Mirko C.
di Mirko C.
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I creativi e i lavoratori della conoscenza sono tra le categorie più a rischio di abusi e precariato. La migliore difesa? Pretendere sempre un contratto regolare e adeguato al lavoro svolto

Tempi duri per i creativi e per i lavoratori della conoscenza. La schiera di professionisti più o meno giovani, dotati di una solida formazione teorica e pratica e votati al lavoro intellettuale, progettistico e, infine, esecutivo, sembra essere stata esclusa dalla circolare del Ministero del Lavoro relativa alle prestazioni lavorative non qualificabili come rapporti di lavoro a progetto.

LA LISTA NERA DEL MINISTERO - L’esclusione dalla black-list ministeriale, non è di per sé un fatto grave o dannoso, ma riconosce d’ufficio una dignità di lavoro dipendente a molte categorie professionali, dai baristi ai parrucchieri, tagliando fuori proprio quei mestieri che sono più soggetti al precariato, agli abusi e allo sfruttamento da parte dei datori di lavoro.

I creativi ed i lavoratori della conoscenza, dai redattori agli art director, sono infatti sempre più spesso impiegati nelle aziende in maniera stabile e dipendente, ricoprono posizioni di rilievo e di responsabilità, con mansioni importanti e di vitale importanza per l’azienda stessa. La nota dolente? E’ che troppo spesso non hanno un contratto adeguato e vengono configurati come lavoratori a progetto (autonomi, non dipendenti) o, peggio ancora, come collaboratori occasionali. Il motivo? In questo modo l’azienda può tranquillamente sottopagarli, risparmiando notevolmente sul costo del lavoro e sulle garanzie e tutele offerte al lavoratore.

DIFENDERSI DAGLI ABUSI - Il Ministero del Lavoro, attraverso una circolare, ha escluso l’applicazione del contratto a progetto a determinate categorie lavorative. Inoltre ha ben specificato la disciplina del “progetto” al quale il lavoratore è destinato, cercando di mettere ordine e chiarezza in un buco normativo che, di fatto, promuoveva una applicazione diffusa ed indiscriminata di questo tipo di rapporto di lavoro che prevede un ventaglio di agevolazioni per l’azienda. Per ora, dunque, nulla è stato fatto in tutela dei creativi, ed un motivo di fondo c’è: questo tipo di lavoratori molto spesso sono effettivamente autonomi e prestano la loro opera a più aziende, in rapporto di collaborazione. In virtù del loro tipo di lavoro è di fatto impossibile fare di tutta l’erba un fascio. Destinati a restare precari e sfruttati per sempre? Forse no. Abbattere il muro che vede queste categorie di lavoro spesso vessate e sottopagate è possibile, partendo proprio dai lavoratori, che devono essere i primi a pretendere l’applicazione di un idoneo contratto, solo in questo modo si può non essere complici degli abusi da parte delle aziende che, è necessario sottolineare, sono contrari alla legge.

E tu che mestiere vorresti intraprendere?

Mirko Carnevale