Giulia.Onofri
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7 min lettura
Relazioni internazionali

Chi sceglie di laurearsi in Relazioni internazionali punta a comprendere – e in molti casi a guidare – i rapporti tra Paesi, istituzioni, governi e aziende nel contesto della globalizzazione

Una laurea di taglio interdisciplinare, che fonde politica, economia, diritto, lingue straniere e storia, e che prepara a professioni dinamiche e spesso internazionali. Il titolo è richiesto in ambasciate, organizzazioni sovranazionali, ONG, multinazionali, aziende esportatrici, ma anche nella pubblica amministrazione, nel settore consulenziale e nelle carriere diplomatiche. 

Ma per entrare in questi ambienti servono competenze precise, oltre a buoni strumenti per orientarsi nel mondo del lavoro. Vediamo quindi quali sono i settori più accessibili, le figure professionali più richieste e come aumentare le proprie possibilità occupazionali.

Indice

  1. Laurea in Relazioni internazionali: gli sbocchi lavorativi
  2. I settori e le competenze più richieste
  3. Come trovare lavoro dopo la laurea in Relazioni internazionali
  4. Stage e tirocini: la chiave per iniziare
  5. ONG e cooperazione: come lavorare nel non profit internazionale
  6. Carriera diplomatica: una strada possibile
  7. Relazioni Internazionali vs Scienze Politiche: differenze negli sbocchi
  8. Consigli utili per la ricerca di lavoro

Laurea in Relazioni internazionali: gli sbocchi lavorativi

La laurea in Relazioni internazionali offre un’ampia gamma di sbocchi nei settori pubblici e privati, nazionali e sovranazionali. È possibile lavorare in organizzazioni europee e internazionali (ONU, FAO, Unione Europea), in ministeri e ambasciate, in aziende con rapporti commerciali esteri, in ONG, centri di ricerca, agenzie per la cooperazione e nel campo delle risorse umane

Secondo Almalaurea, si tratta di un percorso che può garantire stipendi superiori alla media umanistica, con retribuzioni intorno ai 1.450 euro netti per i neolaureati.

I settori e le competenze più richieste

I contesti professionali più ricettivi includono:

  • la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile,

  • la diplomazia e gli affari esteri,

  • le ONG e il terzo settore,

  • il commercio estero e l’internazionalizzazione d’impresa,

  • la consulenza e le relazioni pubbliche internazionali.

Tra le competenze più richieste spiccano una padronanza avanzata delle lingue straniere, una solida base in diritto, economia e politica internazionale, buone abilità comunicative, gestione dei progetti internazionali, e flessibilità culturale e operativa.

Come trovare lavoro dopo la laurea in Relazioni internazionali

Per inserirsi in questo ambito serve una strategia chiara. È consigliabile iniziare con stage o tirocini presso enti pubblici, organizzazioni internazionali o aziende con vocazione estera. Un’altra strada è frequentare master specialistici in cooperazione, diplomazia o relazioni economiche internazionali.

Contemporaneamente, è utile monitorare bandi e concorsi pubblici, soprattutto nel Ministero degli Esteri e nella Commissione Europea, e costruire un buon network professionale attraverso eventi di settore. Non meno importante, infine, è lavorare su competenze linguistiche e digitali, ormai indispensabili in qualsiasi ambito internazionale.

Stage e tirocini: la chiave per iniziare

L’esperienza sul campo fa spesso la differenza. Gli stage curricolari offerti durante l’università possono trasformarsi in un trampolino per l’ingresso nel mercato del lavoro. Tra i canali migliori ci sono le sedi locali di istituzioni internazionali (come ONU o UE), le ONG, le Camere di commercio estere, gli uffici export delle aziende e i programmi promossi da Erasmus+ o MAECI-CRUI.

Molte di queste esperienze costituiscono un requisito preferenziale nei concorsi pubblici o nei processi di selezione per ruoli internazionali.

ONG e cooperazione: come lavorare nel non profit internazionale

Le Organizzazioni Non Governative rappresentano uno degli sbocchi più coerenti per chi ha studiato Relazioni internazionali. I profili richiesti vanno dal progettista di cooperazione al coordinatore di interventi umanitari, passando per ruoli legati all’advocacy e alla gestione di programmi di sviluppo.

Per lavorare in questo ambito è essenziale saper redigere e monitorare progetti, conoscere i donor internazionali (come UE, ONU o AICS) e possedere una buona conoscenza dell’inglese, oltre a una spiccata apertura mentale verso contesti multiculturali.

Carriera diplomatica: una strada possibile

Tra le ambizioni più comuni c’è l’accesso alla carriera diplomatica. Per intraprenderla è necessario superare un concorso bandito dal Ministero degli Affari Esteri, aperto a chi possiede una laurea magistrale. La selezione richiede solide competenze in diritto internazionale, storia, economia e almeno due lingue straniere.

Chi supera il concorso può lavorare in ambasciate, consolati, rappresentanze permanenti o presso la sede centrale della Farnesina.

Relazioni Internazionali vs Scienze Politiche: differenze negli sbocchi

Pur appartenendo alla stessa area disciplinare, i due corsi hanno un focus diverso. Scienze Politiche offre una preparazione più generale, orientata allo studio dei sistemi politici, del diritto pubblico e della teoria dello Stato. Relazioni Internazionali, invece, è più specifica: si concentra sulle dinamiche tra Paesi, sulla diplomazia, sugli enti sovranazionali e sulla cooperazione globale.

Chi desidera lavorare in organizzazioni internazionali, ONG o affari esteri troverà in Relazioni Internazionali un percorso più diretto; chi guarda alla PA, al giornalismo politico o alla consulenza nazionale, può preferire Scienze Politiche.

Consigli utili per la ricerca di lavoro

Definire fin da subito un ambito professionale chiaro – che sia diplomazia, cooperazione, export o consulenza – permette di costruire un profilo coerente. Le esperienze internazionali, come Erasmus, volontariato o summer school, aggiungono valore. È utile iscriversi a piattaforme come UN Careers, EPSO, Devex o Eurobrussels, curare con attenzione il profilo LinkedIn e mantenere viva la rete di contatti.

Infine, è fondamentale restare costantemente aggiornati su bandi e opportunità internazionali, che spesso richiedono tempismo e preparazione.

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