
La Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo – che ricorre il 2 aprile di ogni anno – riaccende i riflettori sulle difficoltà che stanno vivendo in particolare, anche in Italia, migliaia di ragazzi in età scolare affetti da questa che è tra le forme di disabilità più 'escludenti' in tempi normali, figuriamoci con i problemi d'inserimento sociale provocati dalla pandemia.
La scuola, in questo senso, è uno dei luoghi che favoriscono di più l'integrazione. Ed effettivamente, allargando il discorso alla disabilità in generale, di recente qualcosa si stava timidamente muovendo: secondo gli ultimi dati Istat a disposizione, all'inizio dell’anno scolastico 2019/2020 gli alunni disabili nelle scuole italiane erano circa 300mila, oltre 13 mila studenti in più rispetto all’anno precedente; presi in carico da circa 176 mila insegnanti di sostegno, 1,7 per ogni insegnante (anche se, va detto, più di 1 su 3 senza una formazione specifica).Peccato che lo scoppio dell’emergenza a marzo 2020, con il prolungato stop alle lezioni 'in presenza', che si è protratto anche per lunghi tratti dell'anno scolastico in corso, abbia rovinato tutto. Il frequente ricorso alla Dad, soprattutto per gli alunni più grandi, ha di fatto tagliato fuori dal sistema didattico – e quindi da una, seppur minima, opportunità di socializzazione – tantissimi bambini e ragazzi, rinchiudendoli in casa e privandoli di importanti stimoli esterni: sempre secondo l'Istituto nazionale di statistica, tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità (in termini assoluti sono circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni. Laddove, tra gli altri studenti, solamente l’8% è stato impossibilitato a proseguire (specie per ragioni ‘tecniche’).
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Alunni disabili, le scuole riescono ad organizzarsi per le attività in presenza?
Numeri che si fermano al giugno scorso, al termine del primo lockdown della scuola, quando molti istituti sono stati colti di sorpresa dal dover imbastire dal nulla la didattica a distanza. Ma la sensazione è che, ancora oggi, la situazione non sia migliorata un granché. Sebbene, infatti, le norme più recenti prevedano la possibilità per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (quindi anche i disabili) di poter andare fisicamente a scuola, anche quando questa è teoricamente chiusa al resto degli studenti, spesso ciò non avviene. Stando a un recente monitoraggio effettuato da Skuola.net – limitato alle scuole medie e superiori – solo in 2 casi su 3 gli istituti si sono organizzati per accogliere i ragazzi disabili (proseguendo in Dad per gli altri). Non solo: anche quelli che sono riusciti a uscire di casa, sono di fatto rimasti isolati lo stesso. Nonostante, infatti, le norme permettano pure di ricostituire il 'gruppo classe' facendo andare in aula assieme al disabile alcuni compagni – proprio per farlo sentire più coinvolto – ciò è avvenuto in meno di 1 caso su 10.
Alunni disabili, le carenze del sistema scolastico
Ecco, quindi, che quando si tornerà definitivamente in classe il sistema scolastico dovrà fare un grande sforzo per recuperare gli alunni rimasti indietro contro la propria volontà. Un lavoro impegnativo visto che, seppur in miglioramento, come certifica l'Istat il quadro paga ancora delle notevoli carenze. Tornando, ad esempio, sul tema dell'assistenza durante la didattica, particolarmente basso è il numero di assistenti all’autonomia e alla comunicazione nelle regioni del sud Italia: qui il rapporto medio alunno/assistente è pari a 5,5 ; con punte massime in Campania e in Molise (oltre 13 alunni per assistente). Una presenza che tende ad aumentare solo salendo al Centro e al Nord (media di 4,4), raggiungendo i livelli più alti nella Provincia Autonoma di Trento, in Lombardia e nelle Marche (con un rapporto che non supera la soglia di 3,1 alunni per assistente).Le politiche e gli interventi per l’integrazione scolastica mostrano pure profonde carenza riguardo gli strumenti tecnologici, spesso fondamentali per alcune forme di disabilità: la dotazione di postazioni informatiche è insufficiente nel 28% delle scuole. Il livello di questa carenza diminuisce nel Nord, dove la quota scende al 24% ma va oltre la media sia al Centro che al Sud, dove arriva rispettivamente al 29% e al 32%.