
Un gioco tra compagni di classe può trasformarsi in un caso giudiziario da migliaia di euro? La risposta è affermativa: è quanto accaduto a Venezia, dove una sfida di braccio di ferro tra studenti, durante l’ora di supplenza, si è conclusa con la frattura di un braccio e una richiesta di risarcimento.
Il Tribunale è stato, infatti, chiamato a decidere se l’incidente fosse frutto di una mancanza di vigilanza da parte della scuola o se si trattasse di un episodio imprevedibile, impossibile da evitare.
La sentenza, arrivata lo scorso maggio, ha riportato l’attenzione sul delicato equilibrio tra controllo e autonomia negli istituti scolastici: fino a che punto gli insegnanti sono responsabili di ciò che accade tra i banchi?
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La sfida a braccio di ferro
Tutto nasce quando alcuni ragazzi, per occupare il tempo durante l'ora sostitutiva svolta da un nuovo docente, decidono di organizzare una gara di braccio di ferro in classe.
Questo perché, secondo le testimonianze, il professore in questione avrebbe lasciato agli studenti la libertà di gestire il tempo. E, accortosi della sfida, si sarebbe limitato a suggerire una posizione più sicura per evitare infortuni.
Ma la sfida si è conclusa male: uno studente ha riportato la frattura del braccio. Da qui, la richiesta di risarcimento: prima quasi 70mila euro, poi ridotti a 44mila euro, con la scuola e la compagnia assicurativa chiamate in causa per omessa vigilanza.
Il processo e l’onere della prova
Nel corso dell’istruttoria, il Tribunale ha ricostruito la vicenda ascoltando, oltre le parti coinvolte, altri presenti alla scena.
Il giudice ha chiarito che, per attribuire la responsabilità alla scuola, è necessario provare due condizioni: che l’incidente sia avvenuto durante l’orario scolastico e che sia stato causato da una mancanza di controllo da parte del docente. Solo in quel caso la scuola deve dimostrare che l’evento fosse imprevedibile e inevitabile.
Nel caso specifico, però, la testimonianza raccolta non ha confermato l’ipotesi di omessa vigilanza. Un docente ha raccontato di aver notato il gioco e di aver invitato i ragazzi a smettere, senza però accorgersi che la vittima fosse tra i partecipanti.
La sentenza del Tribunale
Per questo, con la sentenza n. 2231/2025, pubblicata lo scorso 7 maggio, il Tribunale di Venezia ha stabilito che non vi erano prove sufficienti per attribuire alla scuola la responsabilità dell’incidente.
Il giudice ha spiegato che “non è stata fornita la prova che l’evento dannoso sia imputabile all’istituto scolastico per aver l’insegnante non adeguatamente vigilato sugli alunni, adottando tutte le misure idonee ad evitare possibili situazioni di pericolo”.
In altre parole, il comportamento del docente è stato ritenuto corretto e il danno non riconducibile a una sua negligenza.
Le spese processuali
La richiesta di risarcimento è stata quindi respinta. Ma non solo: lo studente attore della causa è stato condannato a pagare anche le spese legali. Il giudice ha liquidato a favore dei chiamati in causa un importo di 7.616 euro ciascuno.