
La nuova riforma del voto in condotta, in vigore già da quest’anno scolastico, ribadisce la tolleranza zero verso gli studenti indisciplinati: chi non raggiunge il 6 in “comportamento” è automaticamente bocciato alle superiori - come del resto avveniva già in passato - ma anche alle medie, dove invece rappresenta un ritorno dopo qualche anno di assenza.
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Quanti studenti sono a rischio per via della condotta?
E, per quanti si apprestano a concludere un ciclo, un’insufficienza significa non poter partecipare agli esami di Maturità o di terza media.
Ma, a ben guardare, si tratta di una stretta che spaventa più sulla carta che nella realtà.
I numeri parlano chiaro: secondo gli ultimi dati disponibili, alle superiori gli studenti bocciati esclusivamente per una valutazione in condotta sotto il “sei” rappresentano appena lo 0,1% del totale, con un picco - se così vogliamo definirlo - dello 0,4% nei soli istituti professionali.Il "taglio" dei crediti scolastici fa più paura
Tradotto in termini probabilistici, siamo nell’ordine di una proporzione di 1 su 400. Più facile entrare in ricevitoria, giocare due numeri al lotto e azzeccare un ambo. Ben più probabile è, invece, fermarsi al sei in condotta - fatto che obbliga a presentare un elaborato di Cittadinanza e Costituzione all’orale di Maturità - oppure non superare l’8 in condotta, con un conseguente “taglio” dei crediti con cui si accede all’esame: qui siamo nell’ordine di 2 studenti su 5.
Quest’ultima condizione determina, infatti, la perdita automatica e certa di un punto di credito scolastico ogni volta che si verifica nell’ultimo triennio delle superiori, quello in cui si accumulano i punti in base alla media voti finale di ciascuna annualità, che vanno successivamente a determinare una parte del punteggio d’esame.
A delineare questo scenario è una proiezione - effettuata da noi di Skuola.net - dei dati ministeriali relativi agli esiti degli scrutini nelle scuole secondarie di secondo grado per l’anno scolastico 2022-2023 (i più recenti a disposizione).
A livello complessivo, i numeri mostrano una netta predominanza di voti medio-alti nel comportamento. La maggior parte degli studenti riceve un 9 (38,1%) o un 10 (19,3%), mentre tutti gli altri si fermano prima: il 30,8% all’8, il 9,3% al 7, il 2,4% al 6. Ma con diverse sfumature a seconda dell’indirizzo scolastico.
L'indirizzo di studi fa molta differenza
Nei licei, in particolare, gli studenti sembrano rigare dritto: nell’anno preso come riferimento, il 44% ha ricevuto un 9 e il 24,4% addirittura un 10, con le insufficienze praticamente inesistenti in tutti gli anni di corso.
Mentre i 6 sono stati appena lo 0,6%. Qui, inoltre, è interessante notare come la percentuale di voti massimi aumenti progressivamente dal primo (20,8%) al quarto anno (29,1%), suggerendo forse una maggiore maturità degli studenti con il passare del tempo. O una mano più benevola degli insegnanti, proprio in ottica esame finale.
Una dinamica simile si osserva nei tecnici (dal 11,3% al 17,6%) e nei professionali (dal 9,5% al 13,2%), con lievi differenze, rispetto ai percorsi liceali, riguardo ai voti in condotta al di sotto della sufficienza.
Nei tecnici la percentuale di bocciati si è attesta infatti allo 0,1%, con il fenomeno che si concentra esclusivamente nel primo (0,2%) e terzo anno (0,1%). In queste scuole, similmente ai 10, anche i 9 progrediscono nel corso degli anni, passando dal 30,5% del primo anno al 35,3% del quarto anno. Al contrario, per le fasce inferiori, si evidenzia un andamento decrescente: nel range dell’8, per esempio, si va dal 37,5% del primo anno al 34,6% del quarto. I sei “pieni”? Il 3,4%, non pochi.
Solo negli istituti professionali si nota una maggiore variabilità nei giudizi sulla condotta. Sebbene anche qui la percentuale degli 8 rimanga discreta (36,0%), si registra la più alta percentuale di insufficienze tra tutti gli indirizzi di studio: sono lo 0,4% del totale.
E dei “sei” tondi, addirittura il 6,9%. Non solo, prendendo in esame i tre percorsi scolastici, emerge come la percentuale di voti massimi (ossia 10) nei professionali sia la più bassa in assoluto (11%). Anche qui, però, l’anno di corso incide sulle prospettive future.