a una fredda somma aritmetica di risultati.

Il caso Padova diventa simbolo di un problema più grande

Al centro della discussione, ovviamente, c’è il famoso caso padovano: un ragazzo che, per circostanze non specificate, ha raggiunto il diploma senza sostenere l’orale. Un’eccezione che però apre uno spiraglio critico: ha senso attribuire il massimo dei voti solo in base alle prove scritte? E, soprattutto, che tipo di valore ha oggi la valutazione scolastica?

Per Uil Scuola, è tempo di guardare oltre la logica del solo esame finale. Serve quindi un sistema più articolato, che non si fermi alla fine, ma che raccolga tutto il cammino: dal primo giorno di scuola fino all’ultimo banco dell’esame.

Data pubblicazione 9 Luglio 2025, Ore 15:10 Data aggiornamento 9 Luglio 2025, Ore 15:30
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