Serena Rosticci
di Serena Rosticci
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neet, giovani che non studiano e non cercano lavoro

Non studiano, non lavorano e sono tantissimi. Sono i Neet, “Not in Education or in Employment Training", quella generazione di ragazzi tra i 15 e i 34 anni che non va a scuola, né in ufficio, né tantomeno svolge qualche stage.

Sono più comunemente detti “giovani sfiduciati” e, solo nel nostro paese, sono circa tre milioni. Praticamente, un ragazzo su tre.

SENZA LAVORO PERCHÈ SENZA SPERANZA - Ci siamo soffermati già in passato a parlare della generazione di Neet e lo facciamo ancora una volta perchè il Censis, l’Istat e Italia lavoro si sono occupati di censire questa generazione di ragazzi “senza”: senza, lavoro, senza studio e senza speranze. Ne è uscita fuori una fotografia abbastanza preoccupante. La maggior parte della generazione Neet, circa il 60%, è composta da donne che vivono al Sud, per lo più con un grado d’istruzione basso. Ma anche al Centro Nord i dati registrano un alta presenza di giovani che passano le loro giornate a non fare nulla, se non spostarsi da Facebook alla Tv.

MEGLIO RESTARE CON MAMMA E PAPÀ - Ovviamente, non avendo un lavoro non riescono a vivere da soli. Per questo vengono ancora spesati dalle famiglie di origine con cui vivono e si barcamenano tra un lavoretto e l’altro che non gli permette di assicurarsi un futuro. Non riescono e, in alcuni casi, non vogliono trovarsi un impiego fisso, vuoi per la sfiducia che il momento difficile che il nostro Paese sta passando gli ha gettato addosso, vuoi perché restare con mamma e papà e più comodo. Infatti, ben 600 mila Neet ammettono di non voler lavorare. I motivi sono diversi e vanno da quelli familiari all’inabilità, passando anche per la mancanza del bisogno di trovare un impiego. I dati di Italia Lavoro parlano chiaro: il 57% di “ragazzi senza” non cerca un lavoro, è fermo.

USCIRE DALLA DISPERAZIONE... E DA FACEBOOK - Questo vivere passando le giornate chiusi in casa mentre i loro coetanei studiano o lavorano, porta i Neet ad escludersi e a porsi ai margini della società. Infatti, anche se una buona parte di questi afferma di stare bene nelle condizioni in cui si trova, “non avere colleghi di lavoro, ma solo contatti su Facebook” non li aiuta, come afferma il sociologo Domenico De Masi. Così come non li aiuta vivere in un Paese in cui i giovani stanno passando un momento difficile confermato dal diminuire delle iscrizioni ai corsi di laurea. Ma una soluzione c’è, come consiglia lo stesso De Masi: “Uscire dalla disperazione e da Facebook per chiedere di più. Le responsabilità sono anche di una società che non fa spazio: lavoriamo a lungo per guadagnare di più o compiacere i capi, così, chi è al margine è destinato a restarci. C’è bisogno di ridistribuire ricchezza, impiego e potere”.

E tu hai speranza di trovare un lavoro dopo la laurea o sei sfiduciato come i Neet?

Serena Rosticci