
Sempre più studenti fuggono dall’ora di religione cattolica a scuola. Nell’anno 2023-24 si è raggiunta la cifra record di 1 milione e 164 mila studenti che si sono avvalsi della facoltà di fare altro, con un aumento pari a 68 mila unità rispetto alla precedente rilevazione, quando gli studenti che optavano per insegnamenti alternativi erano il 15,5% del totale.
Oggi sono il 16,2%, con la percentuale che in alcune città - come Firenze, Bologna e Aosta - registra ulteriori picchi, arrivando in alcuni casi a coprire la metà degli alunni.
Ma guai a chiamarli “esonerati”: perché la loro è una scelta consapevole, che spesso li impegna in attività alternative significativamente formative.
A rivelarlo è l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), che anche quest’anno ha bussato alle porte del Ministero dell’Istruzione e delle province autonome di Trento e Bolzano per ottenere, tramite accesso civico, i dati aggiornati sulla frequenza dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole italiane.Dall’indagine, riassunta nei suoi passaggi principali dal portale Skuola.net, emerge lo spaccato di un corpo studentesco diviso tra Nord e Sud, perlomeno per quanto riguarda la fruizione dell’ora di religione cattolica a scuola.
È infatti importante ricordare che, a seguito del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede - i cosiddetti Patti Lateranensi, siglati nel 1929, aggiornati poi nel 1984 - l'insegnamento della religione cattolica nelle classi non prevede la frequenza obbligatoria, restando comunque un'opzione per gli studenti.
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La fuga parte dai professionali: Firenze e Bologna le città più "laiche"
Partendo dunque dal dato nazionale, l'analisi per tipo di scuola rivela comunque differenze significative: gli istituti professionali sono in cima alla classifica degli astenuti, con il 27,83% di studenti che non partecipano all'ora di religione; a seguire gli istituti tecnici con il 25,31%, poi i licei, con il 18,48%.
Le scuole secondarie di primo grado, la scuola primaria e le scuole dell'infanzia hanno invece quote più basse, variabili tra il 15,77% e il 12,4%. Ma la parte più interessante del rapporto è sicuramente quella che si concentra sulla dimensione locale: stando ai numeri, Firenze risulta la città più “laica” d’Italia.
Qui, oltre la metà - il 51,5% - degli studenti non partecipa alle attività in classe. Seguono, non di molto, Bologna (47,29%), Aosta (43,58%) e Biella (40,62%), con numeri ben al di sopra della media nazionale.
Appena più in basso troviamo Mantova (40,54%), Brescia (38,6%), Trieste (37.94%) e Torino (37,67%), con percentuali più o meno in linea con il Nord del Paese.
Al Sud la "tradizione" resiste
Al contrario, il Sud Italia sembra mantenere un approccio più “tradizionale” rispetto alla religione nelle scuole: in città come Taranto, Benevento e Barletta, le percentuali di studenti che si rifiutano di partecipare all'ora di religione sono inferiori al 3%.
Allargando lo sguardo alle province, Firenze e Bologna restano sul podio, con rispettivamente il 39,79% e il 38,15% di non partecipanti. In fondo alla classifica, invece, troviamo Napoli (2,93%), la provincia di Barletta-Andria-Trani (2,13%) ed Enna (1,99%).
Anche a livello regionale, l’esodo dalle classi durante l’ora di religione si manifesta principalmente al Nord: guida la Valle d’Aosta (32,53%), seguita da Emilia-Romagna (29,33%) e Toscana (29,01%). Con alcune eccezioni come il Veneto (21,29%) e il Trentino-Alto Adige (17,84%).
Mentre il Centro Italia - in particolare Lazio, Marche e Umbria - si aggira intorno al 15% e il Sud resta su percentuali inferiori al 5%, con punte minime in Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania.