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Il Miur pensa ai prestiti d'onore, ma le associazioni studentesche dicono no articolo

Divampa la polemica sui prestiti d'onore per gli studenti universitari. Tutto ha avuto inizio nei primi mesi di luglio quando il Miur ha deciso di somministrare un questionario on-line, un semplice modulo di Google accessibile a tutti, agli studenti universitari di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Tutto per raccogliere i giudizi degli studenti universitari al fine di valutare l’introduzione di uno strumento finanziario che faciliti l’accesso a studi universitari e post-laurea.

Il questionario indaga sull'ambito economico-finanziario di coloro che frequentano i corsi universitari italiani
Queste le domande riguardanti il prestito d'onore dopo una prima parte anagrafica: "Sei attualmente beneficiario di una borsa di studio? Hai mai contratto un prestito per finanziare i tuoi studi? Perché non hai mai chiesto un prestito? Quanto saresti disposto a chiedere?"

Cosa vuole fare il Miur

Con il questionario, dunque, il Miur indaga sulle disponibilità economiche degli studenti "invitandoli" a considerare la possibilità di chiedere un prestito per proseguire gli studi.

Ma cosa vuole fare esattamente? Il Ministero punta ad utilizzare i fondi, in gran parte dell'Unione Europea, del Pon Ricerca e competitività 2014-2020 per finanziare i prestiti d’onore agevolati alle matricole. Il dossier, secondo le ultime indiscrezioni, è a buon punto e toccherà al ministro Marco Bussetti decidere sulla vicenda. La misura allo studio sarebbe riservata per il 75% delle risorse alle aree del Sud, il restante 25% andrebbe invece al Centro-Nord.
Così si potrebbero finanziare le spese universitarie di circa 2.500 studenti per un importo di quasi 8mila euro per cinque anni: il limite, infatti, sarebbe quello di iscriversi a un corso magistrale o a ciclo unico e non per una triennale. Il prestito sarebbe restituito dopo due anni dal conseguimento della laurea quando si presume che lo studente laureato abbia trovato lavoro: il prestito si può saldare in una decina di anni senza prestare garanzia e con un tasso agevolato.

Le associazioni studentesche non ci stanno

Né l'idea in sé del prestito d'onore, né il sondaggio on-line sono andati giù ai sindacati studenteschi. L'Udu, ad esempio, ha avviato una petizione online per fermare il progetto e boicottare il sondaggio. "Con questa petizione vogliamo coinvolgere nella nostra battaglia tutti coloro che vogliono un diritto allo studio garantito e non l'ennesima ipoteca sul futuro", ha detto Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale Udu che rivendica, invece "investimenti per l’università e per il diritto allo studio» e «finanziamenti di borse e servizi", perché "il diritto allo studio è un diritto costituzionale e come tale va garantito dallo Stato".

Non solo: i rischi connessi a una disoccupazione giovanile alle stelle portebbero alla creazione di una bolla universitaria con l'incapacità dei giovani a ripagare i debiti nei tempi stabiliti. Il debito studentesco, infatti, diventerebbe un fardello insostenibile per migliaia di studenti che, una volta ottenuto il lavoro, entrerebbero già indebitati, con pesanti conseguenze umane, sociali ed economiche

Per Andrea Torti, coordinamento Link, "quella lanciata dal Ministro leghista Bussetti è una consultazione farsa: una mera operazione politica che non ha il reale obiettivo di ascoltare quelli che sono i reali bisogni degli studenti e delle studentesse del nostro Paese. Infatti, anche nella struttura del questionario, le risposte sono orientate in un’unica direzione. E’ ora che il Governo inverta la rotta realmente, investendo, come scritto all’interno del Contratto, nel diritto allo studio e nell’aumento della no tax area nell’orizzonte di un’Università gratuita per tutte e tutti".

Contraria anche l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani.

La spiegazione del sottosegretario

Sull'argomento, infine, è intervenuto anche il sottosegretario Salvatore Giuliano che, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare presentata dal Partito Democratico, ha spiegato: "Il Ministero sta conducendo un'indagine preliminare per verificare la fattibilità dell'operazione. Si tratterebbe comunque di una misura aggiuntiva rispetto agli interventi più rilevanti e importanti che si intendono implementare e che sono riconducibili alla vigente normativa nazionale sul diritto allo studio, in particolare le borse di studio e alla No-Tax area".