
Una vita per gli altri, nei luoghi in cui c'è più bisogno. Da quel mare che ogni anno si porta via la vita di migliaia di persone alle strade che nessuno percorre perché affollate dagli emarginati della nostra società.
Stiamo parlando di
don Mattia Ferrari, sacerdote 31enne che, oltre a fare il cappellano a bordo delle navi della ONG Mediterranea Saving Humans, collabora con diverse realtà che nel corso degli anni sono diventate un vero e proprio laboratorio di integrazione. Tra queste c'è Spin Time, da lui definita un'organizzazione di poveri che diventa costruttrice di comunità. Don Mattia nella nuova puntata del podcast di Skuola.net,
#FuoriClasse, ci ha spiegato come l'elemento che all'interno della nostra società può veramente fare la differenza è quello della fraternità. Se ti piacciono storie come questa, segui
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La vocazione tra i banchi di scuola
Come ci tiene a sottolineare don Mattia,
"anche per me la scuola è stata un po' pesante ma ho avuto la fortuna di avere sempre delle insegnanti e degli insegnanti che mi hanno trasmesso la passione per il sapere, per la conoscenza di cose nuove, dei misteri della natura e dell'uomo". Nel suo caso, tra l'altro, anche la vocazione è arrivata sui banchi del liceo.
"Più di una chiamata si è trattato di un percorso: progressivamente inizi a sentire una sorta di attrazione che ti porta a compiere la scelta di iniziare quello che poi nel caso mio è stato il cammino del seminario".
A bordo delle navi di Mediterranea
Quell'attrazione iniziale l'ha portato anche in mezzo al mare a bordo delle imbarcazioni che quotidianamente cercano di salvare vite umane in mezzo al Mediterraneo. È a bordo di queste navi
"che mi trovo a guardare negli occhi i migranti vedendo un grandissimo desiderio di vita e di fraternità".
"Quando sei in mare tu vedi in modo amplificato quello che nella vita di tutti i giorni c'è ma a volte è offuscato visto che siamo tutti presi da mille problemi mentre in mare vedi la vita nella sua essenza. In mare cadono i nostri schemi mentali, tante lenti colorate che distorcono la nostra vista. In mare sei restituito a quella condizione fondamentale, primordiale, del nostro essere umani, che è la fraternità, l'essere veramente radicalmente fratelli e sorelle".
"Tante volte" - continua don Mattia -
"ci rifugiamo in queste sovrastrutture che abbiamo creato e preferiamo essere distratti ed essere concentrati nel pensare ai soldi o nel pensare solo a noi stessi. E poi arrivano queste persone che nel loro bussare alle nostre porte, nel loro aver dovuto lasciare tutto, ci restituiscono a quello che in definitiva è anche la nostra condizione profonda, quella di esseri umani che si ritrovano su questo pianeta e chiamati a prenderci per mano gli uni agli altri".
Ai margini delle strade con i più fragili
"Purtroppo chi ci sembra povero ci fa paura perché tutti loro ci ricordano la fragilità della vita. Ci ricordano che tutti quanti siamo fragili, anche se tante volte ci piace crederci potenti, ci piace crederci forti..." "Ma la cosa bella è che queste persone non solo ci ricordano che siamo fragili e questa è la notizia che ci spaventa, ma ci danno anche la bella notizia che per quanto siamo fragili, nella vita se siamo capaci di prenderci per mano, se siamo capaci di abbracciarci, allora ci salviamo". Salvezza che si vede nei loro occhi, nei loro gesti visto che, come sottolinea don Mattia,
"in realtà sono loro che aiutano noi. Tanti anni fa a Modena ho conosciuto Mohamed, una delle tante persone che apparentemente è stata aiutata da noi che gli abbiamo fornito delle cose materiali essenziali per vivere. Poi ci siamo resi conto che, in realtà, è lui che ha salvato noi: in tutti i momenti della nostra vita in cui per qualche motivo siamo tristi, ci sentiamo maggiormente fragili, Mohamed è uno di quei ragazzi, di quegli amici che ci ha sempre mostrato come anche noi nella nostra fragilità veniamo salvati da questa amicizia, da questo amore.
Spin Time: laboratorio quotidiano di integrazione
Persone che don Mattia incontra quotidianamente a
Spin Time,
"un grande palazzo occupato a Roma in cui abitano 400 persone di 28 nazionalità diverse e insieme a loro tantissimi attivisti e attiviste di vari movimenti: ambientalisti, studenteschi, mediterranei e poi c'è Scomodo, la più grande rivista Under 25 d'Italia".
"Spin Time ha appunto assunto radicalmente questa sfida, quella della fraternità. Siamo diversi per nazionalità, per religione, per estrazione sociale, perché qualcuno che abita qua prima abitava per strada, altri invece vengono qua e una casa già ce l'hanno. Quello che conta è il fatto che insieme abbiamo scelto non solamente di coabitare ma di convivere e di formare una grande famiglia, una grande comunità".
"E lì veramente sperimenti quanto la fraternità ti libera dalle tue prigioni mentali, ti libera dalle tue insicurezze, dalle tue fragilità, dalle tue paure e ti fa sperimentare quanto se hai accanto a te dei fratelli e delle sorelle, allora nella vita sei salvo, sei salva e nulla ti può abbattere" conclude don Mattia.
Paolo Di Falco