
Indicativamente, in Italia vi sono circa 9 milioni di studenti iscritti, dalla primaria alla scuola secondaria di 2° grado. In questa popolazione vasta ed eterogenea di giovani e giovanissimi, si “nascondono” gli studenti “gifted and talented”, o anche detti “plusdotati”.
Si tratta di veri e propri genietti, dalle abilità e talenti particolari, che siano di tipo cognitivo-intellettivo, creativo o pratico-manuale. Si parla di circa 180mila o 450mila gli studenti potenzialmente plusdotati, il 2% o il 5% della popolazione studentesca a seconda del modello utilizzato. Ma chi sono, come si riconoscono e come vivono questi geni “invisibili”?Un’indagine di Skuola.net ha provato a scoprirlo.
Plusdotazione: cos’è?
Non esiste ancora, a livello internazionale, una definizione univoca. In Italia il termine gifted è stato tradotto con plusdotato, con cui si identificano i bambini e/o adolescenti con alto potenziale cognitivo. Secondo Maura Manca, psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza: “Si tratta di tutti quegli studenti che hanno un’intelligenza superiore alla media, mostrano di avere capacità e prestazioni qualitativamente elevate in vari settori quali quello intellettuale, creativo, artistico oppure eccellono in specifici settori accademici.” La particolare intelligenza o propensione verso diversi campi della scienza, dell’arte o delle attività pratiche, o anche nelle relazioni interpersonali, non necessariamente trova piena espressione senza che questa sia riconosciuta e stimolata. Per questo, osserva Maura Manca, ”è importante riconoscere le doti del ragazzo il prima possibile per poter corrispondere alle sue reali esigenze che sono differenti da quelle dei bambini normodotati.”
Gioie e dolori di ragazzo “plusdotato”
Anna Maria Roncoroni, presidente Aistap (Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione), spiega che gli studenti plusdotati sono una popolazione molto eterogenea, condividono alcune caratteristiche. “Sono molto curiosi su ciò che è di loro interesse, hanno una velocità di apprendimento, che può essere anche settoriale, inusuale per l'età. Dimostrano una capacità di comprendere concetti o di svolgere attività complesse molto superiori ai coetanei, pongono molte domande e cercano spesso l'adulto per avere un confronto”. Allo stesso tempo, però, questa condizione può presentare le sue problematiche, in contesti in cui le capacità non vengono valorizzate: “A volte appaiono distratti quando seguono quanto gli viene loro spiegato e possono avere, soprattutto da piccoli, problemi a relazionarsi con i pari età perché non trovano argomenti di interesse comune” sostiene Roncoroni. Anche l'elevata sensibilità è un tratto comune: “Alcuni sono molto sensibili ed hanno come una pelle più sottile che li rende vulnerabili, cosa questa che li può portare a chiudersi”. L'incomprensione, da parte di educatori, insegnanti e coetanei, è dietro l'angolo: “Può sembrare che abbiano idee strane e bizzarre, sicuramente inappropriate per l’età” – dice Maura Manca - “Spesso sembrano pigri e svogliati, semplicemente perché non hanno interessi esterni e non sono stimolati adeguatamente”. Quindi, paradossalmente, possono avere risultati non ottimi a scuola, proprio perché non identificati.
Soggetti “non identificati”
“Vi sono diversi test che vengono utilizzati dagli psicologi che possono essere di supporto per comprendere il livello di funzionamento del singolo, ma anche gli stessi insegnanti, se adeguatamente formati, possono rendersi conto che quel particolare studente ha bisogno di fare approfondimenti e di lavorare in modo più avanzato rispetto ai compagni.” Spiega Anna Maria Roncoroni. Tuttavia, esiste un vuoto normativo sul riconoscimento della plusdotazione da parte della scuola e quindi delle particolari esigenze educative di questi studenti. Spesso manca la cultura per riconoscere il talento dei gifted, che se non opportunamente seguiti possono sviluppare comportamenti problematici, venendo fraintesi. Addirittura possono essere diagnosticate erroneamente patologie di diverso tipo, dall’autismo al disturbo dell’apprendimento all’iperattività. Ad oggi esiste una certificazione che le famiglie possono ottenere a seguito di una valutazione cognitiva da parte di uno specialista. Certificazione che, peraltro, deve essere coperta dalla stessa famiglia, non essendo i gifted and talented riconosciuti in normativa.
