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Giulia Cecchettin, la prima udienza del processo contro Filippo Turetta (assente)
Fonte foto: Fanpage

A meno di un anno dall'omicidio di Giulia Cecchettin prende il via oggi – davanti la Corte d'Assise di Venezia - il processo a Filippo Turetta, responsabile della morte della giovane studentessa.


Il 22enne, che è accusato di omicidio volontario (aggravato da premeditazione) e stalking - oltre che di occultamento di cadavere - non era in aula.

Al contrario, per la ragazza, erano presenti il padre Gino Cecchettin, lo zio Andrea Camerotto e le due nonne della ragazza. Assenti invece Elena e Davide, sorella e fratello di Giulia.

L'imputato Filippo Turetta assente in aula

Siamo all'inizio: la giustizia dovrà fare il suo corso e quello di oggi è stato solo il primo atto di un processo destinato a far discutere. E non sono ovviamente mancate le polemiche per il forfait di Turetta in aula. L’imputato, secondo quanto apprende LaPresse da fonti accreditate avrebbe detto: “Farò in modo di partecipare al processo solo quando è necessario, spero che finisca presto [...] Il mio pensiero va alla mia famiglia, a mio fratello e ai miei genitori, che vengono continuamente fermati dai giornalisti”. Una libera scelta”, quella del ragazzo, fa sapere il suo legale a 'La Stampa'. Il “clamore mediatico ha suggerito la sua assenza” aggiunge il legale che però sottolinea: Filippo Turetta verrà in aula per rispondere ai giudici quando sarà il momento anche per onorare la memoria di Giulia”. 

La nonna di Giulia: “Turetta avrebbe dovuto essere qui”

Una decisione mal digerita dai familiari di Giulia. La nonna paterna, Carla Gatto, ha dichiarato: “Filippo Turetta avrebbe dovuto metterci la faccia. Mi aspetto giustizia. Ma non chiedetemi quale dovrebbe essere la pena giusta, perché io non sono un giudice e non intendo giudicare nessuno. Di Giulia mi manca la sua gioiosità. Lei era sempre allegra, è così che la ricordiamo. Noi pensiamo continuamente a lei, anche se sappiamo che bisogna tirare avanti” si legge su TgCom24.

I parenti di Giulia si sono costituiti parte civile

Gino ed Elena Cecchettin, rispettivamente padre e sorella della vittima, sono stati inseriti nella lista dei 30 testimoni che la Procura ascolterà nel corso del processo. Oltre a loro, figurano anche gli amici della ragazza, i carabinieri che hanno condotto le indagini e il testimone della prima lite nel parcheggio di Vigonovo (Venezia), a un centinaio di metri da casa di Giulia.

Ma oltre al ruolo di testimoni chiave, i parenti si costituiranno anche parte civile nel processo. Cosa significa questo? In genere, quando si parla di costituirsi parte civile nell'ambito di un processo penale, ci si riferisce all'atto mediante il quale una persona, che ha subito un danno a causa di un reato, decide di partecipare al processo non solo come testimone, ma anche come soggetto che rivendica il risarcimento dei danni subiti.

Il papà di Giulia ha chiesto oltre un milione di risarcimento

Nel costituirsi parte civile, Gino Cecchettin, il padre di Giulia, ha chiesto un risarcimento pari a oltre un milione di euro. Secondo quanto apprendiamo da 'Il Corriere della Sera', la somma verrebbe ripartita come segue: circa 800mila euro a risarcimento del danno iure proprio”, ossia il danno non patrimoniale pervenuto con l'assassinio di sua figlia (in altre parole, si parla della sofferenza e del dolore provocati dalla perdita della persona cara); a cui si aggiungono circa 250mila euro a titolo di risarcimento iure hereditatis”, ovvero il danno inflitto a Giulia e che viene trasmesso ai suoi eredi, in questo caso il genitore.

Durante la sospensione dell'udienza Gino ha risposto alle domande dei cronisti, che gli hanno chiesto come stesse e quali fossero le sue speranze per il processo: “Oggi non sto sicuramente bene, ma non c'è giorno che io non pensi alla mia Giulia e a tutto quello che ho perso con lei. Mi aspetto una pena giusta. Quello che deciderà la giuria per me va bene, ho piena fiducia.