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15 cose che ti mancano delle superiori quando sei all'università articolo

Se hai iniziato da poco l'università ti sembrerà inverosimile. In realtà, dopo qualche tempo, ti rendi conto che anche le superiori avevano il loro perché. Forse sarà l'occhio della memoria a rendere tutto più roseo, forse la vecchiaia a indebolire le membra.

Rimane il fatto che, dopo anni dall'ultimo anno di superiori, riportando la mente agli anni del liceo, ti ritornano in mente con nostalgia una serie di cose...

1. Il primo giorno

Il liceale probabilmente lo maledice: fine delle vacanze, sveglia presto, inizia l'inverno. Il cervello dell'universitario ti farà ricordare quanto fosse bello ritrovare gli amici, l'adrenalina del rientro, l'inizio di quella cosa che avrebbe maledetto dopo 24 ore.

2. I compagni di classe

Proprio loro: quelli con cui discutevi dalle 8 alle 13 per chi doveva andare alle interrogazioni programmate, perché loro si assentavano strategicamente, perché tu ti assentavi… Appena oltrepassi le faide del liceo, anche le incomprensioni in un modo o nell'altro si attenuano. Almeno, con alcuni è così, con altri è questione di incompatibilità.

3. La campanella della ricreazione

E tutto ciò che essa comportava: mangiare il panino acquistato con tanta fatica, la visione della cotta di sempre, salutare il moroso/la morosa nella classe affianco. Oppure, semplicemente, la pausa.

4. "Prof, mi giustifico"

Non era un salto d'appello. Ne una colpa, ma un potere di dimensioni gigantopiche. E la soddisfazione di dire "mi giustifico", seguita dalla consapevolezza dell'effimera natura della giustificazione, durata il tempo di un'ora di interrogazione, ti fa capire cosa volesse dire Gianluca Grignani quando cantava "è un piacere, dispiacere, sai ho imparato anch'io a godere."

5. biliare, forcate, fare sega… Insomma, saltare la scuola

L'emozione della trasgressione, ma anche della scelta di non forcare che si rivela azzeccata quando il professore inizia a chiamare a casa degli assenti e tu sei in classe.

6. La fine della maturità

Vedere i quadri e realizzare in quel momento di essere liberi dalle gabbie che ti hanno rinchiuso per 5 anni. La vita non ti è mai sembrata così bella e ricca di potenziale e alternative. Passato quest'attimo in cui ti senti preso dal delirio di onnipotenza, corri a casa a finire il compito più importante: finire le serie che avevi lasciato indietro per studiare fisica. Maledetta fisica.

7. I professori

Perché alla fine anche la Carogna aveva il lato buono. E dalla maturità in poi ti rendi conto di quanto fossero umani quei cerberi che attentavano al tuo riposo notturno. Come, ad esempio, il professore intransigente che, anche se è esterno, viene a vedersi tutti gli esami orali della classe e dà sostegno nell'attesa; quello che, tra una nozione e l'altra, l'insegnamento più importante te lo ha dato mentre ti assegnava i compiti di punizione perché "il tuo studio era asettico, e bisogna chiedersi il perché delle cose." Quello che ancora si commuove quando ti incontra perché gli ricordi la sua classe preferita. Insomma, ti fanno quasi sentire in colpa per tutte le volte che hai tirato loro degli accidenti.

8. Il permesso per andare in bagno

Il primo giorno di università ero indecisa al riguardo: avrei dovuto interrompere la lezione di Diritto Privato per confessare di fronte a 500 persone la mia urgenza di minzione, o sarei potuta alzarmi senza che la lezione si interrompesse?
Il trauma del "posso uscire" ogni tanto riaffiora. In effetti, ripensandoci, non era così delizioso come sembrava.

9. L'ultimo giorno

Il suono della campanella che prelude alla battaglia. Tempo di scendere le scale e già vedi schizzare farina, acqua, uova, sugo, acciughe e chi più ne ha più ne metta. Prendere l'autobus (GUAI salire su un'automobile così conciati) pieni di farina e latte nei capelli, mentre i tuoi concittadini attoniti ti fissano con una punta di stizza per quanto puzzi. Eppure non potresti essere più fiero di quello che hai fatto. Sentire la puzza degli ingredienti nella piazza della scuola per il mese successivo e dover buttare via i vestiti. Persino i conati di disgusto vengono ricordati con piacere. Ah, bei tempi!

10. I compiti

Anche i compiti avevano il loro perché. Studiare quelle 10 pagine di letteratura o fare gli esercizi di matematica e poter uscire. La libertà veniva con il punto fermo della versione di greco, che tendenzialmente finiva in -ai.

11. L'annuario

Il giorno dell'annuario voleva dire: trovare il modo per non risultare un orrido mostro nella foto che ti ha immortalato per l'eternità come parte di quella classe in quell'anno. Puntualmente non ci riuscivi, e ciononostante non vedevi l'ora uscisse quel plico per poter vedere le facce di chi era venuto peggio di te e spettegolare di chi conoscevi. Chiedo scusa, ai miei tempi non c'era Facebook.

12. I personaggi caratteristici

Il preside che urlava contro chi arrivava tardi. Il professore che raccontava aneddoti bizzarri e faceva battute improponibili (cui, ipocritamente, sorridevi compiaciuto dalla prima fila). Tutto quello che al momento ti sembrava inquietante, adesso lo ricordi con una nota di divertimento.

13. La mattina davanti a scuola

C'era chi appena si faceva scaricare dai genitori davanti a scuola voltava l'angolo e a scuola non ci entrava. Quelli che ripassavano per esami e interrogazioni, quelli che chiacchieravano, si baciavano, litigavano, facevano programmi per la giornata… Adesso al massimo davanti all'università al mattino becchi qualcuno che cerca di venderti dei bigliettini. O di reclutarti per una setta, dipende dalla giornata.

14. Le assemblee di istituto

Alle assemblee ti sentivi grande: si discutevano temi importanti, c'erano dibattiti accesi, si guardavano film impegnati. Soprattutto due elementi però erano importanti: non c'era lezione. E soprattutto, c'era tutta la scuola. Ergo, potevi ammirare la cotta del liceo per più di un quarto d'ora.

15. Il cambio dell'ora

Alias i cinque minuti del destino: che si trattasse di finire la partita di squash al muro, copiare i compiti, cercare di memorizzare tutto il contenuto dell'interrogazione, in quei cinque minuti tutti, almeno una volta, hanno pensato: "ti prego, fai che abbia bucato le gomme della macchina". E tendenzialmente non accadeva mai, ma l'adrenalina andava alle stelle e tu ti sentivi come un personaggio di 24, la speranza di passare l'ora buca a non fare nulla se non esasperare il supplente era troppo allettante.
Riflettendoci bene, però, credo che a tutti, almeno una volta, sia stata concessa la grazia del "ragazzi oggi il professore non c'è".

Ebbene, concludendo questo elenco, c'è poco da dire: l'università è tutt'un'altra vita. Chi la rivorrebbe l'ansia da sorteggio alle otto del mattino? O quella per non aver fatto i compiti? O le punizioni dei genitori per il 4 nel compito in classe, i compiti in classe, le materie da studiare per forza, le partite di pallavolo per cui eri negato, le insicurezze e l'apparecchio dell'adolescenza, e tutte queste cose? Dubito che un universitario ritornerebbe indietro… Però ammettilo, anche tu, nelle tue lunghe giornate da universitario, hai invidiato per un istante quel te stesso con tanti brufoli e pochi pensieri.

Andrea Buticchi