Scuola: plusdotazione, questa sconosciuta
Con la normativa sui BES (Bisogni Educativi Speciali) è entrata nella prassi scolastica l’idea che non tutti gli studenti sono uguali, e che alcuni di loro necessitano di un’attenzione particolare. Ma quando si parla di studenti con BES, si tratta essenzialmente tutta l’area che riguarda i deficit piuttosto che i plus. Eppure, il “non riconoscimento” normativo e pratico può comportare, come illustrato, diversi disagi. La demotivazione e la noia, nonché la percezione di sentirsi “diverso” ma non identificato, possono portare questi ragazzi a lasciare la scuola: secondo le esperte, nel 25% dell’abbandono scolastico esiste una buona fetta di ragazzi gifted “dispersi” e non riconosciuti, anche perché può capitare che si tratti di ragazzi provenienti da contesti sfortunati, magari seguiti a livello sociale, ma non come gifted. E allora, come è possibile aiutarli? Innanzitutto, molto si può fare formando chi deve educare questi giovani: “L’esigenza di informazione e soprattutto di formazione dei docenti su come gestire i ragazzi gifted senza disperderli o fraintenderli, sarebbe uno dei temi principali di lavorazione” dice Anna Maria Roncoroni. Purtroppo, però, neanche su questo aspetto esistono norme specifiche.
Talenti in "trappola"
In diversi paesi esteri, a partire da quelli anglosassoni fino agli Stati membri dell’Unione Europea e asiatici (es. Singapore, Malesia, Cina), per i ragazzi dotati di particolare talento o precocità è prevista una certa flessibilità del percorso scolastico, o questi studenti vengono sostenuti attraverso diverse attività extra-scolastiche. In Italia, spesso sono costretti a seguire i cicli con una certa rigidità.I salti di classe, ad oggi, possono essere fatti alle primarie (primina) o alla fine delle superiori, con il diploma anticipato in quarto. In entrambi i casi, la normativa comprende criteri più legati all’età e alla performance piuttosto che al riconoscimento del talento. Anche per l’università - secondo regolamento di ateneo - è possibile laurearsi anticipatamente, ma in diversi casi non più di un anno prima. Come fa notare Viviana Castelli, presidente dell’associazione Step-Net, tuttavia, “non necessariamente il salto di classe è la via più adatta per il ragazzo gifted, anche se a loro parere deve esistere la possibilità, per chi ha necessità, di saltare le classi secondo le proprie esigenze formative”. “Quello che di sicuro è necessario – continua Castelli – “è l’attivazione di PDP (piano didattico personalizzato) che ad oggi sono riservati a chi ha problemi o disagi, e non ai talentuosi”.
Una legge sulla plusdotazione
Alla luce della situazione italiana, l’associazione Step-Net ha consegnato - ormai un paio di anni or sono - le linee guida per la preparazione di un disegno di legge che abbia come obiettivo proprio il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti.Come si può leggere nella premessa, a causa di un profondo gap culturale i ragazzi gifted “non vengono individuati, capiti, accettati, sostenuti. Spesso subiscono diagnosi errate e vengono curati, medicalizzati, emarginati” e così “per questi studenti l'opportunità si trasforma in condanna”.
“Il riconoscimento – continua il documento - è importante prima di tutto per dare autostima a questi bambini/ragazzi e, nell'ambito scolastico, poter attivare i percorsi didattici necessari (così come lo è per altri studenti con caratteristiche particolari) come una buona pratica educativa, contemplata nei programmi, e non come qualcosa di eccezionale”.
La prima finalità di un disegno di legge sulla plusdotazione riguarda quindi lo stesso riconoscimento del fenomeno. Tra i punti essenziali, si propone di garantire il diritto all'istruzione di questi studenti e di favorire il loro successo scolastico, prevedendo una formazione personalizzata che sostenga lo sviluppo delle loro potenzialità e dei talenti, oltre a prevenire eventuali disagi. Trova spazio, poi, la formazione specifica degli insegnanti e l’istituzione della figura professionale dello Specialist in gifted education, nonché una collaborazione stretta tra scuola, famiglia, enti e servizi; tra tutte quelle realtà, insomma, che possano permettere a questi talenti di uscire dall’ombra, schiacciati da un sistema troppo rigido, e di sbocciare al pieno delle proprie potenzialità.
L'obiettivo, quindi, è permettere - grazie a un quadro normativo specifico - che questi ragazzi meno "invisibili" e adeguare la situazione Italiana a quella degli Stati esteri più avanzati.