
Se al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari avesse votato solo la Generazione Z - gli elettori più giovani - probabilmente oggi staremmo analizzando uno scenario totalmente diverso.
Il dato ufficiale, infatti, ha visto la netta affermazione del fronte del “Sì” (favorevole alla sforbiciata di 230 deputati e di 115 senatori) con il 69,6% delle preferenze (contro il 30,4% dei “No”). Isolando, invece, le scelte di chi si è recato alle urne per la prima (o, al massimo, la seconda) volta per una consultazione nazionale i rapporti di forza vengono capovolti: secondo un sondaggio effettuato da SWG e Skuola.net – su un campione di circa 1000 ragazzi tra i 18 e i 21 anni, che hanno votato lo scorso 20-21 settembre – il fronte del “No” prevale con il 52,7% dei consensi (con il “Sì” che si ferma al 47,3%).
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Chi s'interessa di politica schierato in blocco contro la riforma
Più della metà dei giovanissimi, dunque, si sarebbe espressa contro la diminuzione del numero dei parlamentari. Una scelta, tra l'altro, ponderata e non frutto della 'pancia'. Lo dimostra il fatto che, tra i ragazzi che si sono professati appassionati di politica e quindi consapevoli delle conseguenze del quesito referendario, il “No” prende il volo e si attesta al 69%. Così come, tra quelli che si dicono poco esperti ma comunque interessati alle vicende politiche, a prevalere è sempre la bocciatura della riforma (il “No” è al 58%). Solo i “disinteressati” tendono a spostare l'ago della bilancia verso il “Sì” (57%); senza successo.
Solo gli elettori di M5S e Lega favorevoli al taglio
Altra variabile che influenza la scelta di campo dei più giovani è, naturalmente, l'ideale appartenenza all'uno o l'altro partito. E, in questo caso, più o meno vengono rispecchiate le tendenze generali. Chi si sente vicino al Movimento 5 Stelle – principale sostenitore della riforma – ha seguito l'indicazione e votato in massa per il “Sì” (80%). Lo stesso hanno fatto gli elettori della Lega, altro partito che ha sempre appoggiato il taglio: anche tra loro prevale il “Sì” (62%). Cosa che, invece, non è accaduta ad esempio tra i simpatizzanti del Partito Democratico: in assenza di un indirizzo chiaro da parte dei vertici del partito a spuntarla sono stati i “No” (57%).