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di Animenta
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ragazza che mangiaIl 16 ottobre di ogni anno si celebra la “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”, con lo scopo di ricordare l’anniversario della nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (più famosa con il nome “FAQ”) istituita nel 1945.
Questa giornata rappresenta un'occasione per ricordarci l’importanza dell’alimentazione e dell’atto del nutrirci, nella nostra vita e realtà di ogni giorno. Questa giornata ci permette poi di riflettere sul modo in cui oggi si parla di alimentazione e di cibo.

Tutto questo accade all’interno della cornice socio-culturale nella quale viviamo, ovvero la cultura della dieta. Questo termine racchiude in sé un insieme di credenze e di valori incentrati su alimentazione e immagine corporea che portano a prediligere determinate abitudini, considerate “salutari”, a discapito di altre.

Nella diet culture si tende a suddividere i cibi in “giusti” e “sbagliati” e i corpi magri vengono considerati più sani e desiderabili. Eppure non ci sono cibi giusti o sbagliati e la forma fisica non è sinonimo di salute.
Proprio all’interno di questa cornice socio-culturale si trovano i cosiddetti “falsi miti” che racchiudono tutta una serie di false credenze sull’alimentazione.

A tal proposito il Dottor Giuseppe Magistrale, Psicologo Psicoterapeuta del Centro Disturbi Alimentari di Bari afferma: "Spesso sottovalutiamo l’impatto della cultura della dieta sulla nostra salute mentale. I disturbi alimentari sono patologie complesse e non hanno una sola causa, ma ci sono molte evidenze che mostrano chiaramente come i messaggi della cultura della dieta rappresentino degli importanti fattori di diffusione. Ad esempio, nel giro di tre anni dopo l’introduzione della televisione occidentale nelle isole Fiji, le donne, precedentemente soddisfatte del loro corpo e della loro alimentazione, hanno sviluppato seri problemi di insoddisfazione corporea: il 74% si sentiva “troppo grassa”; il 69% si è messo a dieta per perdere peso; l’11% ha ricorso al vomito autoindotto; il 29% è stato a rischio di sviluppare disturbi alimentari clinici. Studi più recenti hanno mostrato inoltre come l’interiorizzazione di messaggi mediatici di questo tipo da parte dei genitori possa aumentare l’insoddisfazione corporea nei figli e incrementare la possibilità che questi ultimi sviluppino disturbi alimentari. Alla luce di queste informazioni, limitare questo tipo di informazioni significa a tutti gli effetti fare prevenzione". (1)

I falsi miti sull'alimentazione da combattere

Come agiscono le nozioni derivanti dai falsi miti all’interno del nostro pensiero e di conseguenza come influenzano il nostro comportamento alimentare? Andando a creare convinzioni limitanti, che portano poi alla costruzione di regole e comportamenti disfunzionali che hanno un impatto anche sulla nostra salute mentale.
Andiamo quindi ad elencare una serie di alcuni dei più noti falsi miti legati all’alimentazione con il supporto della dott.ssa Ilaria Di Lorenzo, dietista e nutrizionista:

  • “Bere acqua e limone al mattino aiuta a dimagrire e fa bene alla salute.”
  • Bere acqua e limone al mattino non può avere nessun effetto sulla modifica del peso corporeo, in quanto questo è influenzato da numerosi fattori (genetica, ambiente, storia del peso, fase della vita, fase ormonale, stile di vita, alimentazione, stress, farmaci, patologie, lavoro svolto, movimento/sport e tipologia, composizione corporea etc) e il nostro corpo legge questo come acqua e fruttosio, lo zucchero presente nel succo di limone in quanto “frutto”. Inoltre, come spesso accade, seguire questa pratica per lungo tempo può provocare problematiche a livello del tratto gastro-intestinale e danneggiare lo smalto dentale.

  • “Dovremo tutti rientrare all’interno dell’indice di BMI (in italiano Indice di Massa Corporea) definito dal Normopeso”
  • Il BMI è un fattore influenzato dal rapporto fra peso corporeo e dell’altezza elevata al quadrato di una persona, ed è nato diversi anni fa per “classificare” uomini australiani in campo di assicurazione sulla vita. E’ un fattore ricco di limiti in quanto non considera la composizione corporea della persona (ad esempio la presenza di massa muscolare), non considera altri fattori come età, densità ossea, genere, fase della vita e inoltre non considera l’aspetto di diversità dei corpi. (2)

  • “Bisogna ridurre il più possibile l’apporto di carboidrati e mantenere elevato quello di proteine”
  • Il nostro corpo in media ha un bisogno di carboidrati pari almeno al 45-60% dell’energia che ogni giorno assumiamo tramite il cibo (1).

    I carboidrati, vanno infatti a svolgere funzioni fondamentali a livello dell’organismo e gli alimenti che li contengono di più (appartenenti alla categoria di pasta e cereali, pane e derivati, patate e derivati) sono importantissimi nell’andare a garantire un adeguato senso di sazietà, favorire un adeguato livello di energia al corpo, regolarizzare la funzionalità intestinale (creando massa) e permettere piacere e gratificazione dal pasto.

