
Quest'ultimo ha spinto Giulia Grasso a dedicare a sua tesi "La censura nel cinema italiano da Totò e Carolina a Totò che visse due volte" a tutti coloro che non sono riusciti a terminare il loro percorso di studi:"A chi ha mollato, a chi non si è sentito all’altezza, a chi ha trovato solo porte chiuse, a chi non crede più in se stesso, a chi ha pianto notti intere pensando a quell’esame, a chi non è riuscito a respirare per l’ansia, a chi si è dato la colpa di ogni fallimento, a chi ha preferito morire invece che fallire ancora. A me, che alla fine ce l’ho fatta".
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Il messaggio lanciato su Instagram a coloro che non ce l'hanno fatta
Giulia, nonostante tutto, come tantissimi altri è riuscita a non demordere a non gettare la spugna al primo ostacolo però, proprio nel giorno in cui ha centrato il suo obiettivo coronando il sogno di una vita, ha deciso di pensare a tutti gli altri che invece hanno deciso di mollare. Il pensiero è andato a tutti quei ragazzi e ragazze che sono rimaste solamente delle matricole nei registri delle loro università.La stessa sul suo profilo Instagram in un post che ha collezionato migliaia di like ha scritto:"Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più, a chi si porta quell’esame dietro per anni e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che quella domanda sulla nota a piè di pagina di uno dei tre libri da 500 pagine a cui non ha saputo rispondere, vale la bocciatura". E ancora, ha aggiunto:"La mia tesi, la mia laurea, tutti i miei sacrifici, li ho dedicati a chi ha passato notti intere a piangere, notti insonne a domandarsi: “ne vale davvero la pena?”, giornate a studiare sui libri per poi sentirsi dire che non era abbastanza. Ma non è così".
Infine un vero e proprio incoraggiamento agli studenti universitari di tutt'Italia:"Non siete l’opinione di uno sconosciuto. Non siete il voto che vi dà un docente che arriva stanco alla fine dell’appello e vuole tornare a casa. Non siete la performance che date all’ultimo appello di luglio, dopo aver atteso 10 ore il vostro turno. Voi siete quel pezzo di focaccia barese che avete bramato per così tanto. Siete quei fiori che i vostri cari vi danno in mano. Siete i sorrisi dei vostri amici. Siete i vecchietti che vi fermano per strada per farvi gli auguri. Siete il profumo di alloro che sentirete per giorni. Siete la sensazione di libertà che provate quando vedete l’ultimo esame convalidato sul libretto. Siete l’ultimo sguardo che date a quel posto che per anni è stato il vostro incubo. Siete tante cose, ma non siete quel fallimento che vi fanno pensare di essere. Perché la colpa non è sempre dello studente. E un bravo docente sa anche questo".
Dietro la dedica l'ansia che l'ha accompagnata nel suo percorso universitario
Come ha poi raccontato al Corriere della Sera, questa dedica è frutto diretto della sua esperienza:"Da persona molto ansiosa quale sono ho sempre vissuto in maniera terribile l'avvicinamento a ogni esame. Anche io, quindi, mi sono spesso chiesta "Ma chi te lo fa fare?". Anche a me è capitato di essere bocciata solo perché l'emozione dell'esame aveva improvvisamente cancellato tutto quello che avevo studiato. Al momento di scrivere la dedica mi sono quindi immedesimata in chi ha preferito dire basta".Secondo la 23enne sono anche i media a mettere pressioni e ansie sulle spalle degli universitari:"Sui giornali capita spesso di leggere di studenti che si laureano più volte e/o in tempi record. Questo tipo di confronto crea molta pressione, perché ognuno ha i suoi tempi e le sue difficoltà. Penso per esempio a chi ha ridotte disponibilità economiche ed è costretto a lavorare per permettersi gli studi".
Paolo Di Falco