Maria_Zanghi
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indagine lavoro donne discriminazioniC'è chi ha subito allusioni a scopo sessuale, chi discriminazioni, altre ancora molestie di diversa natura: in Italia una donna su due è stata vittima di comportamenti del genere sul lavoro. Nella maggior parte dei casi a importunarle sono stati i colleghi uomini. Per non parlare delle discriminazioni di genere subite all'interno delle aziende di fronte alla notifica di gravidanze o necessità di assentarsi per motivi legati all'ambito familiare.

Una situazione sociale allarmante che è stata fotografata da Fondazione Libellula, che dal 2020 si occupa di discriminazione e violenza sulle donne, e ha coinvolto oltre 4 mila lavoratrici e libere professioniste di tutta Italia. I risultati emersi restituiscono, ancora una volta, un contesto preoccupante, dove la figura della donna viene concepita come oggetto di proprietà maschile, alla quale è possibile rivolgere allusioni e ammiccamenti, ai quali è tenuta a sottostare in quanto donna. Secondo l'indagine, più di una donna su 2 (il 55%) si dichiara vittima di una manifestazione diretta di molestia e discriminazione sul lavoro.

Una donna su due ha subito molestie sul lavoro

Una su due ha ricevuto moleste e discriminazioni sul luogo di lavoro da parte di colleghi, capi o altri responsabili. Non importa quale sia il loro inquadramento contrattuale, gli uomini ancora oggi avvertono come legittimo il potere di molestare, discriminare e stereotipizzare una lavoratrice in quanto donna. La survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione), realizzata da Fondazione Libellula e consultabile integralmente scaricando l’ebook, ha coinvolto oltre 4.300 lavoratrici e libere professioniste in tutta Italia con l’obiettivo di fotografare lo stato dell’equità di genere del mondo del lavoro italiano.
Oltre al dato eclatante appena espresso, dalla ricerca emerge anche che un notevole 53% ha subito complimenti espliciti non graditi, mentre il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati. Notevole osservare come il corpo della donna venga visto ancora come un qualcosa di "fruibile" dal sesso maschile, anche senza un consenso esplicito.

Ma come ci si comporta di fronte a queste situazioni limite, che, come abbiamo visto, sono molto più integrate nella pratica lavorativa di quanto si possa immaginare? Dalle risposte emerse dall'indagine, risulta una notevole percentuale di donne che evitano una reazione netta e efficace contro il collega. Paura di eventuali ripercussioni sul lavoro? Probabile, dato che in Italia il tasso di disoccupazione femminile è tra i più alti in Europa (su dieci lavoratori le donne sono solo quattro. Fonte: Istat). Il 58% delle donne intervistate non reagisce efficacemente di fronte ad una molestia, di queste il 38% non vuole passare come una persona troppo aggressiva o "quella che se la prende", mentre l’11% non sa come fare.

A generare la discriminazione è l'appartenenza di genere

Anche quando le donne ricoprono una posizione manageriale (un dirigente su 5 è donna. Fonte: rapporto Manageritalia) i loro comportamenti decisi e determinati vengono visti in un modo diverso rispetto a quelli maschili. Il 62% dichiara di essere considerata aggressiva se si mostra ambiziosa o assertiva.

Per gli uomini risulta sempre più facile e veloce crescere e vedere riconosciuti i propri meriti. Arrivano di più e prima a posizioni di potere, ciò fa sì che in azienda la leadership diffusa sia prevalente al maschile. La carriera della donna, invece, viene sempre arrestata da elementi che vanno oltre i fattori di competenza e merito: il 71% sperimenta contesti in cui la leadership e i ruoli di responsabilità sono spesso prevalentemente ricoperti da uomini, il 79% vede crescere i colleghi uomini più velocemente, anche se con minore esperienza della propria o di altre donne.

Il 68% ha visto rallentare la propria crescita in azienda a causa della maternità

Mamma e lavoratrice? In Italia appare ancora come un tabù. La difficoltà di progredire nel proprio percorso lavorativo peggiora in contesti in cui la genitorialità è percepita come condizione esclusivamente femminile. Le donne, così, non sono serene nel comunicare alla propria azienda di essere incinta (41%). Il 68% ha visto rallentare il proprio percorso di crescita, o quello di altre donne, a causa della maternità e il 65% che ha sentito allusioni e commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità in azienda.
Data pubblicazione 3 Agosto 2022, Ore 11:36 Data aggiornamento 3 Agosto 2022, Ore 12:36
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