    Il fabbisogno del corpo di proteine, se non siamo atleti agonisti o con un altissimo livello di allenamento, è di lunga minore (15-25% delle energie totali che ogni giorno dovremmo trarre dal cibo). La richiesta di proteine da parte del corpo risulta maggiore solo per atleti agonisti o persone che dedicando molte ore al giorno all’allenamento fisico. (3)
    E’ inoltre importante ricordarci che i nutrienti (carboidrati, proteine ecc) sono presenti in maniera varia nei vari alimenti.

  • “Se una giornata non mi sono moss*, devo mangiare necessariamente di meno”
  • Il nostro corpo ha bisogno di alimentarsi solo per il semplice fatto di esistere, e ogni giorno necessita di una quota di energia chiamata -metabolismo basale- che serve a garantire l’adeguato funzionamento degli organi vitali del nostro corpo. Questo rappresenta la fetta più grande della richiesta calorica/energetica quotidiana del corpo, ed è quindi quella che impatta di più. Il corpo ha inoltre una sua flessibilità metabolica, che gli permette di adattarsi in base all’apporto di energie che riceve.

Questi sono solo alcuni dei falsi miti legati all’alimentazione in cui ci imbattiamo ogni giorno, ma forse in questa giornata vale la pena provare a tenere a mente qualcosa di più profondo e personale.
Vale la pena ricordare che il cibo si fa portatore di emozioni e di legami con noi stessi, con i nostri significati, con la nostra storia. Il cibo ci parla del nostro modo di relazionarci con gli altri. Il nostro corpo, con i suoi segnali, ci racconta come stiamo e ci dice di che cosa abbiamo bisogno. Le richieste del nostro corpo, così diverse da quelle di qualsiasi altro corpo, ci ricordano che possiamo avere dei ritmi e dei tempi ben precisi, anche se gli altri vanno “più veloce”. Che possiamo avere bisogno di più riposo oggi e forse sentirci più energici domani, magari anche grazie a quello spuntino improvvisato di cui oggi non sentiamo il bisogno né il desiderio.
Il cibo è nutrimento, energia, carburante, ma ha anche una connotazione sociale: cibo significa, infatti, anche condivisione, convivialità e tradizioni. Basta pensare a tutte le volte in cui il momento del pasto diventa un’occasione per organizzare un momento per trascorrere il nostro tempo in compagnia di altre persone. Ed è proprio in queste situazioni che è importante ricordare anche il valore strettamente personale delle scelte collegate ad esso, dietro alle quali potrebbero celarsi disagi e difficoltà ben più profonde - anche un disturbo del comportamento alimentare.

È importante sapere e tenere a mente che sono proprio i comportamenti alimentari alterati a rappresentare il primo, fondamentale campanello d’allarme attraverso cui è possibile riconoscere un DCA. Questo step è essenziale per rivolgersi tempestivamente ad uno e successivamente a più professionisti specializzati nel trattamento di queste malattie e avviare un percorso di cura. Ricordando che, per quanto i social media possano essere un validissimo alleato nella presa di consapevolezza di ciò che sta accadendo, la formulazione di una diagnosi necessita di luoghi e professionisti idonei e competenti.

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione è un’occasione per sottolineare l’urgenza che assumono informazione e sensibilizzazione, ma anche l’importanza dell’impegno legato alla prevenzione di queste malattie, con la possibilità di realizzare programmi di educazione alimentare, ma anche di percorsi di educazione alle emozioni e alla conoscenza di sé come connubio di mente e corpo.

Articolo in collaborazione con Animenta, associazione no-profit creata dai più giovani per raccontare, informare e sensibilizzare sui Disturbi del Comportamento Alimentare.

Fonti:

(1)
1.1 Becker AE. Television, disordered eating, and young women in Fiji: negotiating body image and identity during rapid social change. Cult Med Psychiatry. 2004 Dec;28(4):533-59. doi: 10.1007/s11013-004-1067-5. PMID: 15847053.

1.2 Chelsea C. Jones a & Stacy L. Young a (2021) The Mother-Daughter Body Image Connection: The Perceived Role of Mothers’ Thoughts, Words, and Actions, Journal of Family Communication, 21:2, 118-126, DOI: 10.1080/15267431.2021.1908294

1.3 Cooley E, Toray T, Wang MC, Valdez NN. Maternal effects on daughters' eating pathology and body image. Eat Behav. 2008 Jan;9(1):52-61. doi: 10.1016/j.eatbeh.2007.03.001. Epub 2007 Mar 28. PMID: 18167323.

(2)LARN: Livello di assunzione di Riferimento dei Nutrienti per la popolazione Italiana - 2014

(3) Wang, Liu, Pan & Tong, 2016