
: Arianna è una studentessa avellinese di 24 anni ed è anche mamma della piccola Mariangela, nata a fine 2021.
Studentessa presso la facoltà di “Economia bancaria e finanziaria” e mamma a tempo pieno, Arianna è costretta a portare sua figlia con sé perché non ha altro luogo dove lasciarla. Nessun posto all'asilo nido, nessun aiuto dalle istituzioni e dall'ateneo: la storia di Arianna è quella di tante giovani ragazze che portano avanti una gravidanza senza aiuti. Una cartolina che testimonia ancora una volta come in Italia siamo distanti anni luce rispetto al resto d'Europa.
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Arianna abbandonata dalla scuola e dalle istituzioni: una storia italiana
Per Arianna nulla è stato facile fin qui: dopo aver contratto il Covid nel gennaio 2021, finisce in un lungo coma. Al risveglio – racconta la giovane a “La Nazione” - ”l'agenzia dove lavoravo mi ha licenziato a causa delle assenze dovuto alle complicanze del Covid”. A fine marzo Arianna scopre di essere incinta e subito le arriva un'altra doccia fredda: il padre della bimba non è intenzionato ad occuparsene. Forse da questo arriva la scelta di iscriversi all'università: ”Ho deciso quest’anno di iscrivermi all’università per avere l’opportunità di un lavoro più stabile e un futuro migliore per mia figlia. E poi perché queste materie mi piacciono” spiega la giovane mamma.
Un contesto non semplice, come rivela Arianna, abbandonata anche dalle istituzioni e con il solo aiuto dei genitori. Una nuova complicazione, dovuta al Covid, la riporta all'ospedale, e per questo motivo non riesce a iscrivere Mariangela all'asilo nido: ”Quando sono andata al Comune per chiedere mi è stato risposto che purtroppo non c’era più posto. In pratica vale il detto ‘Chi prima arriva prima alloggia’ e non si viene selezionati in base all’Isee”. Stessa storia per il bonus asilo: ”Mi è stato detto che i soldi arriveranno, ma quattro mesi dopo l’iscrizione. E chi li ha i soldi da anticipare?” rivela Arianna.
Mamme all'università: in Italia le ultime in Europa
Insomma, una cartolina che certifica lo stato in cui versano alcuni diritti fondamentali nel nostro Paese. Studiare all’università con il pancione non è mai semplice, ma in Italia ancora di meno. Siamo anni luce indietro rispetto a Paesi come la Germania dove esistono – e funzionano - in ogni università, Uffici Famiglia che si occupano di attuare percorsi a sostegno di studenti-genitori aiutandoli a pianificare piano studi su misura. Non solo, si tratta di un supporto valido anche dal punto di vista legale per la richiesta di congedi parentali. Ci sono poi università che addirittura mettono a disposizione aule riservate al riposo per i bimbi provviste di giochi e fasciatoi: l’università Humbolt a Berlino è un ottimo esempio di politica family-friendly.