
Stiamo parlando di Sofia Fatigoni, scienziata e astrofisica 30enne che lavora alla Amundsen Scott South Pole Station, una base Americana gestita dall'United States Antarctic Program.
A portarla al Polo Sud è stato il suo telescopio che ha iniziato a costruire a partire dal 2018 durante gli anni di dottorato all'University of British Columbia in Canada.Sofia nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha raccontato cosa si prova a realizzare i propri sogni a 3mila metri di altitudine.
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La passione per lo spazio e la fisica
Come ci tiene subito a specificare, da studentessa "ero quella che gli amici ancora odiano per i tempi dell'università dove ho costretto persone a studiare per tre giorni di fila prima degli esami senza stop dormendo cinque ore a notte. Mi ricordo ancora le nottate con il mio coinquilino per risolvere problemi di meccanica quantistica".Nonostante provenga da un liceo classico, "la fisica era la mia materia preferita e purtroppo è stata una materia che abbiamo avuto solamente gli ultimi due anni e per due ore alla settimana. Ho passato più ore a studiare fisica per conto mio che greco".
Al Polo Sud sulle tracce dell'origine dell'universo
"La cosa bellissima del vivere nel 2024 è proprio che, a differenza dei filosofi greci, oggi possiamo costruirci degli strumenti con una tecnologia tale da poter anche solo pensare di rispondere a domande, del tipo, com'è nato l'universo?" Questa la domanda a cui Sofia cerca di rispondere con il suo telescopio al Polo Sud."Il modo in cui noi cerchiamo di capire come è iniziato l'universo è studiando la radiazione cosmica di fondo che è sostanzialmente l'eco del Big Bang. L'universo nei primi 400.000 anni di vita era una palla incandescente, poi si è freddato abbastanza da diventare trasparente alla luce ed è qui che è stata prodotta una radiazione cosmica di fondo che oggi si presenta come un rumore presente in tutto l'universo".
"Questa radiazione contiene delle informazioni su cosa è successo prima di quando è stata creata. In sostanza noi cerchiamo di mapparla con l'obiettivo di trovare un'impronta particolare in queste mappe che sarebbe stata creata dalla presenza di onde gravitazionali nell'universo primordiale" conclude Sofia.
Paolo Di Falco