
Tra le scoperte più recenti è sicuramente da annoverare quella della mappa genetica del grano duro o più semplicemente del ‘DNA della pasta’.
Ma perché condurre uno studio proprio su questo? Lo scopo è molto semplice e lungimirante poiché si sono voluti scoprire i geni per poi ottenere varietà di frumento resistenti alla siccità e alle malattie e in grado di garantire allo stesso tempo sia la medesima abbondanza sia gli stessi principi nutritivi.
Inoltre, come ha sottolineato Marco Maccaferri, ricercatore dell’Università di Bologna, si è potuto identificare ‘le distinte firme del Dna che sono state importanti per l'evoluzione e la coltivazione del grano duro’ per poter poi comprendere anche dal punto di vista della genetica, i diversi tipi di frumento in commercio.
Lo riporta Ansa AgriUE - Ansa Europa.
Il progetto di ricerca
Lo studio realizzato tra Italia e Stati Uniti ha coinvolto ben 60 ricercatori appartenenti a sette Paesi, mentre in Italia gli enti protagonisti sono stati l’Università di Bologna e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), mentre i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Genetics, patrocinata dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’economia agraria (Crea).
L’importanza della scoperta
La sicurezza alimentare è sicuramente il principio cardine attorno a cui si è svolto tutto il lavoro di ricerca poiché grazie ai risultati è stato possibile identificare non solo le varietà di frumento ma anche le possibili risposte ai cambiamenti climatici:‘Se le temperature aumentano, c'è meno acqua e ci sono malattie diverse, non è più pensabile coltivare le piante selezionate 100 anni fa’, ha dichiarato cui con soddisfazione Luigi Cattivelli, la guida del gruppo di ricerca internazionale.Tra tutti è stato analizzato il genoma del frumento Svevo riuscendo così a ricostruire l’albero genealogico del grano duro, la semola da cui ha origine la pasta.
Attraverso questo percorso a ritroso gli studiosi hanno compreso come il grano duro sia l’evoluzione, risalente ai circa 3.000-4.000 anni fa, dal farro originario.
Lo stesso Cattivelli ha aggiunto a tal proposito che ‘il miglioramento genetico moderno, con incroci e selezioni, ha portato al grano duro coltivato oggi. Questi passaggi hanno lasciato tracce nel Dna e noi le abbiamo identificate’.