.jpg)
Quarantotto ore rappresentano un'era nella politica americana, soprattutto se sei Joe Biden e il partito che guidi, insieme a un numero inesorabilmente crescente dei tuoi più stretti alleati al suo interno, si stanno inesorabilmente rivoltando contro di te.
Ripercorriamo cosa è successo nelle 48 ore che hanno cambiato per sempre i destini delle elezioni di quello che è ancora il Paese più potente del mondo.Venerdì 19 luglio
Venerdì mattina, il messaggio proveniente dallo staff di Joe Biden non lasciava spazio a interpretazioni. Poteva anche essere malato di Covid, ma era risoluto: il percorso per la rielezione di Biden deve continuare, dicevano.
Poi è spuntato lo stesso Biden con una dichiarazione chiaramente intesa a mettere a tacere gli scettici. "Non vedo l'ora di tornare in campagna elettorale la prossima settimana per continuare a denunciare la minaccia dell'agenda del Progetto 2025 di Donald Trump", ha detto, riferendosi al progetto di estrema destra elaborato dagli accoliti di Trump per un secondo mandato.
Quando nel pomeriggio è arrivata la notizia che Biden aveva programmato una visita ad Austin, Texas, per un evento alla biblioteca presidenziale di Lyndon Johnson, sembrava che facesse sul serio. Biden, 81 anni, stava andando avanti a tutta velocità.
Il problema era che nello stesso partito di Biden, i democratici, i sussurri sul suo ritiro continuavano ad essere sempre più insistenti e a tracimare ben oltre il livello di guardia.
Solo venerdì, almeno 10 democratici al Congresso si sono uniti a coloro che avevano pubblicamente chiesto le dimissioni di Biden, sostenendo che la loro richiesta andava nell'interesse del partito e del Paese, data la minaccia alla democrazia rappresentata da Trump. Personaggi di spicco del partito come il senatore Sherrod Brown, lui stesso impegnato in una dura corsa per la rielezione in Ohio, hanno chiesto a Biden di porre fine alla sua campagna.
Inviando un messaggio che non sarebbe passato inosservato a Biden e al suo team, i principali parlamentari californiani vicini a Nancy Pelosi, ex speaker democratica della Camera, si sono uniti al coro dicendo senza mezzi termini a Biden che la sua candidatura era "sulla strada giusta per perdere la Casa Bianca e potenzialmente avere un impatto sulle cruciali elezioni della Camera e del Senato".
Biden intanto continuava a stare isolato nella sua casa a Rehoboth Beach, nel Delaware, con la first lady, Jill Biden. Secondo il New York Times, era furioso per il ruolo di Pelosi come persona che lui incolpava di essere la principale istigatrice di una campagna per estrometterlo. Secondo quanto riportato dallo stesso giornale, anche Barack Obama sarebbe stato oggetto delle crescenti frustrazioni di Biden.
Sabato 20 luglio
Nel frattempo il suo Rivale Donald Trump ritornava nei comizi dopo lo scampato attentato e arringava entusiasta la folla repubblicana: "I vertici del partito democratico stanno cercando freneticamente di rovesciare i risultati delle primarie del loro stesso partito per eliminare il corrotto Joe Biden dalla scheda elettorale", diceva.
Per una volta, stava dicendo la verità.
Non sappiamo esattamente quando abbia preso questa decisione, ma sembra che verso sera di sabato Biden fosse finalmente giunto alla conclusione che non aveva altra scelta se non ripetere le parole che tanti democratici gli avevano ripetuto in questi ultimi giorni estremamente dolorosi: "Credo che sia nel migliore interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta".
Domenica 21 luglio
Siamo ormai a domenica 21 luglio, pochi minuti dopo la mezzanotte.È stato allora che l'ormai ex candidato alla casa Bianca ha chiamato due dei suoi più stretti consiglieri, Mike Donilon e Steve Ricchetti, e insieme hanno scritto la lettera di annuncio, secondo il New York Times.
I libri di storia registreranno il momento in cui la dichiarazione è stata pubblicata: le 13:46 del 21 luglio 2024.
Potrebbe volerci del tempo prima di conoscere appieno le ragioni profonde che hanno spinto Joe Biden a scrivere quella lettera straziante. Come ha detto proprio in quella lettera, la presidenza era stata "il più grande onore" della sua vita, e ora le stava dicendo addio.
Ma tutto questo ormai è passato. Le 48 ore sono ormai finite. Inizia una nuova era per gli Stati Uniti d'America e forse per il mondo intero.
Antonio Libonati