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di Margherita Paolini
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arrestati due prof dell'università di messina in quanto accusati di aver truccato un concorso per ricercatore

L’Università degli Studi di Messina si ritrova di nuovo nelle pagine di cronaca a causa di concorsi truccati per favorire i “figli di”. Ma episodi di baronato a parte, l’università siciliana, tra le più antiche del Paese, rischia davvero di trasformarsi nell’Ateneo del reato. “Pacta sunt servanda”, operazione “Campus”, inchiesta “Panta rei”: queste solo alcune delle indagini portate avanti negli anni dalle forze dell’ordine relativamente alle vicende poco chiare che si sono avvicendate all’interno dei corridoi universitari messinesi. Ora finiscono in manette agli arresti domiciliari Giuseppe Teti, docente di Microbiologia nonché uno dei membri della Commissione esaminatrice del concorso in questione, e Giuseppe Giovanni Bisignano, direttore di dipartimento di Farmacia e padre del favorito di turno.

PACTA SUNT SERVANDA - “Pacta sunt servanda”: queste le parole incriminate che i due principali responsabili del reato si scambiano ricordandosi evidentemente il vincolo, il patto stipulato. Dall’intercettazione di questa formula “magica” scatta l’indagine della Guardia di Finanza che ben presto scopre il concorso truccato. Un candidato qualunque avrebbe, di fatto, superato per punteggio e senza aiutini di nessun tipo il figlio del docente, a cui era stato già da tempo destinato quel posto da ricercatore in ballo. Ma i patti si rispettano, e così l’onesto vincitore deve tirarsi indietro in cambio di un premio di consolazione. Soltanto l’ennesimo degli episodi di procedure di ammissione a dottorati di ricerca pilotati dai baroni universitari.

PROF AGLI ARRESTI DOMICILIARI - Teti e Bisignano vengono prontamente sospesi dal proprio incarico e finiscono ai domiciliari per peculato, concussione, abuso d’ufficio e falso. Ma non restano soli nella rete della Finanza. Indagate, infatti, anche altre cinque persone: l’ex rettore Francesco Tomasello, la delegata di quest’ultimo incaricata di comporre la commissione esaminatrice del concorso, Maria Chiara Aversa, un docente di Camerino, Sandro Ripa, e uno di Catania, Giuseppe Nicoletti, e infine anche il gestore dell’economato del dipartimento di Farmacia, Cesare Grillo.

ATENEO DEL CRIMINE - Il caso di oggi sembra comunque niente se confrontato con le vicende assai più oscure che hanno colpito l’ateneo del crimine. Era il 1998 quando il professor Bottari, genero dell’ex rettore Guglielmo Stagno D’Alcontres, venne misteriosamente assassinato. In seguito all’omicidio scattò l’inchiesta “Panta rei” che condusse all’arresto di 37 persone, oltre circa una settantina di indagati tra le file degli illustri professori dell’ateneo. E fu quello uno dei primi episodi che rivelò quanto la criminalità organizzata fosse vicina ai punti nevralgici dell’università. Nel 2004 fu la volta del professor Fanara, docente di Diritto della Navigazione della facoltà di Giurisprudenza: accusato di tentata concussione a fini sessuali, si tolse dopo poco tempo la vita.

E tu conosci esempi di parentopoli e concorsi truccati all’interno dell’università?

Margherita Paolini

Data pubblicazione 1 Ottobre 2013, Ore 9:37 Data aggiornamento 1 Ottobre 2013, Ore 9:41
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