
Gli studenti universitari italiani passano molto più tempo sui libri rispetto ai colleghi europei. Il 30% in più della media calcolata in Europa, in base ai dati dell'indagine Eurostudent, per il 2016-2018, arrivata all'ottava edizione.
La ricerca, finanziata dal Miur e condotta dal Centro Informazioni Mobilità Equivalenze Accademiche (Cimea), disegna il profilo dello studente universitario italiano così come si è venuto a delineare negli ultimi tre anni e consente di confrontarlo, sulla base di indicatori condivisi, con quello dei suoi colleghi degli altri 27 Paesi europei che hanno partecipato all'indagine.
La crisi economica "morde"
Il lungo periodo di depressione economica ha modificato, in modo significativo, le abitudini degli studenti universitari e le scelte delle loro famiglie.A rendere interessante un corso di laurea non è tanto la sua fama scientifica, quanto la capacità di sostenere gli studenti nel loro percorso offrendo servizi. I giovani tendono sempre più a scegliere l’università in base all’offerta di borse di studio e di servizi per la didattica.
La ricerca rivela inoltre che gli studenti che vivono fuori casa dichiarano una spesa pari circa a 9mila euro all'anno. Le voci di spesa più rilevanti sono le tasse, l'alloggio, il cibo, i trasporti, i libri e altri materiali didattici.
Oltre il 50% degli studenti interpellati intende proseguire gli studi dopo la laurea e, non appena possibile, si dà da fare per contribuire a mantenersi con piccoli lavori part-time per non pesare.
Partecipare all'Erasmus conviene
Circa il 20% degli iscritti alla laurea magistrale ha già partecipato a progetti di mobilità internazionale: dato vicino alla media complessiva europea. Secondo i numeri della Commissione europea, il tasso di disoccupazione a lungo termine degli ex allievi Erasmus si ferma al 2% (equivalente alla metà esatta di quello registrato fra gli studenti che non hanno partecipato al programma, il 4%).